4 dicembre 2012
L’editore Pendragon di Bologna ha pubblicato il libro di Claudio Busi “Felice Pedroni alias Felix Pedro. Un italiano alla scoperta dell’oro dell’Alaska”, di cui vi leggiamo alcune pagine: le pagine che raccontano “il grande giorno”, quel martedì 22 luglio 1902 in cui un emigrato dell’Appennino modenese, sbarcato a New York nel 1881 con pochi spiccioli in tasca e negli occhi il richiamo delle pepite del Far West, scoprì un filone d’oro in Alaska, il mitico Lost Creek, dando origine all’insediamento che sarebbe poi diventato, grazia al Gold Rush – la corsa all’oro – la seconda città dell’Alaska. E’ questa la prima biografia ufficiale di Felix Pedro, un protagonista dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti.
Il grande giorno
L’acqua scivolava lentamente fuori dalla grande padella di metallo. La sapiente mano aveva compiuto migliaia e migliaia di volte gli stessi gesti, costringendo le sabbie ricche di impurità a separarsi dalle pietruzze più grandi.
Il caldo sole di luglio imperlava di sudore la fronte dell’uomo chino sul greto del torrente concentrato nei gesti in maniera automatica.
Provenendo da Circle City, il primo torrente che si incontra dopo lo spartiacque che conduce al fiume Chena è il Twin Creek, e proprio lì sembra che Frank e jack Costa si siano separati dagli altri per impiantare il loro campo base.
Pedro e Gilmore proseguirono invece verso sudovest per qualche chilometro, fino al letto di quello che è oggi il Pedro Creek. Felice si fermò all’inizio del torrente e Gilmore in fondo, prima che diventi Goldstream Creek. I compagni iniziarono, ognuno per proprio conto, a setacciare la ghiaia, scavare buche e scongelare il permafrost.
A primavera le ricerche procedevano in modo serrato’. In aprile, Pedro e Gilmore, a corto di viveri, si erano recati alla stazione commerciale di Barnette per fare rifornimenti. Avevano solo cento dollari da spendere, una cifra del tutto insufficiente per acquistare quanto era loro necessario. Barnette era assente, poiché era partito il 10 marzo, assieme alla moglie Isabelle, per gli Stati Uniti, allo scopo di organizzare un massiccio invio di mercanzie in Alaska. Frank J.
Cleary2, il fratello di Isabelle, che dirigeva temporaneamente l’emporio, disse loro che con soli cento dollari non avrebbero potuto comprare granché. Alla richiesta se avessero potuto ottenere la merce a credito, egli rispose di aver avuto tassative istruzioni da Barnette di non concedere credito a nessuno e di vendere solo in contanti. I due amici insistettero e alla fine Cleary decise di dare loro quanto desideravano; incassò i cento dollari e caricò l’onere eccedente della somma dovuta sul proprio conto personale. Questo avrebbe di certo fatto infuriare suo cognato, ma i cercatori, evidentemente, gli ispiravano fiducia.
Ottenuto quanto desiderato, i due ripartirono per i torrenti.
Passarono così, in questa incessante ricerca, un altro paio di mesi, finché a giugno si ripresentò fatalmente il problema dei rifornimenti. Ma l’estate del 1902 era iniziata e mancavano pochi giorni al grande colpo.
Completamente senza denaro e ancora una volta con i viveri razionati, i due amici si resero conto che avrebbero dovuto provvedere in qualche modo. Fu così deciso che uno dei due sarebbe tornato a Circle City allo scopo di ottenere fondi sufficienti per continuare le prospezioni l’inverno successivo; Tom Gilmore, a questo punto, lasciò Pedro da solo.
Ai primi di luglio, Felix giunse di nuovo alla stazione commerciale in cerca di viveri. Il suo aspetto era preoccupante, appariva stanco, malato e vistosamente dimagrito. Frank Cleary non ebbe il coraggio di negargli aiuto e lo rifornì ancora una volta di cibarie e medicine.
Una delle leggende che circolano sui giorno della scoperta dell’oro, riferisce il fatto che Felix, andando a caccia e seguendo un alce, riuscì ad abbatterlo nei pressi dell’attuale Pedro Creek. Accingendosi a scuoiarlo, si accorse che fra gli zoccoli dell’animale c’era qualcosa che luccicava. Quel bagliore era dovuto alla presenza di pagliuzze d’oro che l’alce aveva calpestato e che erano rimaste incastrate negli zoccoli. Molto eccitato dalla scoperta, Pedro segui le orme del grande animale fino al letto di un ruscello che scorreva nei dintorni. Scrutando attentamente la ghiaia del corso d’acqua, Felice ebbe la grande sorpresa che gli avrebbe cambiato la vita.
