22 agosto 2013
Fino al 6 settembre 2013, a Reggio Emilia, si può visitare la mostra con cui, a un anno dalla donazione dell’Archivio di Cesare Zavattini al Comune da parte dei suoi figli Arturo e Marco, la Biblioteca “Panizzi” ripercorre l’itinerario artistico e intellettuale di questa straordinaria figura del Novecento.
Riascoltiamo e rileggiamo, qui, alcune delle lettere che Zavattini e il fotografo americano Paul Strand si scrissero prima e dopo la realizzazione di Un paese, lo storico libro einaudiano che raccontò al mondo i volti e i luoghi di Luzzara.
98 Boulevard Auguste Blanqui,
Parigi (13)
28 dicembre 1952
Caro Cesare Zavattini,
la prego di scusarmi se le scrivo in inglese, ma spero Virgilio sarà così gentile da tradurre per me, pessimo linguista limitato alla mia sola lingua. Ho aspettato fino a dopo Natale per parlare di Luzzara, perché dal momento in cui tornammo a Parigi tutte le nostre attività si sono concentrate sui doveri della stagione natalizia.
Anzitutto siamo stati ricevuti molto ospitalmente dai suoi amici. Il Signore e la Signora Fortichiari ci hanno accolto con molta cordialità e, insieme ai due giovani contadini ci hanno accompagnato dappertutto durante i tre giorni della nostra visita. Fortunatamente ci sono stati parecchi giorni di bel tempo, in uno dei quali abbiamo percorso l’itinerario circolare sull’altra sponda del Po, passando per Pomponesco sulla strada per Viadana, poi tornando a Luzzara per Guastalla. In quella stagione era tutto molto austero, ma molto bello. Ho fatto alcune fotografie, non molte. Persone squisite, i suoi amici, così premurosi ed ospitali. Un altro giorno, siamo passati in macchina attraverso le molte frazioni che fanno parte di Luzzara, e poi verso le fattorie. Le nostre impressioni sono che tutto il paesaggio intorno al Po è bellissimo e pieno di cose interessanti. La gente è veramente fantastica – la osservammo a Luzzara nel giorno di mercato, gli uomini con i loro tabarri avvolti intorno al corpo contro il freddo. Ci ricordiamo bene anche della faccia della vecchia signora che fa i cappelli con i trucioli, una faccia meravigliosa. Tutto questo, penso sia, per molti versi, ricco di possibili sviluppi.
Devo dire francamente, però, che dal punto di vista architettonico, i paesi in sé stessi ci sono apparsi piuttosto deprimenti e scialbi. È un po’ come se le loro caratteristiche originarie siano state in un qualche modo attenuate, nascoste.
Ma se potessimo concepire un libro che non sia ristretto a Luzzara solamente ma che abbracci anche l’area tutt’intorno, forse ci potrebbe dare quello di cui abbiamo bisogno. Per esempio, passando per Pomponesco trovammo la piazza del paese molto bella. Forse ci sono perfino dettagli a Parma o a Mantova che potrebbero venire usati come parte della cultura della regione.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensa lei di questo suggerimento. Il nostro programma al momento è di andare in Sicilia agli inizi di febbraio, per poi dirigerci al nord in marzo ed essere a Luzzara entro la fine del mese. Speriamo proprio che lei potrà raggiungerci a Luzzara, prima della sua partenza per il festival di Cannes. Sarà estremamente importante per me portare a termine quanto più possibile del mio lavoro in primavera, in quanto sono sicuro che l’estate sarebbe molto meno interessante.
Sono felice di dirle che La France de profil è stato recensito molto calorosamente qui, con una buona stampa. Ed è piaciuto anche ad amici in America ed altrove. Ora aspetto con piacere il nostro libro.
Mia moglie si unisce ai miei calorosi saluti per lei e per la signora Zavattini. Migliori auguri per il nuovo anno – che sia un anno di pace.
