Cari amici, oggi vi raccontiamo la storia di uno dei tanti emigrati emiliano-romagnoli che hanno reso ricca e fiorente la provincia di Mendoza. Com’è noto, questa area dell’Argentina è rinomata per la viticoltura. E’ una terra di clima arido, montagne alte e neve candida, mattinate luminose e vigneti coperti di rugiada. Il clima ideale, dunque, per produrre il vino migliore di tutta l’Argentina. Ma l’arte della viticoltura – non tutti lo sanno – è stata importata dagli emigrati emiliani. Tra questi, Ettore Meli, emigrato nel 1887 da un paesino della provincia di Parma. Questa è la sua storia, che abbiamo tratto dal libro di Alicia Montero e Maria Paula Cepparo “Sangue emiliano romagnolo nelle vigne mendozine”, pubblicato a Bologna in italiano e spagnolo dall’Istituto F. Santi ER con il contributo della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. E’ il 1887. La crisi economica colpisce, in Italia, soprattutto gli abitanti delle zone rurali. Stefano Meli decide di lasciare il paesino di Cortile San Martino di Borgopaglia (Parma) per partire alla volta dell’argentina. Lo accompagnano sua moglie Maria Iori e i figli Adalgisa, Giovanni, Costanza, Ettore e Alfredo. Il bagaglio, molto semplice, contiene molte speranze e il desiderio di una vita migliore. A Genova si imbarcano su una nave che li porterà in un paese giovane come loro, che accoglie qualsiasi emigrante senza distinzione di razza o religione. Giunti a Buenos Aires, incuranti della stanchezza, continuano il viaggio in treno fino alla meta: il dipartimento di Maipù. Si stabiliscono in una casa situata tra l’attuale viale Ozamis e via Pedro Molina. Stefano, esperto in vitigni, potatura e cura degli oliveti, trova lavoro come contrattista. I suoi figli, nonostante la giovane età, apprenderanno da lui a lavorare la terra alacremente. Le figlie, avviate dalla madre ai lavori domestici, partecipano alle attività di legatura dei vitigni e alla vendemmia. Giunta in età da marito, Adalgisa conosce un emigrante della sua stessa provincia di origine: Angelo Furlotti, con il quale, dopo le nozze, si stabilisce a Lujan de Cuyo. Costanza si sposa con Lorenzo Furlani e resta a Maipù. Giovanni e Alfredo si sposeranno più tardi rispettivamente con Francesca Mosso e con una ragazza di cognome Ranzi. Il 21 novembre 1902 Ettore si sposa con Maria Giulia Palma Bottarelli, detta, per la sua avvenenza, “linda”. I tre fratelli si stabiliscono nel distretto di Vistalba (Lujan de Cuyo) ove, assieme ad Angelo Furlotti, lavorano come contrattisti. Vengono retribuiti con Semplicità e generosità sono le migliori virtù di Ettore. Un giorno nelle acque del canale che attraversa la sua proprietà, scorge un fagotto trascinato dalla corrente. Si getta d’impulso in acqua e trae in salvo Maria Pincolini, figlia di un compaesano che abita in via Guardia Vieja. Dopo essersi cimentati in svariate esperienze, i Meli decidono di cercare nuovi orizzonti. Alfredo punta su Russel (Maipù), Giovanni ed Ettore sul dipartimento di Tupungato, a Più tardi Giovanni lascia la società per trasferirsi nella provincia di Cordoba. Ettore amplia e rimoderna una casa posta su un’altura. Vi colloca una turbina per produrre elettricità, un vero antesignano per quell’epoca. Spirito intraprendente e sensibile alle necessità altrui, costruisce case per i dipendenti che si trovano così a vivere in una vera e propria comunità. Nel 1919 inaugura una cantina capace di 5000 contenitori ove vengono lavorate le uve dei suoi vigneti. Nel 1916, precedentemente alla costruzione della cantina a Lujan de Cuyo sulla strada n. 40, Ettore aveva preso in affitto una cantina ai cui vini attribuì come marca il cognome “MELI”, scritto in caratteri fantasia. Per soddisfare le necessità della famiglia e dei dipendenti, Ettore Meli installa nella sua proprietà di Tupungato un mulino per lavorare il grano prodotto, un allevamento di 300 mucche da latte e suini da salumi. Non manca niente: vi producono persino diverse varietà di frutta e verdura. E’ un sistema di approvvigionamento completo, cui hanno accesso solo i lavoratori, che pagano la merce a prezzo di costo. L’intuito e la generosità di quest’italiano fanno sì che tutti lavorino di buon grado e al meglio delle loro possibilità. Identico atteggiamento amichevole riserva ai forestieri che arrivano alla sua casa: porte sempre aperte e tavola imbandita. Meli arriva a possedere a “Campo Nonostante una malattia reumatica che lo affligge dall’età di 35 anni, costringendolo a camminare con un bastone, percorre quotidianamente i suoi poderi a cavallo. Nel 1930 la situazione economica si fa difficile per i vitivinicoltori, ed anche per Meli. Costretto a disfarsi di parte dei suoi vigneti, rimane con solo Ettore e Maria Giulia festeggiano nel 1952 le nozze d’oro circondati da figli, nipoti, parenti e amici. Per quest’occasione Ettore crea un Cabernet speciale, degustato e apprezzato da tutti gli invitati. Dal 1954 al 1957 acquista poi una serie di immobili a Buenos Aires (Rondeau 1730) e a Mendoza e Provincia (Godoy Cruz 424 e calle Buenos Aires 182-188. Grato dell’appoggio ricevuto dagli abitanti di Tupungato dona un terreno situato nel distretto di San Josè, per la costruzione del distaccamento di polizia e del Club Sociale chiamato successivamente “Ettore Meli” Alla sua morte, avvenuta il 6 novembre 1968 all’età di 87 anni, i suoi discendenti dividono la proprietà in parcelle. La nuova cantina, sorta accanto all’altra, continua a produrre vini destinati alla vendita all’ingrosso, proprio come avveniva alle origini. Lettura Francesca Sutti.
19 Marzo 2007
| Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione
N°52-LO SGUARDO ALTROVE, STORIE D’EMIGRAZIONE
Ettore Meli: sangue emiliano nel vino di Mendoza.