3 aprile 2010
Le musiche di questa puntata: Alice, Nomadi, Moby, Tubusinfabula, Astrud Gilberto, Rosanna Casale.
Musica. Alice: The fool on the hill (cover dei Beatles).
C’è una foto, cari ascoltatori, che ritrae nel 1950 il pittore Antonio Ligabue in cortile mentre mostra un suo quadro sul cavalletto: un ghepardo a fauci spalancate. Toni, come lo chiamava la gente di Gualtieri, nella foto ha il solito sguardo pazzo e allucinato. Cominciamo dunque con The fool on the hill, il matto sulla collina, famoso brano dei Beatles riarrangiato e cantato dalla cantautrice romagnola Alice. Il nostro Ligabue, invece, era un pazzo di pianura: un uomo male in arnese, selvatico e solitario che possedeva il genio istintivo della pittura. Augusto Daolio, indimenticato leader dei Nomadi, storica band emiliana, gli ha dedicato in dialetto reggiano una canzone che riassume un episodio della sua vita. Esiste, infatti, un filmino dei primi anni Sessanta, in cui Ligabue interpreta se stesso che va all’osteria e chiede all’ostessa Cesarina, di cui era perdutamente innamorato, di darle un bacio. Lui è brutto, goffo e sgraziato, e chiede: “Cesareina, per piaser, a voi un bes”, dammi un bacio.
Musica. Nomadi: Dammi un bacio (Ligabue Antonio).
“Piata pianura, solitòdin amèra / al bisogn d’amor, al spaca al cor”: piatta pianura, solitudine amara, il bisogno d’amore spacca il cuore. Dopo la seconda dimissione dal manicomio di Reggio Emilia nel 1941, Ligabue torna a isolarsi nei boschi del Po, chiuso nel suo mondo e indifferente alla guerra che aveva coinvolto l’Italia. Solo la pittura sembra placare la sua irrequietezza, i suoi stati maniaco-depressivi. Solo la pittura e gli animali. Custodisce cani randagi, porcellini d’India, conigli. E nell’aia di casa, come un pifferaio magico o un novello Orfeo martoriato, gli basta fare strani gesti e un sibilo con la bocca perché tutti gli animali gli corrano incontro come impazziti. La ferocia degli animali nei suoi quadri è la stessa che sente su di sé come animale braccato, abbandonato al manicomio, “suicidato” dalla società, come Van Gogh. Eh sì, il bisogno d’amore spacca il cuore.
Musica. Moby: Pale horses.
Quando, dopo la vita randagia e selvaggia, raggiunge la sicurezza economica, Ligabue comincia a vestirsi meglio. Evita di andare in giro infagottato in abiti di due taglie più grandi e gli piace farsi scarrozzare da un autista sulla macchina che ha comprato, senza riuscire però a convincere la donna di cui è innamorato, a sposarlo. La critica si accorge di lui dopo il terzo ricovero in manicomio, nel 1948. E nel 1961 una grande mostra a Roma lo consacra definitivamente. Con i primi soldi guadagnati si compra anche una moto, e poi altre: ne colleziona sedici, e accanto ad esse ama farsi fotografare. La moto per solcare la pianura. La moto per far ruggire il motore tra le bestie feroci. Per trasportarvi quadri di leopardi. Per fuggire dall’ospizio e incontrare la savana in riva al Po. Per urlare come una bestia in gabbia: Cesareina, a voi un bes!
Musica. TubuSinFabula: Eftà.
Sono suoni fuori contesto, questi dei bolognesi TubuSinFabula, come le belve di Ligabue nella bassa padana. Come il didjeridoo degli aborigeni australiani sotto le torri di Bologna. Ma il fuori contesto, il fuori scala, il fuori norma, sono affascinanti. C’è una pazzia sottile che circola da queste parti. I matti, come Toni Ligabue, sono creature cotte dal sole padano o perdute nella nebbia senza via d’uscita. C’è la pazzia di Orlando, concepita dal reggiano Ariosto in queste terre, che ha a che fare col perdersi in vaneggiamenti, in desideri irraggiungibili, come quello amoroso. E ci sono le allucinazioni, la follia umbratile del ferrarese Torquato Tasso, che abbandona il mondo reale per cedere alle fantasie e alle passioni.
Musica. Astrud Gilberto: My foolish heart.
Non è forse questo il destino del genio romantico, sciamano capace di vedere oltre la ragione e la logica comuni? Per tutte queste forme di insania, occorre una speciale comprensione. La nostra regione, ad esempio, è stata la prima a togliere le sbarre ai detenuti matti. Ha trasformato il manicomio criminale di Castrocaro in comunità aperta. L’ha fatto con un esperimento tenuto segreto, per timore della rivolta della popolazione. Invece, tutto è andato bene. La comunità funziona, le vite cancellate hanno una nuova opportunità. E il matto del paese – come nella canzone di Rossana Casale – ancora “ascolta musica a ritmo lento / e con le braccia dirige anche il vento”…
Musica. Rossana Casale: Il matto del paese.