Come sempre
Paul Strand
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Roma, 13 gennaio 1953
Caro signor Strand,
sono contento che il suo viaggio a Luzzara sia stato buono. L’amico Fortichiari mi aveva scritto subito un esatto resoconto della sua permanenza dalle mie parti e quel rapporto, chiamiamolo così, mi aveva colmato di gioia; anche dalle sue parole, dalle immagini-ricordo che balenano nella sua lettera, sento che il suo libro o il nostro libro, se lei proprio vuole, è già nato. Facciamo Luzzara solo o quel viaggio – che potremmo chiamare dei due ponti, dal ponte di Viadana a quello di Borgoforte? Non lo so, o meglio vorrei lasciar decidere a lei. Per me Luzzara era molto facile; avevo scelto quel tema soprattutto per affetto verso i miei luoghi, ma anche per pigrizia. Il tipo di testo che avevo pensato – che continuo a credere sia il testo che farò o per Luzzara o per il tema dei due ponti – sarebbe quello delle interviste; cioè faccio sapere tutto quello che è bene sapere su quei luoghi attraverso trenta, quaranta, cinquanta interviste con la gente del luogo. Naturalmente sarò io il direttore segreto delle cose che verranno fuori dalla bocca di quella gente, ma io ho tale fede nelle cose che tutti gli altri hanno pronte da dire che io sarò alla fine soltanto un coordinatore, uno che sceglie, e mi ripugnerebbe perfino il dover fare degli interventi contaminatori. Mi pare una formula abbastanza insolita malgrado l’apparenza solitissima delle interviste· io vorrei riuscire a far venir fuori la realtà più reale possibile dalle parole, dalle confidenze, dalle confessioni degli abitanti, incontrati per strada o nelle loro case o al caffè, interrogati lungamente o brevemente, con fatica o con facilità.
Perfino qualche notizia storica o geografica fondamentale – di cui insomma nessun compratore di libri può fare a meno – la vorrei far dare dalla gente del luogo.
Più che le città, se dipendesse da me, farei i paesi. Ecco perché mi piace, dopo Luzzara, il tema dei due ponti, perché ci sono solo paesi dentro quell’anello. Abbordare le città è così vasto che mi spaventa. Voglio dirle che, anche se facessimo Luzzara, altre immagini, oltre quelle luzzaresi, potrebbero o addirittura dovrebbero esser messe nel libro, considerando Luzzara come il tema principale per illustrare il quale si danno notizie di ciò che la circonda e che contribuisce alla sua vita: cioè luoghi e persone con le quali confina, potremmo dire, sia sulla strada che sul Po; perfino, sempre per esemplificare, un’immagine o due di Reggio, di Parma e di Mantova, che sono i tre centri coi quali Luzzara ha (come del resto tanti altri paesi) dei grossi rapporti, delle grosse abitudini.
È chiaro che per me Luzzara è sì il mio paese natale, ma lo prendo come un qualsiasi paese del mondo e questa tecnica di esame la userei per qualsiasi paese del mondo; il fatto di essere io nativo di lì mi consente una più calda e esatta indagine, un tono certamente autentico. Ma non ho niente in contrario, caro Strand, a fare con lei il tema dell’anello Viadana-Borgoforte e ci metterò tutto l’impegno possibile.
Le notizie che lei mi dà del suo libro La France de profil non mi meravigliano poiché il libro è lì chiaro ed eloquente e per fortuna nel mondo non mancano gli occhi e le orecchie buone. Lei è oramai abituato a successi come questo e io non so se potrò darle un aiuto degno di lei e non costituirò invece un peso; ma speriamo bene.
Mi scriva quali sono gli ultimi suoi pensieri sull’impresa e io ascolterò tanto volentieri i suoi consigli; non voglio avere idee fisse per questa mia collaborazione con lei. E mi scriva anche le sue date, i suoi viaggi. Non so se andrò a Cannes, perché se a Cannes ci andrà qualche film a cui ho collaborato dovrò naturalmente rinunciare a far parte della giuria di Cannes.
Mi saluti tanto sua moglie che ha lasciato insieme a lei un così eccellente ricordo nei miei amici di Luzzara. Arrivederci.
