29 agosto 2013
Fino al 6 settembre 2013, a Reggio Emilia, si può visitare la mostra con cui, a un anno dalla donazione dell’Archivio di Cesare Zavattini al Comune da parte dei suoi figli Arturo e Marco, la Biblioteca “Panizzi” ripercorre l’itinerario artistico e intellettuale di questa straordinaria figura del Novecento.
Riascoltiamo e rileggiamo, qui, alcune delle lettere che Zavattini e il fotografo americano Paul Strand si scrissero prima e dopo la realizzazione di Un paese, lo storico libro einaudiano che raccontò al mondo i volti e i luoghi di Luzzara.
Parigi, 6 marzo 1955
Caro Zavattini,
la ringrazio molto del suo telegramma e della lettera, tutti e due con buone notizie. Le cose si muovono, finalmente. Ieri ho ricevuto una lettera da Pizzi che dice che il lavoro sulla copertina comincerà immediatamente.
In realtà, il nostro libro uscirà, io credo, in un buon momento – Pasqua, molto meglio che dopo Natale, quando tutti hanno già speso i loro soldi per i regali natalizi.
M’interessa molto sapere che lei abbia lavorato ancora sul testo, e sono più che sicuro che il testo è per questo più ricco. Sono molto commosso e felice di aver lavorato con un artista così coscienzioso come lei. E credo che insieme abbiamo fatto qualcosa di bello. Spero, almeno, che Un paese piacerà anche in Italia.
È bene che lei abbia fatto visita a Luzzara, per riposarsi, per parlare con quel buon uomo di Lusetti e con gli altri amici. Non dimentichiamo mai Luzzara, il piccolo paese, la gente, tutto è parte della nostra esperienza di vita, esperienza entusiasmante. E speriamo di rivedere il suo paese.
Noi stiamo bene in generale, a parte le piccole malattie dell’inverno, reumatismi, eccetera. Ho lavorato molto sul libro della Scozia. È solamente l’inizio, però le cose vanno bene. Desidererei tanto mostrarglielo, ma Parigi è lontana da Roma. Per caso verrà qui lei nel prossimo futuro? Ci farebbe piacere vedere lei e la signora.
Caro Zavattini, grazie ancora per la sua lettera. Le auguriamo che tutti i suoi nuovi lavori vadano molto bene. Riguardatevi. Saluti alla signora, a lei e a tutta la famiglia. E agli amici.
Affettuosamente,
Paul Strand
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Roma, 20 ottobre 1974
Caro Strand,
da troppo tempo non ci scriviamo, ma il mio pensiero spesso è con te, caro Strand, e con la tua compagna. Sono stato a Parigi quest’estate, per un incontro all’Istituto Italiano di Cultura, senza però farmi vivo con te per il timore d’obbligarti a venire dal tuo eremo a Parigi. Credo che continuerai a lavorare così come succede a me, e intanto restiamo gli stessi mutandoci ininterrottamente. Antiche considerazioni. Ora, caro Strand, pubblicato mesi fa un libretto di poesie nel dialetto di Luzzara (oso dire: con molto successo), sto preparando con il fotografo Berengo Gardin apprezzatissimo il seguito di Un paese intitolato Vent’anni dopo mentre l’editore Scheiwiller, con il permesso di Einaudi, pubblica il testo, solo il testo, di quella anziana e gloriosa nostra opera però con una tua bellissima foto (è un volumetto, piccolo, proprio piccolo). Ti spedisco le poesie, ti spedirò questa cosa di Scheiwiller subito subito appena esce.
Di Virgilio [Tosi, ndr] so poco. So che si occupa sempre di cinema scientifico nel quale è diventato un’autorità. So che le figlie crescono in un modo splendido, ho visto Barbara un anno fa.
Forse Virgilio ti avrà informato che nel ’73-’74, cioè dal novembre ’73 al marzo ’74, sono stato beccato da faccende di salute e, per la verità, non ho ancora finito. Ti sembrerà un po’ retorico, io ti dico che mi preme finire un libro, anzi due, lo ripeto agli amici, non per vanità, bensì per la profonda “illusione” che si ha il dovere di vuotare comunque il proprio sacco.
Caro Strand, la nostra collaborazione resta fra i più importanti episodi della mia vita. Spero tu pure non sia pentito. Ti abbraccio con la tua indimenticabile compagna.
Zavattini
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Paul Strand
244 E. 5th St.
New York, N.Y.
(212) 674-5802
29 gennaio 1975
Caro Zavattini,
sono appena riuscito ad ottenere una splendida traduzione della tua lettera del 20 novembre [ottobre, ndr], che ha molto commosso me e Hazel. Ora però devo risponderti scrivendo in inglese e perciò suppongo incomodarti a cercare una traduzione. Tali sono gli ostacoli delle lingue, che forse un giorno saranno risolti dall’Esperanto o da un altro congegno ugualmente poco attraente.
Siamo molto interessati al piccolo libro di poesie nel dialetto di Luzzara, insieme al testo di Un paese, e alla mia fotografia. Ovviamente saremo ansiosi di vedere una copia di questo volumetto quando possibile. Un paese fu veramente un lavoro magnifico; per noi, come anche per te, quella collaborazione rimane uno degli episodi più importanti della nostra vita. C’è la possibilità, anche se non definitiva, che un giorno si possa ristampare il libro. Pare inoltre che il mio libro sul Ghana potrebbe uscire anche in Italia, con testo italiano, sotto il marchio di Einaudi. Comunque riceverai una copia, forse con testo francese, quando il libro verrà finalmente pubblicato, il che speriamo sia l’autunno prossimo al più tardi.
