Cari amici e care amiche di RadioEmiliaRomagna, la storia che vi raccontiamo oggi comincia nella stanzetta di un bambino, una di quelle stanzette affollate di giochi e giocattoli, dove in un angolo se ne sta un grande sacco pieno zeppo di mattoncini da costruzione. Quei piccoli mattoni di plastica colorata che hanno fatto la fortuna della Lego, la celebre azienda familiare nata sotto il cielo nordico della Danimarca.
Il bambino, che si chiama Riccardo e vive a due passi da Reggio Emilia, di mattoncini ne ha messi insieme davvero tanti: sono più di ventimila. È l’ultimo decennio del Novecento, tablet e cellulari ancora non distraggono. Pomeriggi interi passati a costruire città, paesaggi, creature e oggetti immaginari, da solo o con gli amici. Come tanti suoi coetanei, Riccardo sceglie i pezzi, li incastra uno sull’altro, assembla le parti, e ogni tanto si ferma ad ammirare il risultato. Le creazioni più belle non si toccano più, diventano piccoli capolavori da mettere in esposizione sulla mensola più alta, dove le grinfie di fratelli e sorelle minori non possono arrivare.
Poi si cresce, il tempo dei giochi lascia spazio a quella che chiamano la vita vera, e il sacco rimane nell’angolo, i capolavori finiscono in soffitta. Riccardo diventa grande. Studia da perito agrario e poi trova lavoro come giardiniere. Finché un giorno non entra in un negozio di giochi per comperare un regalo al nipotino. Vede una scatola di costruzioni, con quel marchio inconfondibile che si “lega” così bene alla sua memoria. Con il dono incartato porta fuori con sé un’idea: tornare in soffitta, riprendere in mano quei piccoli mattoni e creare qualcosa. Questa volta da adulto.
Oggi, a 35 anni, Riccardo Zangelmi è considerato un vero e proprio artista del mattoncino colorato. Crea manufatti originali oppure si ispira ai grandi dell’arte per interpretarne i capolavori a modo suo, come ha fatto con l’olandese Escher. È diventato così bravo che l’azienda danese lo ha nominato “Lego certified professional”, commissionandogli opere da esporre. Unico italiano, solo altri tredici nel mondo possono fare altrettanto.
I ventimila pezzi che aveva da piccolo non sono più sufficienti, adesso ne ha circa un milione, rigorosamente catalogati e pronti all’uso. Realizza sculture, mosaici e opere site specific, dalle dimensioni più diverse: dai cinque centimetri ai cinque metri. E gestisce in proprio la sua attività artistica, con un’azienda che nel nome fonde la materialità dei mattoni alla leggerezza della fantasia: si chiama “Brick Vision” (il suo sito-atelier è tutto da guardare: www.brickvision.it).
Il prossimo progetto in cantiere è una grande mostra personale, ispirata a un tema che a Riccardo Zangelmi sta molto a cuore. L’entusiasmo che si ha da bambini. Quella forza di sognare e immaginare cose inutili ma belle, o belle proprio perché inutili. Una forza che poi, da grandi, quella che chiamano la vita vera prova a spegnere, facendola dimenticare. Finché non si torna a sentirla dentro di sè di fronte a un’opera d’arte, a un sorriso inaspettato o un tramonto tra le nuvole.