5 aprile 2013
Avrebbe potuto essere solo un grande scenografo e un apprezzato vedutista Luigi Bazzani nato a Bologna nel 1836 e morto a Roma 1927, è diventato molto di più. L’artista è uno dei più attendibili testimoni del paesaggio pompeiano e lo ha narrato per immagini.
Si era distinto già in giovane età per l’abilità tecnica nella composizione di scene prospettiche e architettoniche, che lo portò anche a collaborare agli allestimenti scenografici del Teatro Comunale, ma poi nel 1861 si trasferì a Roma dove proseguì nei primi anni dal suo arrivo l’attività di scenografo ma là maturò una forte attenzione per i monumenti dell’antichità classica, le cui rovine divennero la sua principale fonte di ispirazione.
Davvero! La Pompei di fine 800 nella pittura di Luigi Bazzani è una mostra di pittura, ma è anche una mostra documentaria che racconta una pagina fondamentale dell’archeologia italiana. Riporta l’attenzione su questo personaggio della cultura figurativa bolognese, ma costituisce anche l’opportunità di apprezzare e di verificare come convergano e si intreccino i percorsi più avanzati della ricerca scientifica e il prezioso e godibile tratto di un artista che non si è semplicemente affidato al suo estro, ma ha letteralmente salvato per gli studiosi e per una memoria collettiva testimonianze, che ora sarebbero perdute, di Pompei come si proponeva agli archeologi e ai visitatori a cavallo fra due secoli.
La mostra, curata come il catalogo, da Daniela Scagliarini, Antonella Coralini, Riccardo Helg, Valeria Sampaolo è un inedito progetto espositivo presentato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con l’Università di Bologna -Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Sezione di Archeologia, focalizzato su questo pittore le cui opere sono conservate in molte prestigiose gallerie in Italia e all’estero: nel Museo Archeologico Nazionale e nella Galleria di Capodimonte a Napoli, nella Galleria di Arte Moderna a Roma, ma anche nel Victoria and Albert Museum di Londra, che acquistò dall’artista oltre cento acquerelli.
Tappa finale di un percorso di ricerca pluriennale condotto dall’Università felsinea, l’esposizione costituisce un vero e proprio tour attraverso l’antica città “salvata” dalla lava e propone il cospicuo patrimonio di opere dell’artista – il quale operò a Pompei per circa un trentennio tra il 1880 e il 1910 circa – e che è costituito da centinaia di acquerelli e disegni, in gran parte ignoti sia al pubblico sia agli stessi archeologi; questi restituiscono con assoluta precisione edifici e pitture oggi gravemente danneggiati o scomparsi
Del percorso espositivo, articolato in sei differenti sezioni piace sottolineare il rilievo dato al complesso rapporto tra la pittura la fotografia, tecnica innovativa che andava affermandosi proprio in quegli anni, la corrente “neopompeiana” di ispirazione storica, alla quale lo stesso Bazzani aderì per qualche tempo, l’evoluzione definitiva del suo lavoro verso il vedutismo, il cui intento era quello di far rivivere nell’osservatore il fascino e l’emozione di una visita alla città antica.
La mostra, realizzata con il contributo dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione e con la collaborazione della Soprintendenza dei beni Archeologici di Napoli e Pompei, è aperta presso la sede bolognese della Fondazione del Monte dal 29 marzo al 26 maggio 2013, tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00; chiuso il 31 marzo e il 1 maggio. Ingresso gratuito.
Intervista Daniela Scagliarini