30 novembre 2010
La prima luce che amò, forse, era quella che illuminava il padre in un teatro di Bologna. La seconda, e definitiva, quella che decora una stanza creando un’armonia. Furio Dominici, nato a Bologna il 23 febbraio 1909, ha già superato i cento anni. In Brasile, Dominici è sinonimo di lampade. Lampade raffinate, di design italiano e internazionale. Dominici ha portato in Brasile la bellezza della luce.
Suo padre Enrico era un attore, la mamma una cantante lirica di origine svizzera, Ernesta Sutter. Il padre ha calcato i palcoscenici tutta la vita con una propria compagnia teatrale, con la quale da giovane, nel 1881, ottenne il primo successo Ermete Zacconi, il grande attore emiliano che recitò con la Duse. Attrici erano anche due delle tre sorelle del padre: Rosina, che ebbe come capocomico uno dei massimi esponenti del teatro di varietà, Ettore Petrolini. E Franca Dominici, bravissima caratterista che partecipò a moltissimi film dal 1939 al ’78 e morì novantenne nel ’97. Del padre si racconta, in famiglia, che si sposò tre volte e che a Parigi una donna, follemente innamorata di lui, arrivò a offrire alla sua moglie di allora un appartamento e un vitalizio perché lo abbandonasse.
La morte del padre impedì a Enrico di seguire la carriera teatrale. Aveva 14 anni e doveva trovarsi un lavoro. Passò tre anni in Libia per il servizio militare, e al ritorno diventò il rappresentante per la zona di Bologna di alcune aziende di Murano, la capitale dell’arte vetraria. Nel 1934 aprì nel centro di Bologna, in via Farini 7, di fronte allo storico caffè Zanarini, un negozio di lampade che, oltre ai vetri di Murano, esponeva raffinati oggetti d’arredamento. La guerra scoppiata nel 1940 fece diminuire e poi bloccò del tutto le attività del negozio. Il dopoguerra portò la crisi economica e, con essa, la guerra fredda, che rischiava di trasformarsi sempre più, agli occhi di Dominici, nella terza guerra mondiale. Il figlio dell’attore decise che ne aveva abbastanza.
Caricò sulla nave diretta in Brasile casse e casse di lampade e vetri di Murano, con il meglio della produzione di Barovier e Toso, di Venini e dell’illuminazione decorativa del periodo. Viaggiavano con lui sul Barão de Jaceguai altri due italiani che sarebbero diventati famosi, Pietro Maria Bardi, fondatore del Museu de Arte de São Paulo, considerato il maggior museo dell’America Latina, e sua moglie Lina Bo, architetto.
La prima cosa che Furio Dominici fece a Rio de Janeiro nel 1946 fu una bellissima mostra al Copacabana Palace, dove le piccole coppe in vetro soffiato, i vasi a boccia, i candelieri in vetro trasparente che oggi sono il sogno degli antiquari, incantarono i brasiliani, abituati a rifornirsi in bazar dove si vendeva di tutto, dalle padelle ai lampadari di cristallo.
La mossa seguente fu l’apertura del negozio, non a Rio perché non ne sopportava il caldo, ma a San Paolo. Era il 1947 e per la prima volta i brasiliani potevano lustrarsi gli occhi con le lampade e gli oggetti di design esposti nelle vetrine di Rua Xavier de Toledo, prima sede della Dominici Iluminação Moderna, poi trasferita in Rua Treze de Maio. Il mercato dell’illuminazione decorativa in Brasile è tutto suo: importa i pezzi dall’Italia per rifornire i negozi, che intanto diventano tre, fin quando il governo, da un giorno all’altro, proibisce le importazioni. Dominici non si scoraggia e si crea da sé la sua fabbrica di lampade e sofisticati oggetti di cristallo, che ben presto diventa la più importante del paese arrivando a rifornire, ancora oggi, decine di negozi, a Rio, Bahia, nel Minas Gerais, Paraná, Goiás, Rio Grande do Sul e in altri Stati. Dominici con i suoi cinque designer crea pezzi esclusivi anche per hotel, banche e navi.
Negli anni Settanta lo Studio Dominici oltre alla fabbricazione di prodotti si dedica di nuovo all’introduzione in Brasile delle firme del design italiano ed europeo. Apre un nuovo negozio a Rio nel quartiere di Copacabana, e altri tre a San Paolo. Da Dominici, ad esempio, si possono ammirare e comprare i capolavori della Flos, una delle più note aziende di illuminazione del mondo fondata nel 1962 dal bolognese Dino Gavina insieme a Cesare Cassina. Gli oggetti dei designer italiani entrano nelle case dei brasiliani.
L’illuminazione d’arredo di qualità porta a compimento l’intuizione che l’elettricità catturata da Thomas Edison possa diventare arte. Già i pezzi disegnati da Tiffany Studio o dai movimenti modernisti come Bauhaus e De Stijl avevano, nella loro eleganza, reso decorativa la luce. La tecnologia e l’introduzione di nuovi materiali affinano nel tempo questa tendenza facendo emergere lo stile “contemporaneo” che si sostituisce al “modernista”. In Brasile lo Studio Dominici diventa il punto di riferimento di architetti, designer e persone di gusto che vedono esposti ogni mese, nelle vetrine dei suoi negozi, da quattro a sei nuovi modelli di luci d’arredo.
Oggi lo Studio Dominici è guidato dall’art director Baba Vacaro, che oltre a selezionare e importare il design europeo d’avanguardia, promuove i prodotti dei giovani designer brasiliani. Nel 2007 la “marca de luminárias” Dominici ha festeggiato i sessant’anni di attività con una grande mostra nel negozio principale di San Paolo in Alameda Gabriel Monteiro da Silva, dove sono state riunite creazioni di nomi consacrati del design come Philippe Starck o Flávia Pagotti, e delle nuove leve come la francese Matali Crasset.
Una collezione del 2000 dello Studio ha rieditato i classici che Furio Dominici aveva portato con sé nella traversata in nave dell’Oceano quando, stanco di guerra, sognava di illuminare il Brasile.