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25 Febbraio 2008 | Archivio / Protagonisti

Riccardo Bacchelli

Mulini del Po: si contano forse sulle dita, e ogni anno scemano, e per scoprirli bisogna andare apposta a cercarli, chi non percorra il fiume in barca. Tanto pochi, nella vastità molle e potente del fiume serpeggiante, li nascondono o li lasciano appena intravedere, qua un gomito, là un ciglio d’argine, altrove un lembo di golena boscosa, o le svolte della strada rivierasca. Sono scuri e frusti, e coll’aspetto cadente illustrano la disposizione del Genio Civile che ha segnato il destino di questi ultimi superstiti alla concorrenza molitoria: l’esercizio dei mulini natanti è concesso fino a consumazione”.

Cari ascoltatori , il personaggio di cui vogliamo parlavi questa settimana è un grande scrittore, avrete riconosciuto, in apertura l’incipit da Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli che potrete apprezzare più interamente nella rubrica delle letture. Nato a Bologna nel 1891 Bacchelli è stato un grande poeta,  narratore e drammaturgo, uomo di cultura tutto tondo ci ha lasciato in eredità una splendida raccolta di 4.600 fra libri, opuscoli e periodici e un archivio composto da 90 buste, con testi autografi, dattiloscritti, bozze con correzioni, appunti, articoli, saggi letterari, sceneggiature e copioni per radiodrammi, cinema e televisione, ritagli di giornali, fotografie, diplomi, medaglie e attestati.

Bacchelli, accademico d’Italia e dei Lincei ha scritto moltissimo dai versi ( Poemi lirici , 1914; Parole d’amore , 1935) agli scritti di teatro ingegnosamente dialettici come Amleto (1919), L’alba dell’ultima sera (1949), Nòstos (1957). La sua narrativa è sempre densa di riferimenti eruditi. Ha presentato quadri storici in: Il diavolo al Pontelungo (1927), Il mulino del Po (1938-40), Il figlio di Stalin (1953), I tre schiavi di Giulio Cesare (1958).

Come dicevamo, tra le sue opere più importanti è il grande romanzo ciclico, in tre parti, Il mulino del Po (edito fra il 1938 e il 1940), che racconta la storia di una famiglia di mugnai, gli Scacerni, legata alle vicende di un secolo, fra la ritirata napoleonica dalla Russia e la Grande Guerra. Essa trova il suo punto di riferimento nel Po, così simile al grande fiume della storia, sul quale si avvicendano le generazioni. Un tema che ha interessato due registi, Alberto Lattuada  nel 1948 e Sandro Bolchi  nel1970, che testimoniano la fortuna critica dell’opera anche nel campo cinematografico e televisivo.

Elemento centrale dell’ispirazione di Bacchelli è una costante riflessione sulla condizione umana. Più unificante ancora lo stile, costantemente macchinoso e ornato, basato su una lingua che assorbe moduli idiomatici e dialettali, in un impasto illustre, teso a un vigoroso realismo.

Di rilievo i saggi storici e critici, che testimoniano l’ampiezza degli interessi culturali: La congiura di don Giulio d’Este (1931); Confessioni letterarie (1932); Rossini (1954); Nel fiume della storia (1955); Africa tra storia e fantasia (1970).

Nel 1971 gli era stato assegnato il premio “L’Archiginnasio d’oro”, attribuito annualmente dal Comune ai bolognesi distintisi in campo culturale.

Dopo la sua morte, a Monza nel 1985, il comune di Bologna (che l’anno precedente aveva acquistato per destinarli all’Archiginnasio, i libri e le carte di Bacchelli, in quel periodo sofferente e in gravi ristrettezze economiche)  gli ha dedicato un premio, il Premio Internazionale Riccardo Baccelli, con cadenza biennale che gode del patrocinio dell’Università degli Studi e l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

A cura di Marina Leonardi.

 

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