Naturalmente si tratta di un racconto di fantasia che si è ripetuto per decine di anni nelle storie su Felix Pedro, probabilmente per creare un alone di avventura e mistero attorno all’evento che scatenò la corsa all’oro del Tanana.
Dopo essersi rifornito al trading post di Barnette, Felice proseguì nelle sue ricerche come aveva sempre fatto. Continuò a scavare buche sul Pedro Creek e scoprì che, man mano che si scendeva in profondità, la presenza d’oro si faceva più copiosa e interessante. Alla fine, anche senza aver raggiunto la roccia di base del torrente dove, come è noto, si concentra la maggior parte del minerale aurifero, ottenne una resa di circa quattro once, vale a dire più di un etto d’oro per una sola buca.
Era martedì 22 luglio 19021 e Felice Pedroni si rese improvvisamente conto di aver finalmente fatto una scoperta che avrebbe potuto ripagarlo di anni e anni di fatiche e delusioni. Quante volte aveva sperato e si era illuso? Centinaia, e ora, come in un sogno, stringeva fra le mani il motivo di tanto penare. L’oro! Sì, l’oro così caparbiamente cercato e desiderato era lì, sotto ai suoi piedi, fra la ghiaia del torrente, di quel torrente che da quel momento si sarebbe chiamato Pedro Creek, che scorreva gorgogliando sotto il Pedro Dome, la “sua” montagna. Ogni cosa in quel posto avrebbe ricordato per sempre lui, Felice Pedroni, immigrato di Trignano di Fanano, Italia. Il Felix Pedro che ogni cercatore d’oro avrebbe nominato e sperato di imitare.
Il 26 luglio, Frank Cleary vide con sorpresa giungere di nuovo Pedro al trading post, ma stavolta il cercatore agiva con fare circospetto e aveva una strana luce negli occhi. In grande segretezza Felix prese da parte Cleary e gli disse “I struck it!”, “L’ho trovato!”, e, per provare che quanto diceva non era frutto di fantasia, gli aprì sotto gli occhi il sacchetto con la polvere e le pagliuzze d’oro che aveva raccolto sul Pedro Creek4.
Da quel momento molte cose iniziarono a cambiare. Felix Pedro fu sollecitamente accompagnato da un paio di uomini presenti all’emporio nei luoghi dove aveva fatto la sua meravigliosa scoperta. Si trattava di Edward “Ed” Quinn e William “Billy” Smallwood.
Pedro li conosceva bene e fu lieto che fossero loro ad andare con lui.
Nei giorni che seguirono, i tre uomini effettuarono un gran numero di sopralluoghi in tutto il territorio del Pedro Creek. Furono picchettate numerose concessioni su nuovi torrenti anonimi, i quali per l’occasione vennero anche battezzati: il 26 luglio il Twin Creek, il 10 agosto il Gold Creek (divenuto poi universalmente noto come Goldstream), che di fatto non era che il prolungamento naturale del Pedro Creek stesso; l’11 agosto il Gilmore Creek, in onore del fedele compagno di ricerche di Felice; il 21 agosto il Cleary Creek, in ricordo di colui che ebbe fiducia e sostenne Pedro nel suo momento di maggiore difficoltà economica.
In tutti quei corsi d’acqua vennero trovate tracce d’oro e delimitate nuove concessioni. A metà agosto il lavoro aveva raggiunto livelli notevoli e l’urgenza era ora quella di procedere in maniera legale. Nel frattempo erano stati avvertiti di quanto stava accadendo i fratelli Dalla Costa, i quali si aggregarono senza indugio al gruppo.
Ed Quinn, in un momento di pausa, spiegò a Pedro che secondo lui era giunto il momento di registrare legalmente le concessioni che avevano delimitato. Il pericolo era che si spargesse la notizia in anticipo e che si verificasse un afflusso indesiderato di cercatori pronti a tutto, anche a mettere le mani su concessioni già delimitate. Perciò la cosa migliore era che qualcuno di fiducia si recasse all’ufficio del registro di Circle City e regolarizzasse la proprietà delle concessioni”.
La cosa venne fatta con le dovute precauzioni e fu proprio Ed Quinn a raggiungere la cittadina e ad effettuare le prime registrazioni. Quinn aveva anche avuto l’incarico da Pedro di rintracciare Tom Gilmore, metterlo al corrente di quanto era avvenuto e chiedergli. di raggiungerlo al più presto nella nuova zona aurifera del Tanana.