Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, la protagonista di cui vi raccontiamo oggi è una donna che, sulle alture dell’Appennino parmense, ha raccolto, conservato e studiato ben tremila pani provenienti da tutto il mondo. E lo ha fatto molto tempo prima che il cibo diventasse un fenomeno televisivo e un oggetto da “Expo”.
Nata a Parma nel 1921, secondogenita di una famiglia numerosa, Marisa Zanzucchi compie gli studi nella sua città, per laurearsi quindi in Materie letterarie all’Università Cattolica di Milano, all’indomani della Seconda guerra mondiale. Nel 1947 si sposa con il medico Emilio Castelli e, verso la metà degli anni Cinquanta, lo segue nella sua condotta a Varano de’ Melegari, dove il fiume Ceno scorre, da secoli, ai piedi delle colline parmensi. Qui, dove si ferma per tutta la vita, si appassionerà a due attività parallele, quella di studiosa infaticabile della storia locale e quella di insegnante nella scuola media, attività che pratica fino alla fine degli anni Settanta, per diventare poi preside.
La spinta a collezionare forme di pane particolari, provenienti da ogni dove, prende forza proprio durante le lezioni con gli scolari: cosa c’è di più colto, di più tecnologico e di più familiare ai ragazzi, di questo prodotto della terra che nasce dal lavoro delle mani e dall’ingegno di uomini e donne?
Come ha scritto Mario Turci, Marisa Zanzucchi Castelli, collezionando un pane dopo l’altro, ha raccolto e ordinato una sorta di “catalogo delle umanità alimentari”. Un catalogo che sa raccontare tante storie e che fa lievitare molti simboli della cultura contadina. Tra i più significativi, quelli che assimilano il pane al corpo dei defunti. Non è un caso se, in gran parte dell’Europa, la tradizione popolare vuole che la pagnotta sia spezzata con le mani e non tagliata con il coltello, e che non resti mai capovolta sulla tavola, e che non se ne butti via neanche una briciola. La ragione che se ne dà è sempre la stessa: ai morti non si deve dar dolore, non bisogna “scomodarli”, non bisogna offenderli. Non si sa mai che ritornino.
Per affidare al futuro il museo che aveva messo insieme per la sua scuola con le quasi 3000 forme che aveva collezionato e conservato grazie a un procedimento molto elaborato ed esclusivo, Marisa condensò i suoi studi in un libro, “Pane, universo di simboli e riti”, pubblicato nel 2000. Quindici anni dopo, a quattro dalla sua morte, il sogno è stato almeno in parte realizzato: la Galleria Nazionale, la Biblioteca Palatina e il Museo Bodoni di Parma hanno messo in mostra 150 dei suoi pani facendoli dialogare con dipinti, manoscritti, incisioni e libri antichi. In attesa che qualcuno sforni un museo tutto per loro.
[Per saperne di più su Marisa Zanzucchi Castelli e sul futuro Museo del pane: www.museodelpane.it]