14 gennaio 2014
Sono trascorsi cento anni dal 22 ottobre 1913, il giorno dell’esplosione della miniera di carbone di Dawson, in New Mexico. La maggioranza delle 261 vittime era italiana. Tra i nostri 140 morti, 38 provenivano dall’Appennino modenese: 17 da Fiumalbo, 15 da Serramazzoni, tre da Pievepelago, due da Riolunato e uno da Fanano. Erano originari di Rotari, una frazione di Fiumalbo, i tre zii di Walter Santi morti nel disastro della miniera. Walter Santi, che da piccolo in famiglia sentiva spesso parlare del doloroso evento, è dunque l’ultimo testimone, seppur indiretto, della vicenda.
Nato nel 1923 vicino a Dawson in New Mexico, in un luogo dal nome indiano di Swastika, poi mutato in Sringer per evitare analogie col nazismo, Walter Santi vive dagli anni Settanta a Bloomingdale in Illinois. La sua casa si trova in una zona rurale a quaranta minuti da Highwood, cittadina a nord di Chicago dove esiste una comunità italiana costituita dai discendenti degli emigrati dell’Appennino modenese e bolognese arrivati lì per lavorare nelle miniere di carbone della zona. A Highwood esiste ancora la Società Modenese di Mutuo Soccorso fondata nel 1906. “Highwood – dice Santi – è dove ho appreso la maggior parte del mio italiano, che ora è stato sostituito dallo spagnolo: le vecchie generazioni muoiono e quelle più giovani pensano a cose migliori”.
Ora, però, lo ascoltiamo direttamente, perché, a 90 anni, ha sicuramente cose interessanti da raccontarci.
Intervista Walter Santi