17 gennaio 2012
Prende il via a Bologna, grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, il progetto di catalogazione della più ampia collezione italiana di cataloghi d’asta, quella appartenuta a Federico Zeri, composta da circa 37 mila pezzi, oggi posseduta dalla biblioteca della Fondazione che porta il suo nome.
La raccolta dello storico dell’arte scomparso comprende cataloghi italiani e stranieri suddivisi per nazionalità e data di vendita. In tutte le sezioni oltre alle principali case d’asta, sono numerose anche le realtà minori e di difficile reperimento.
L’avvio del progetto consentirà la catalogazione dei primi 12 mila volumi e l’integrazione con la fototeca dello studioso.
L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi a Bologna nella sede della biblioteca della Fondazione. Il commento del direttore dell’Istituto per i Beni Culturali Alessandro Zucchini.
Intervista al direttore Alessandro Zucchini
Al rettore dell’Università Ivano Dionigi, presidente della Fondazione Federico Zeri abbiamo chiesto qual è l’importanza di questo nuovo progetto di catalogazione all’interno del polo Bolognese
Intervista rettore Ivano Dionigi
A dirigere la Fondazione troviamo Anna Ottani Cavina storica dell’arte e docente d”Arte Moderna all’Università di Bologna e alla Johns Hopkins University. Direttrice vogliamo ricordare ai nostri ascoltatori in cosa consiste il Fondo Zeri?
Intervista alla direttrice della Fondazione Anna Ottani Cavina
Come per il resto della Biblioteca Zeri, i cataloghi d’asta verranno schedati nel catalogo del Polo SBN unificato bolognese, con software Sebina Open Library (SOL) per consentire la più ampia ricercabilità.
Al termine della catalogazione, i principali dati degli esemplari descritti verranno messi online sul sito della Fondazione Federico Zeri, questo consentirà di ricercare con una formula standardizzata la data, il luogo e il codice dell’asta, secondo quanto avviene nei principali cataloghi internazionali che trattano questa tipologia di materiale.
Poiché coniuga standard catalografici nazionali e internazionali, potrebbe configurarsi come sistema pilota per le istituzioni italiane che intendono avviare la catalogazione di nuclei analoghi e offrire un sistema di scambio con quelle straniere che hanno già progetti simili.