Scrittore ed educatore, il bolognese Roberto Parmeggiani ha dedicato i suoi ultimi due racconti ai bambini e al loro rapporto speciale con i nonni. I libri da cui sono tratti, impreziositi dalle illustrazioni di João Vaz de Carvalho e Attilio Palumbo, si fanno sfogliare con meraviglia…
La nonna addormentata
La mia nonna dorme.
La mia nonna dorme tutto il giorno.
La mia nonna dorme tutto il giorno, da un mese.
La mia mamma dice che è come la Bella Addormentata,
aspetta un principe azzurro che le dia un bacio
per svegliarla.
La mia nonna forse sogna.
La mia nonna forse sogna le cose che le piacciono.
La mia nonna forse sogna il mare, la limonata,
il pane e gli aquiloni.
Prima di addormentarsi, mia nonna ha fatto anche
delle cose un po’ strane. Una volta, tornando dalla spesa
con la mamma, l’abbiamo trovata in salotto, tutta truccata,
con il cappello di fiori, che ballava un valzer.
Un’altra volta, mio papà l’ha sorpresa in giardino
mentre strappava tutti i fiori
e, quando le ha chiesto perché, gli ha risposto
che le servivano per fare la zuppa.
Un’altra volta ancora, mi ha chiamato,
di nascosto, e mi ha chiesto se volevo
andare con lei sulla luna.
Prima di addormentarsi e prima di fare delle cose strane,
io passavo tanto tempo con la mia nonna.
Leggevamo tanti libri e mi raccontava tante storie.
Cucinava le pizzette e me le dava per merenda.
Mi portava in edicola e mi comprava le figurine.
Mi abbracciava in ogni momento,
facendomi scomparire nel suo amore.
La mia nonna dorme tutto il giorno e mi manca tanto.
Per non farla sentire sola, ogni pomeriggio
mi siedo in camera sua. Le leggo il suo libro preferito.
La fisso, spero di vedere un movimento, poi le accarezzo
il naso per farle il solletico. Prima di salutarla,
le sussurro nell’orecchio un segreto, sempre lo stesso:
le dico che quando sarò grande farò come lei,
cucinerò la pasta al pomodoro più buona del mondo.
La mia nonna dormiva.
La mia nonna dormiva tutto il giorno.
La mia nonna dormiva tutto il giorno, da un mese.
Un giorno, però, è arrivato
un principe azzurro, le ha dato un bacio,
l’ha svegliata e insieme sono andati via.
Ora non sogna più.
Vola alto con gli aquiloni.
Nuota nel profondo del mare.
Beve un sacco di limonata.
E prepara tonnellate di pane.
————————————————
La lezione degli alberi
Enrico adora la cioccolata, gli insetti e il profumo della primavera.
A Paola piacciono i fermagli per capelli, le farfalle e cercare quadrifogli.
Enrico abita vicino al parco. Gli piace rotolarsi nell’erba e arrampicarsi sugli alberi.
Paola abita vicino alla spiaggia. Le piace costruire castelli di sabbia e sdraiarsi a guardare le nuvole.
Enrico ha nove anni e fa sempre un sacco di domande.
Anche Paola ha nove anni, ma non parla.
Enrico le disegna farfalle colorate.
Paola accetta, sorride ma nessuna parola esce dalla sua bocca.
Enrico la guarda curioso.
Paola ricambia lo sguardo.
Lui sorride.
Lei arrossisce.
Sempre in silenzio.
Non hai niente da dire? le dicono alcuni compagni
Ti ha mangiato la lingua il gatto? chiedono mettendosi a ridere.
A Enrico quelle battute non fanno ridere.
Nemmeno a Paola, che si rattrista.
Lei abbassa lo sguardo, si gira dalla parte opposta e sembra chiudersi ancora di più nel suo silenzio.
Lui fissa i compagni e diventa rosso di rabbia, vorrebbe prestarle la sua voce per gridare.
Dino, il maestro, non ha nove anni, non gli piace la marmellata di pesca e le mani sporche di fango.
Gli piacciono molto le nocciole, i sentieri di montagna, le lucciole, i libri sottili.
Ogni tanto, pensa a voce alta.
Un giorno Enrico incontra il maestro al parco e, sapendo che dà sempre buone risposte, decide che quello è il momento giusto per fargli una domanda che da un po’ gli gira in testa.
– Maestro posso chiederti una cosa?
– Certo, dimmi pure.
– Siamo tutti uguali?
– Chi?
– Noi, i bambini! Siamo tutti uguali?
– No, di certo.
– Allora siamo tutti diversi?
– Be’, no, nemmeno.
– Quindi? Paola è uguale o diversa da me?
Il maestro si gratta il mento, aggrotta la fronte, alza lo sguardo verso l’alto, spalanca gli occhi poi risponde:
I bambini sono come gli alberi.
Alcuni sono distratti, sbadati e sognatori come i pioppi: con il loro polline leggero che vaga nell’aria sospinto dal vento, fino a quando non trova un appiglio a cui aggrapparsi.
Altri sono come le querce, forti, coraggiosi, spericolati ma con un cuore tenero dentro ogni piccola ghianda.
Ci sono bambini delicati e poetici come i ciliegi: pieni di fiori colorati prima e di dolcissimi frutti rossi poi.
Alcuni sono come gli ulivi: contorti, resistenti e con quei piccoli frutti da spremere con pazienza prima di poter ottenere un po’ di olio saporito.
Altri invece sono come gli abeti, apparentemente sempre uguali e immutabili poi, al momento giusto, quando meno te lo aspetti, si riempiono di belle sorprese.
Ci sono quelli allegri e generosi come il melograno, con quei frutti pieni di gemme curiose che, come bollicine frizzanti, spingono la buccia per uscire quando sono maturi.
Esistono bambini, poi, che sono come i castagni: timidi e un po’ chiusi, a prima vista pungenti eppure sorprendenti quando si aprono al mondo.
O bambini che sono come i tigli: mutevoli a seconda della stagione, con tante malinconiche foglie gialle oppure profumati e incantevoli cacciatori di api.
Infine, alcuni bambini sono come i cachi: i loro frutti arrivano quando tutti gli altri alberi hanno già perso le foglie e si preparano per l’inverno, sono il cibo preferito degli uccellini infreddoliti.
Sembrano in ritardo eppure seguono semplicemente la loro natura, sono alberi a modo loro.
Grandi o piccoli, contorti o dritti, di tante sfumature di verde… Enrico aveva la sensazione di guardare gli alberi del parco per la prima volta. Tutti uguali e, allo stesso tempo, tutti così diversi.
Come i bambini, pensò, uguali e diversi, ognuno a modo suo.
Mentre pensava a tutto ciò, distratto, inciampò in una radice.
Immediatamente si rialzò, si pulì le ginocchia e controllò che nessuno lo avesse visto.
Fissò la radice e sorrise.
Pensò a Paola e capì: come gli alberi, anche le persone hanno una parte nascosta e misteriosa che puoi conoscere solo se sei disposto a inciampare in loro.
Enrico ha nove anni e fa sempre un sacco di domande.
Anche Paola ha nove anni ma non parla.
Sarà per questo che, per il suo compleanno, ha trovato sul banco un sacchettino di semi di cachi con un biglietto: Tanti auguri all’albero più bello della classe, Enrico.