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4 Novembre 2016 | Mostre

Il Museo delle macchine (e non solo) di Dayanita Singh

Al MAST di Bologna la ricerca fotografica di una delle artiste indiane più apprezzate a livello internazionale

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori, ancora una volta vi consiglio di tornare al MAST, una delle mie grandi passioni, per visitare una mostra davvero singolare e di un’artista fuori dal comune, Dayanita Singh. A scandire le stanze dell’allestimento una parola, museo. Museo delle Macchine, museo degli uomini, degli archivi, persino il museo delle cucine industriali. L’artista ha infatti elaborato uno stile assai particolare per presentare le proprie opere: costruisce arredi, carrelli, paraventi che divengono i suoi “musei” mobili, portatili, dove allestire le sue immagini, cambiandole, spostandole, lasciando dei vuoti, così come quando lasciano il piccolo museo e si trasferiscono sulla pareti del MAST, dove troviamo dei chiodi sui muri, per spostare le  immagini e lasciare sempre la possibilità di cambiamento, come in un gioco, in un sistema che Singh vuole assolutamente aperto, mobile. “La mobilità – ha dichiarato l’artista – è molto importante per me . In India le persone non vanno nei musei, quindi siamo noi che dobbiamo andare da loro. (…) Non mi dispiacerebbe esporre le mie foto nella vetrina di un negozio o per strada”.

Singh è di nata nel 1961 e vive in India, a New Delhi.  Ha esordito nel fotogiornalismo negli anni Novanta e da allora racconta l’India in modo assolutamente originale. Le foto presenti al MAST sono incentrate sul lavoro, sulle macchine, sugli oggetti, ma anche sulla vita di tutti i giorni. C’è l’India che produce, con le fabbriche fumanti e i macchinari, C’è l’India delle norme, delle leggi, dei faldoni pieni di storie: è il mondo degli archivi. Sono quelli “vecchi di anni, carichi di storie” ad affascinare l’artista. “I suoi archivi – ci dice Urs Stahel, curatore della mostra – sono ambienti coperti di polvere, traboccanti speranze e profondo dolore” ma che conservano nell’oscurità quella scintilla verso il domani perché “anche se raccolgono solo le testimonianze del passato, gli archivi guardano sempre al futuro”.
Altra passione dell’artista è quella di realizzare libri. Ne troviamo uno, stupendo, al piano zero del MAST. Ha realizzato con il suo editore un volume speciale, in cui tutte le immagini contenute all’interno possono fungere da copertina ed essere allestite su un grande tavolo. Un altro esempio dei suoi “musei”. Finora ne ha pensati nove. Il bianco e nero domina incontrastato, tranne che nella serie “Blue Book” , dove prevale un azzurro capace di dare nuova astrazione alle immagini, come al tramonto, pochi istanti prima del calar della notte.

Un’artista coraggiosa, che ha saputo farsi strada in un contesto sociale, quello indiano, talvolta sfavorevole alle donne. Da scoprire a Bologna fino all’8 gennaio 2017. L’ingresso è libero e il catalogo è in omaggio ai visitatori. Tutte le informazioni sul sito www.mast.org.

Un saluto da Carlo Tovoli

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