Cari ascoltatori, non poteva mancare a Ravenna, nell’anno delle celebrazioni del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, l’omaggio al Sommo Poeta del Museo della Città con una importante mostra, a cura di Stefano Roffi, che comprende più di 400 opere, principalmente incisioni e acquerelli. E i numeri non stupiscono se si pensa che al centro di tutto vi è la Divina Commedia, capace ancora oggi come in passato di agire profondamente sull’immaginario collettivo. Il poema dantesco nel corso dei secoli non ha mai smesso di esercitare una profonda influenza sugli artisti, soggiogati dal fascino e dalla forza delle immagini scaturite dalle sue terzine. Una potente iconicità che ha dato vita a visioni di ogni genere, soprattutto nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Sotto questo punto di vista, le serie illustrative di Francesco Scaramuzza e Amos Nattini possono essere considerate le più importanti realizzazioni di questo tipo compiute in Italia, messe per l’occasione a confronto con le celebri incisioni di Gustave Doré, in un percorso che offre al visitatore insoliti spunti di riflessione.
In una sezione della mostra si trovano le cellebri illustrazioni di Amos Nattini (Genova 1892 – Parma 1985), di cui possiamo anche ammirare i dipinti, alla Pilotta di Parma fino al 15 novembre. Il grandioso progetto di Nattini, ovvero trasporre in cento tavole il poema dantesco, ottenne da subito un grandissimo successo. Una delle ragioni sta nella stima e nel sostegno ricevuti da Gabriele D’Annunzio, che nel 1919 lo incoraggiò ad intraprendere questa colossale impresa. Nella sua casa-studio Oppiano di Gaiano (Parma), Nattini si è occupato di Dante per vent’anni, fino a quando, nel 1939 le sue illustrazioni confluirono in una lussuosa edizione della Commedia, edita a tiratura limitata, che Mussolini omaggiò a Hitler quale viva espressione del genio italico. E non stupisce che l’interpretazione di Nattini del poema piacesse al duce, essa si muove su toni completamente diversi da quelli visti finora. I suoi personaggi sono superuomini dannunziani, che si muovono in paesaggi sospesi, onirici, dove il dramma costituisce solo un debole sfondo. Difficile non pensare alle visionarie illustrazioni dantesche di William Blake, da cui forse Nattini trae ispirazione anche per quanto riguarda la tecnica, l’acquarello, che gli permette di creare atmosfere evocative e fantastiche.
L’altra sezione è dedicata all’esposizione integrale di illustrazioni di Scaramuzza, risalenti agli anni Sessanta dell’Ottocento, poste in dialogo con le coeve opere di Doré. Le illustrazioni di Doré vengono pubblicate dal 1861 fino al 1868. Nel 1865 Francesco Scaramuzza (Sissa 1803 – Parma 1886) inizia a lavorare ai disegni per il suo Inferno, dietro commissione del governo di Parma, in vista della pubblicazione di una grande edizione della Commedia. Dopo poco tempo il progetto editoriale viene però interrotto, ma Scaramuzza, convinto della validità dell’impresa, continua per proprio conto, interpretando il testo con un’ impressionante fedeltà. Nelle sue illustrazioni, permeate dal romanticismo dell’epoca, prevalgono intonazioni delicate e rimandi classici, mentre le pennellate, sottili e precisissime, sembrano quasi anticipare il divisionismo. Un appuntamento con la nostra storia e la nostra cultura da non perdere a Ravenna con visite guidate tutti i fine settimana, alle ore 16.30, fino al 10 gennaio 2016.
Tutte le informazioni le trovate sul sul sito www.mar.ra.it.
Un saluto da Ravenna da Carlo Tovoli.