Cari amici, riprendiamo il nostro viaggio nel mondo del tango seguendo il percorso di vita del nostro protagonista, Hugo del Carril, famoso cantante di tango e attore e regista di cinema, di origine emiliana.
Avremo con noi anche in questa seconda puntata la figlia Marcela, che ci racconterà le peripezie cui andò in contro suo padre, fervente peronista, dopo il rovesciamento del regime nel 1955.
Abbiamo dedicato la prima puntata agli esordi di Del Carril nell’ambiente del tango e a poi al successo definitivo. Del Carril, divenuto ormai un volto popolare, venne chiamato anche a fare cinema.
Tra i molti film che da quel momento cominciò a interpretare, vi fu anche la “Vida de Carlos Gardel”, la stella luminosa del tango. Ed era soprattutto il cinema a trascinare e diffondere la sua fama di interprete “gardeliano”, capace di infondere nel tango delle grandi orchestre – quello suonato nei lussuosi cabaret del centro – la passione delle zone più marginali e popolari di Buenos Aires: là dove il tango è nato, tra i suburbi e i caffé peccaminosi frequentati dagli immigrati italiani e spagnoli. Tra i tanti successi di Del Carril, “Nostalgias”, “Nada más”, “Nubes de humo”, “Buenos Aires” ricordano l’Argentina di allora, ricca di sogni e di amore.
Musica: Hugo del Carril
Negli anni Cinquanta Hugo del Carril fece il suo esordio nel cinema come regista. La sua prima pellicola fu “Historia del ‘900”, ma le maggiori soddisfazioni, dal punto di vista artistico, gli arrivarono da “Las aguas bajan turbias” nel 1952. Il soggetto era tratto dal libro “El río oscuro” del militante comunista Alfredo Varela, che collaborò dal carcere e che Del Carril, intercedendo presso Perón, riuscì a far liberare.
Marcela, com’è nata l’amicizia tra Hugo del Carril e Eva Duarte, e poi con Juan Domingo Perón?
L’adesione al peronismo, al quale dedicò la leggendaria “Marcha peronista” che divenne la colonna sonora del movimento, costò a Del Carril l’irritazione degli ambienti artistici ostili a Perón. La parabola discendente cominciò verso la fine degli anni Cinquanta, e vi giocò un ruolo la sua lealtà al peronismo, che lo tagliò fuori dall’élite intellettuale del tempo.
Quando nel ’55 un colpo di stato militare pose fine al governo e Perón dovette fuggire, cosa successe a tuo padre?
Musica: Hugo del Carril
Il divo che era stato uno degli attori meglio pagati, subito dopo il grande Luis Sandrini, doveva ormai accontentarsi di ruoli marginali a teatro, al cinema e alla tv, e di qualche altro tardivo passaggio in sala d’incisione. Fu un brutto periodo, che lo portò due volte vicino alla morte: per un infarto, dovuto alle ottanta sigarette quotidiane, e per un incidente automobilistico. Nel 1960, però, conobbe Violeta Curtois, che sarebbe diventata la madre dei suoi quattro figli, di cui Marcela, nata nel ’63, è la più grande.
Del Carril, autofinanziandosi, riuscì a dirigere ancora qualche film, come “Buenas Noches, Buenos Aires” nel 1963, ma sulle 58 pellicole cui ha partecipato come regista o attore, è calato da tempo il sipario della memoria. I critici lo considerano un autore realista, e alcuni, pur riconoscendo “Las aguas bajan turbias”, un capolavoro, pensano che Del Carril avesse la tendenza a scadere nel melodramma o nel feuilleton.
Marcela, credi che questa fama di autore “popolare”, o “populista”, sia stata appiccicata a tuo padre dai detrattori che lo vedevano come l’incarnazione culturale del peronismo?
Musica: Hugo del Carril
Il ritorno al potere di Perón nel ’73 e poi della sua seconda moglie Isabelita, fu una breve illusione. Nel 1976 la nuova dittatura militare tornò a infierire contro il romantico cantante e seduttore di un tempo. I contratti stipulati con le reti televisive di Stato furono prontamente cancellati. Del Carril si ritrovò in ristrettezze economiche mentre il regime faceva circolare voci sulla sua imminente fine. “Non posso vivere tra gli oligarchi”, sbottò, e lasciò la bella residenza di Palermo Chico per una più modesta dimora in calle Cangallo.
Tu Marcela eri piccola, cosa ricordi di quel periodo?
Ora però concludiamo con un bel ricordo di tuo padre: con la grande festa con cui nel 1986 al Teatro Presidente Alvear, finita la dittatura, il vecchio cantante fu nominato Cittadino Illustre di Buenos Aires. Un riconoscimento tardivo per l’artista di valore, per l’uomo integro, onesto, di profonde convinzioni, la cui vita non era stata tanto diversa dai suoi film. Ho letto che in quegli anni Del Carril, rimasto solo con i suoi ricordi, con un filo di voce confidava il suo sogno: “Sueño que canto, solo, sin orquesta ni guitarras. Solo canto”…
E’ così?
Chissà se avrà pensato, Ugo Fontana in arte Hugo del Carril, quando gli restava unicamente il simulacro della sua voce, che le nuvole di fumo che si levavano dai bar in cui cantava da ragazzo, erano le stesse respirate dai suoi genitori nelle nebbie della nostalgia, nella lontana pianura padana, angolo misterioso di quell’Italia da dove provenivano.
Musica: Hugo del Carril