Musica. Righeira: L’estate sta finendo.
Cari ascoltatori, torniamo all’estate del 1985. Sulle spiagge, sotto gli ombrelloni, il libro più letto è “Rimini” del giovane scrittore di Correggio Pier Vittorio Tondelli, mentre la canzone che imperversa e scala le classifiche è “L’estate sta finendo” dei Righeira.
Continuiamo a parlare dell’estate sulla costa romagnola di ventuno anni fa perché in quel periodo la Riviera si era conquistata la fama di laboratorio di mode e tendenze e Rimini era diventata una città simbolo, complice il romanzo di Tondelli. Il quale Tondelli fu il primo a capire che Rimini era lo specchio dell’Italia intera, della società italiana degli anni Ottanta, edonista e disimpegnata.
Seguendo le metafore dello scrittore, i giornali titolavano un po’ enfaticamente: “Vacanza a Rimini, anzi a Sodoma”, “Tutti a Gomorra-beach”, “A Rimini, dove finisce il mondo”. La colonna sonora dei giovani di quel periodo era la stessa che aveva accompagnato la stesura del romanzo di Tondelli, e che lo scrittore aveva riportato nelle pagine finali del libro. I musicisti più amati erano Leonard Cohen e poi il meglio degli anni Ottanta: Tuxedo Moon, Smiths, Talking Heads, Ultravox, Joe Jackson, Everything but the girl, Style Council, di cui stiamo ascoltando Shout to the top, che è appunto uno dei motivi citati nel romanzo di Pier Vittorio Tondelli.
Musica. The Style Council: Shout to the top
Quando il Bukowsky emiliano si è fermato sulla Riviera Adriatica trasformandola in una grande Nashville nostrana, Rimini e la Riviera erano già talmente iperrealistici da slittare nel metafisico. Erano i tempi in cui un grande intellettuale come Umberto Eco, l’autore de “Il nome della rosa” e docente all’Università di Bologna, dall’alto della collina del Paradiso Club, una megadiscoteca tra le più famose d’Italia, guardava giù la sfavillante vita notturna, le mille luci e il mare, esclamando “Meglio di Los Angeles!”.
Pier Vittorio Tondelli non aveva ancora trent’anni. Come i suoi coetanei, si immergeva nei segnali dissonanti del presente e li beveva come una spugna. Si faceva inebriare dall’oggi, dal paesaggio, dai rumori, dalla folla, che descriveva con una scrittura gasata, effervescente, sincopata. Il romanzo sembra prima un giallo poliziesco, poi vira in una vicenda di amori contrastati. Ogni esperienza, ogni personaggio, ogni fatto rimandano a un libro, a una citazione, alla frase di una canzone, perché tutto frullava insieme nell’estetica postmoderna la quale, nella sua erranza, nella sua frantumazione, rifiutava ogni centro, ogni punto fermo.
Musica. Ultravox: Hiroshima mon amour
Immerso dentro le ferite, i vuoti e i pieni di un decennio inimitabile, Pier Vittorio Tondelli non riuscì a sopravvivere di molto agli anni Ottanta.
Dopo un viaggio in Tunisia, alla fine dell’estate del 1991 viene ricoverato all’ospedale di Reggio Emilia. La malattia che gli viene diagnosticata non lascia scampo: Aids. Il Pier sprofonda in un oceano di silenzio. Incontra solo pochi amici e nel letto d’ospedale rimane come immobilizzato, perso nell’incredibile, nell’impensabile. Scrive solo brevi appunti per un progetto letterario che gli sta a cuore e che ribalta tutto quello che il Pier era stato prima, nei postmoderni anni Ottanta. Il progetto, che non riuscirà a realizzare, lo fa tornare al misticismo che lo intrigava quando era ragazzo. Infatti è dedicato alle Sante messe, alla «struttura delle Messe», agli angeli protettori e alla «scrittura degli angeli». Rivede anche alcuni libri già editi. Per “Altri libertini”, il suo primo romanzo, finito in tribunale per oscenità, prepara una piccola revisione per togliere in particolare le bestemmie. Si riavvicina alla religione cattolica. Muore il 16 dicembre 1991 e viene sepolto nel piccolo cimitero di Canolo, una frazione di Correggio.
Musica. Giovanni Lindo Ferretti e Ambrogio Sparagna, L’orologio della Passione (da Litania)
“La letteratura non salva, mai. Tantomeno l’innocente. L’unica cosa che salva è la AMORE fede e la ricaduta (che è come il temporale) della Grazia”. Queste sono le ultime parole scritte da Tondelli con mano tremante di notte in ospedale nel retro della propria copia di “Traduzione della prima lettera ai Corinti” di Giovanni Testori. Il suo percorso è simile a quello di Giovanni Lindo Ferretti, altro grande artista emiliano che qui abbiamo ascoltato in un brano composto in collaborazione con Ambrogio Sparagna e l’ensemble Vox Clara. Dall’ateismo e dalla rivolta punk, il selvatico Ferretti è tornato alla sua anima cattolica, alle preghiere che la nonna gli aveva insegnato sui monti dell’Appennino. “Litania” si chiama questo album che ripropone la tradizione liturgica nel suo legame con la musica popolare. Il nuovo repertorio del musicista reggiano è fatto di preghiere tradizionali, pagine poco note dei Vangeli apocrifi messe in musica, brani popolari.
Ma torniamo a Pier Vittorio Tondelli. A quindici anni dalla sua scomparsa, la sua opera è già stata inserita tra i «classici» della letteratura italiana . Tutto il suo lavoro sembra oggi l’attesa di una salvezza, che appare non un «dopo», un «al-di-là», una meta, ma un cammino, un attraversamento, che ha la sostanza del desiderio.
Morirò d’amore morirò per te
Il tuo sorriso l’allegria
quanto mi mancano
Le parole sussurrate zitte
e poi gridate
le parole tue per me
Morirò d’amore morirò per te
Musica. Giuni Russo:Morirò d’amore.
Ci congediamo dal Pier dedicandogli Morirò d’amore, questa meravigliosa canzone di Giuni Russo, altra sfortunata artista, famosa per la sua sbalorditiva estensione vocale che le permetteva di coprire quasi cinque ottave. La cantante, recentemente scomparsa a Milano, è sepolta tra le Carmelitane Scalze: il suo ultimo desiderio.
La ricchezza della vita che diventa improvvisa povertà. Abbandonare tutto e morire d’amore. Pier in un letto d’ospedale. E noi con il suo “Rimini” in mano. Che ne è, oggi, di tutta la fauna di stilisti, galleristi, modelle, pittori, che hanno affollato, tra monitor e bianchi divani, i dinner party degli sfioriti Anni Ottanta?