Cesare Zavattini
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Roma, 18 settembre 1953
Caro Strand,
ho ricevuto le fotografie e la sua lettera che trovo qui oggi tornando da Napoli e voglio subito esprimerle le più vive congratulazioni per il lavoro che lei ha fatto. Ci sono delle immagini molto belle e molto umane, degne della sua arte tanto profonda. Gliele rispedisco subito come lei desidera. Circa il testo, resto sempre attaccato all’idea delle interviste che le esposi e, naturalmente, terrò presente la scelta definitiva che lei farà per interrogare i vari personaggi. Il criterio che vorrei seguire nel fare queste interviste sarà quello di allargare e variare il più possibile il panorama degli interessi. Quindi, penso che se lei avesse qualche altra immagine di luoghi e di persone, specialmente di vita collettiva e di azione (per esempio: strade, piazze, il ballo o la lunga fila della gente in bicicletta o il passeggio sotto i portici, un’osteria o le donne mentre fanno la treccia o i braccianti che lavorano a rinforzare le dighe sul Po o l’uomo che va a caccia di tartufi col cane lungo gli arginelli), non sarebbe male aggiungerla, ci guadagnerebbe la popolarità del tema in tutti i sensi e riusciremmo ad eseguire il disegno del libro come l’avevamo pensato.
In questo momento non so dirle quando andrò a Luzzara, mi pare che sarà bene che io ci vada quando avrò visto la sua selezione definitiva delle foto. Spero, in una settimana di buon lavoro là, di riuscire a fare la mia parte.
La saluto cordialmente insieme alla signora Hazel, congratulandomi ancora una volta per questo magnifico blocco di fotografie dove c’è tanta anima e tanta comprensione delle cose umili.
Cesare Zavattini
P.S.: Le raccomandazioni che mi ha fatto Tosi stia certo che anche per l’avvenire saranno legge per me: nessuno vedrà le fotografie prima che lei lo desideri.
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Parigi, 22 settembre 1953
Caro Zavattini,
mille grazie per il suo telegramma e la sua lettera. Speravamo proprio che lei trovasse belle le fotografie, ma eravamo molto preoccupati che non le arrivassero indenni per posta. A Hazel e a me ha fatto molto piacere quello che lei dice del nostro lavoro. Abbiamo anche ricevuto una lettera da Virgilio che ne esprimeva un’opinione positiva, spiegando anche quello che lei ritiene manchi ancora: alcune “inquadrature medie”.
Siamo d’accordo con lei che alcune di queste – non molte – sarebbero utili per legare il materiale che già abbiamo. A dire la verità era nostra intenzione fermarci a Luzzara sulla strada per Roma, trascorrendovi forse un’altra settimana, proprio per scattare delle fotografie supplementari. Sarebbe possibile forse incontrarci a Luzzara intorno al 10 ottobre? Lei ce la farebbe?
A questo punto non riesco proprio ad immaginare come si possa fare la selezione delle fotografie prima che lei vada a Luzzara, visto che il processo di selezione dipenderà da tanti fattori, per ora sconosciuti. Per esempio:
1. la linea tematica e lo sviluppo del testo;
2. quanto siano realmente interessanti e vitali alcune delle persone, contro altre che lo sono meno;
3. quanto siano esteticamente soddisfacenti alcune fotografie rispetto ad altre, venute meno bene; eccetera, eccetera
Penso che se ci potessimo incontrare a Luzzara e se lei portasse le fotografie con sé, forse potremmo esaminarle con Bruno e Lusetti (ma nessun altro) e ottenere da loro riflessioni utili a diminuire e, per così dire, filtrare le persone da intervistare. Sono sicuro che con una vettura a disposizione lei riuscirà a fare tutto il lavoro per le interviste in una settimana, forse anche meno. Ed ho la sensazione che la forma del libro emergerà e deriverà dalle interviste – in un modo o nell’altro.
Ci faccia sapere se questo piano di incontrarla a Luzzara sia per caso possibile, e se lei lo ritiene un buon piano. Noi non possiamo lasciare Parigi fino a dopo il 1° ottobre, ma potremmo partire per Luzzara subito dopo. Mandiamo a lei e alla sua famiglia saluti calorosi.
Come sempre,
Strand