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22 Novembre 2013 | Mostre

Il viaggio di De Pisis

Alla Fondazione Magnani Rocca fino all’8 dicembre le opere realizzate dall’artista tra Roma, Parigi, Londra, Milano e Venezia

A cura di Carlo Tovoli

22 dicembre 2013

“W Mozart”: ha origine all’insegna del grande compositore austriaco il rapporto tra Filippo De Pisis e Luigi Magnani, musicologo-collezionista e artefice della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Pr), che acquistò l’opera con quel titolo insieme ad altre due nel 1941, quando entrambi risiedevano a Roma. La tela, a cui De Pisis affida l’espressione della sua personale venerazione per il musicista, testimonia anche la grande sintonia con Magnani, a cui si rivolge con amicizia in una lettera del novembre 1941.

Ed è quindi ancora più interessante vederla esposta insieme ad altre 80 splendide opere del maestro proprio nelle sale della Fondazione Magnani Rocca, in occasione della mostra in corso fino all’8 dicembre. Del resto nella collezione Magnani De Pisis è l’artista presente con il maggior numero di opere subito dopo Morandi. La chiave di lettura scelta è quella del De Pisis viaggiatore tra le grandi capitali europee e le principali città italiane, partendo dagli anni Venti del Novecento a Roma, per proseguire con lunghi soggiorni a Parigi, Londra, Milano fino al periodo veneziano, tra il 1943 e il 1949,e concludersi a Villa Fiorita a Brugherio, vicino a Milano, dove resterà fino alla morte, nel 1956.

Come ricorda Paolo Campiglio, curatore della mostra, “De Pisis incarna, infatti, fin da ragazzo lo spirito inquieto del viaggiatore instancabile ed errabondo: i suoi orizzonti  si spostano in continuazione tra l’Italia e la Francia, in movimento costante da Roma a Parigi, le vacanze in Cadore, Cortina d’Ampezzo,  Venezia, Londra, Milano, Piacenza, Bologna, Rimini,la Costa Azzurra, il Gers e naturalmentela natia Ferrara che egli non eleggerà mai a luogo della creatività pittorica, se non negli anni giovanili e soprattutto in ambito letterario, ma che rimane sullo sfondo di tutti i luoghi della vita dell’artista.”

Di nobile famiglia, De Pisis trascorre l’adolescenza a Ferrara e si iscrive alla facoltà di Lettere a Bologna nel 1915. Dimostra grande interesse per la natura: colleziona erbe in un erbario che in seguito donerà all’Università di Padova e come botanico-naturalista si muove lungo l’Adriatico e sull’Appennino tosco-emiliano. Inizia a dipingere, ma quello che cerca in questo periodo è la riuscita in ambito letterario. Anche per questo si trasferisce a Roma, preceduto dagli amici De Chirico e Savinio. E’ intorno al 1923 che egli scopre la propria vena pittorica e realizza opere come “Natura morta con le uova” del 1924, dove evidente è la lezione metafisica, in particolare di Morandi.

Dipinge “en plein air” in città ma anche nella campagna romana e durante i suoi frequenti viaggi lungo lo stivale. Nel1925, incompagnia dell’amico Marino Moretti, arriva finalmente a Parigi, dove passa intere giornate nei musei per studiarne le opere esposte. Frequenta anche l’amico De Chirico, trasferitosi nella Ville Lumière l’anno precedente, che lo introduce nel circolo degli “italiani a Parigi”. De Pisis conquista Parigi con le sue “nature morte marine” e con le sue vedute. Sembra interessato principalmente alla Parigi dei vicoli, del Lungosenna (anche se non mancano viste della Tour Eiffel), ai momenti di vita “minori”, al contatto con la “varia umanità”, così come aveva fatto a Roma. Il soggiorno parigino è interrotto dai viaggi in Italia e da diversi soggiorni a Londra. Qui studia nei grandi musei, come fece a Parigi, poi dipinge, sempre “en plein air”, per le vie della città.

Nel 1939 torna a Milano dove ammira, a Brera, Caravaggio, i Guardi, Canaletto e Tiepolo del Poldi Pezzoli. E’ a Venezia quando nel agosto 1943 un bombardamento danneggia la sua casa milanese. Si trasferisce allora in laguna, in un appartamento a San Barnaba, dove resterà fino al 1948. La sua pittura si apre alla luce lagunare, sempre con una predilezione per l’“en plein air”. Nel 1949 le condizioni di salute peggiorano e si trasferisce a Villa Fiorita, dove allestisce un atelier in una serra messa a sua disposizione. Nelle opere di questi anni domina il bianco e gli oggetti si fanno sempre più incorporei, astratti. Fantasmi di un’artista che di lì a poco si spegnerà, immerso in una luce infinita.

Info:www.magnanirocca.it

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