Parliamo oggi di Tra la carne e il cielo spettacolo andato in scena in apertura di stagione al Teatro Duse il 23 e 24 ottobre, nell’ambito di Più moderno di ogni moderno – Pasolini e Bologna.
È Ennio Fantastichini a dare corpo alla voce di Pasolini, con lui sul palcoscenico del teatro bolognese, il Maestro Valentino Corvino, ideatore del progetto, il Coro del Teatro Comunale di Bologna e l’Orchestra da Camera di Imola con il contralto Elisa Bonazzi. A fare da sfondo alle parole di Pasolini – brani, lettere e interviste che ricostruiscono il rapporto del poeta con la musica di Bach – ci sono immagini potenti da La ricotta, Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini. Le letture di Fantastichini si intersecano con i brani di Johann Sebastian Bach che Pasolini ha usato come colonna sonora dei suoi film, in maniera persino esclusiva in Accattone.
In scena, protagonista assoluto, l’amore di Pasolini per Bach, per quella che egli considerava “la musica assoluta”, conosciuta ai tempi della sua formazione giovanile. Nel settembre del 1943 il ventunenne Pasolini arriva a Casarsa della Delizia, in Friuli, il paese natio della madre, dove trova rifugio dopo essere riuscito a sfuggire alla cattura da parte dell’esercito tedesco. Qui scopre, una vera e propria folgorazione, Bach grazie a Pina Kalc, violinista slovena, anch’essa rifugiata a Casarsa. Fra la Kalc e Pier Paolo si crea subito un rapporto di grande amicizia. Nel brano tratto dai “Quaderni Rossi” che apre lo spettacolo emerge la viscerale attrazione che su di lui esercita il violino dell’amica, e i loro incontri e le sei sonate per violino di Bach gli diventano presto indispensabili. In sottofondo state ascoltando una di queste, la Siciliana quella che più lo interessava. “Perché gli avevo dato un contenuto” – scrive Pasolini – “e ogni volta che lo riudivo mi metteva, con la sua tenerezza e il suo strazio, davanti a quel contenuto: una lotta, cantata infinitamente, tra la Carne e il Cielo, tra alcune note basse, velate, calde e alcune note stridule, terse, astratte… come parteggiavo per la Carne! Come mi sentivo rubare il cuore da quelle sei note, che, per un’ingenua sovrapposizione di immagini, immaginavo cantate da un giovanetto. E come, invece, sentivo di rifiutarmi alle note celesti! È evidente che soffrivo, anche lì, d’amore; ma il mio amore trasportato in quell’ordine intellettuale, e camuffato da Amore sacro, non era meno crudele”.
Lo spettacolo si chiude con l’intervista concessa a Furio Colombo poche ore prima di morire, pagine intense il cui filo conduttore è il motivo per cui Pasolini amava Bach: la convivenza a volte pacifica, a volte sofferta, tra le pulsioni terrene e un’elevatissima spiritualità. Parole ancora una volta in bilico tra la carne e il cielo che Fantastichini ha magistralmente interpretato, lo abbiamo incontrato poco prima dell’andata in scena, eccolo nell’intervista.
Intervista a Ennio Fantastichini