Come forse ricordi, facemmo le fotografie per il Ghana nel 1963 e nel 1964, ed è solo ora, quasi dieci anni dopo, che si è realizzato il libro, come avrebbe dovuto essere dall’inizio. Non penso che gente come noi debba preoccuparsi troppo della questione della vanità, perché non penso che sentirsi responsabili nei confronti del nostro lavoro e delle nostre opere sia affatto un’illusione. Piuttosto un qualcosa che il mondo ha già riconosciuto essere di valore in molti modi e con molte parole. Questa penso sia la legittima consapevolezza dell’artista.
Ci dispiace moltissimo sapere che sei stato male, e che non ti sei ancora ripreso. Ti auguriamo una rapidissima guarigione ed un rapido miglioramento per finire i libri importanti su cui stai lavorando. Capisco molto bene come ti senti, perché anch’io sono in una situazione simile; non sto molto bene e non mi sono ancora ripreso completamente, con diversi libri da finire, oltre a quello sul Ghana. Hazel ed io siamo qui a New York ora per necessità mediche, sperando che io possa continuare a lavorare.
Penso che il mio ultimissimo progetto ti piacerà e divertirà. L’ho chiamato (a titolo provvisorio), “Oltre la mia soglia di casa”, ed è letteralmente quel che è. È il tipo di ricerca possibile, alla mia età e per le mie forze, sulle cose che succedono nel nostro giardino a Orgeval di giorno in giorno; cose che riguardano il crescere e il morire. Uso una macchina piccola ed a volte non devo fare più di 10 o 15 passi. Ricordo che tu avevi detto una volta quando stavamo mangiando assieme a Roma che un giorno avresti voluto fare un film in cui tutto avvenisse all’angolo di una strada. Così il giardino è diventato il mio angolo di strada e, sebbene sia solo a metà del lavoro, altri sembrano trovare i risultati belli e validi. Anch’io quindi vorrei finire questo lavoro, se posso. Quando il problema di salute ce lo permetterà, abbiamo intenzione di tornare a Orgeval, senza attardarci. Speriamo che se tu e la signora verrete di nuovo a Parigi, ci troverete là, dove saremo finalmente in grado di accogliervi, a Orgeval.
Anche noi vediamo Virgilio raramente, però di solito si fa sentire quando viene a Parigi e sappiamo quindi quanto sia impegnato dal suo rapporto con il mondo dei film scientifici e quanto importante sia la sua posizione. Ci ha raccontato dell’intervista che hai fatto con Barbara e siamo stati molto contenti di sapere di questo evento incantevole nella vita tua e della ragazza.
Con questa inviamo i nostri più calorosi auguri a te e alla signora e a tutti i figli, con la speranza che siate in buona salute, perché in un certo senso è la base di tutto. È stato con molto dolore e tristezza che ho saputo di De Sica.
Con affetto a tutti voi.
Paul e Hazel Strand
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[primavera 1976]
Cari amici,
vi ringrazio delle vostre parole in questo momento così triste. Suppongo che Virgilio vi abbia detto che Paul aveva sofferto così tanto che è stato un sollievo vedere che non soffriva più.
La vostra amicizia e il vostro lavoro insieme furono anche per lui un raggio di luce nella sua vita, e io conserverò sempre quei ricordi di Luzzara, di Roma!
Grazie.
Hazel Strand
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Roma, 14 aprile 1977
Cara Hazel,
ho appena finito una telefonata col nostro Virgilio che mi ha dato la bellissima notizia di una tua probabile venuta a Roma. Come immagini, ti aspettiamo a braccia aperte, e riparleremo del nostro grande Strand di cui ho ricevuto l’ultimo libro degno proprio di lui [Ghana: An African Portrait].
Cara Hazel, mi viene improvvisamente un sospetto: che né io né la Einaudi ti abbiamo mandato un libro uscito tre mesi fa intitolato Un paese vent’anni dopo. Sarebbe una colpa imperdonabile, perché il libro è la continuazione di Un paese compiuta con un ottimo fotografo italiano (Berengo Gardin) e dove Strand è ricordato come un classico encunabulo, sono riportate anche alcune sue immagini.
Se non te lo abbiamo mandato, non è facile giustificarsi. Devo dirti che questi tre mesi però sono stati pieni di guai della mia salute e infatti ho subìto la terza operazione, però superata felicemente come le precedenti (in due anni) e ora sono qui in convalescenza. Colgo anche l’occasione per mandarti un volumetto intitolato Otto poesie sporche, illustrate da alcuni miei ritratti dovuti a Avedon, Klein, Michals e una di Paul quando mi prese a Po mentre sparavo ai dischetti.
Andai a vedere alla Calcografia nazionale la bella mostra in omaggio a Paul e prestai anche al direttore quelle piccole fotografie regalatemi da Paul.
Forse non ti ho mai raccontata la emozione che provai quando anni fa andando nel Mexico, di passaggio a New York mi capitò subito sottocchio in una vetrina di una libreria proprio il libro antologico di Strand con la famiglia Lusetti in copertina.
Sì, l’incontro con Paul, con voi, nella mia vita ha significato qualche cosa di importante. Arrivederci
Zavattini