30 giugno 2012
Cari ascoltatori abbiamo ripreso a percorrere le Strade dei vini e dei sapori dell’Emilia-Romagna, la bella iniziativa nata nel 1999, a seguito di un progetto speciale degli Assessorati regionali all’Agricoltura e al Turismo e che, a oggi, giugno 2012, conta ben quindici Strade: 2 sul territorio piacentino, 3 in quello parmense, 2 nel reggiano, 2 nel modenese, 2 nel bolognese e poi una strada ciascuna per le rimanenti province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Questi itinerari unici che intrecciano arte, natura e gastronomia, costituiti nei principali territori vitivinicoli e ad alta valenza gastronomica della regione, sono perfettamente descritti e trattati nel sito www.strade.emilia-romagna.it.
In questa nuova ricognizione, siamo partiti dalla provincia più settentrionale della nostra regione, da Piacenza per poi scendere, mese dopo mese fino il mare Adriatico. Qualche mese fa siamo entrati nella provincia di Parma percorrendone la Strada del Culatello di Zibello, poi siamo saliti in collina ad incontrare la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e ancora più su in Appennino a scoprire la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro. Poi ci siamo spostati nella provincia di Reggio Emilia per parlarvi della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa e della Strada dei vini e dei sapori delle Corti Reggiane. Ora entriamo nella provincia modenese, una provincia ricca di tradizioni enogastronomiche dove incontriamo la Strada “Città Castelli Ciliegi”
La strada la si può percorrere partendo indifferentemente da Modena o da Bologna. Se si parte da Modena, città della Ghirlandina, del Duomo e della Piazza Grande che l’Unesco ha voluto da tempo tutelare come “patrimonio dell’umanità”, dirigendosi verso sud, le emozioni gastronomiche iniziano subito a Castelnuovo Rangone, ovvero il “regno del maiale”.
Qui il maiale è una religione, gli hanno pure dedicato un monumento sulla piazza centrale e una sensibile fonte di reddito per il territorio. Ogni anno qui si rinnova la realizzazione del più grande zampone del mondo, da tempo inserito nel guinness dei primati e cotechini, salami, coppe e mortadelle espressioni di una norcineria che a Castelnuovo ha radici antiche.
E a proposito di antichità, chi passasse da queste parti non può perdere le “terramare” di Montale insediamenti preistorici tipici della pianura alluvionale.
Non si può dire Modena e non pensare istintivamente all’Aceto balsamico, “quello vero” direbbero alla Consorteria di Spilamberto – dopo Castelnuovo verso Vignola, dove l’Aceto con cinque lustri (quello extravecchio) non manca mai sulle tavole. Come non manca mai il nocino, fatto coi malli raccolti nella notte di San Giovanni. Per il Balsamico tradizionale esiste qui un apposito e interessante museo, di cui abbiamo parlato nella puntata dedicata al prezioso oro nero, così da queste parti chiamano l’aceto balsamico.
Del castello di Spilamberto, sentinella sul Panaro per contrastare le incursioni dei Bolognesi, restano numerose testimonianze nel centro storico, con la Rocca, il Torrione, chiese, palazzi e i caratteristici portici.
Da Spilamberto, diretti ancora a sud, s’incontra la vicina Vignola, cittadina riconoscibile dalla possente Rocca dei Contrari, uno dei castelli più belli della regione. Vignola è universalmente conosciuta per le sue ciliegie e la sua frutta, le cui coltivazioni ricoprono tutta la bassa valle attorno al capoluogo. In primavera, nel periodo della fioritura qui è un meraviglioso e profumato mare di fiori bianchi. Tra le tipicità gastronomiche di Vignola va sottolineata la torta Barozzi, un meraviglioso dolce al cioccolato la cui ricetta è segreta e custodita dall’unica pasticceria del centro storico che la produce da oltre un secolo.
Da Vignola, salendo sulle colline a occidente, si entra nel regno del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, vino vivace e generoso come la gente di queste terre.
Tutta l’economia agricola di Castelvetro ruota attorno a questo rosso nettare. Da non mancare il centro storico del capoluogo, il castello di Levizzano (sede della Casa dei lambruschi) ed il panoramico santuario di Puianello, dal cui colle il colpo d’occhio sulla pianura modenese è davvero unico. Non distante da Castelvetro, sulla pedecolinare verso ovest, Maranello, sede della Ferrari, dove nella omonima Galleria, si può andare alla scoperta della leggenda della “rossa” più famosa del mondo. Da qui, salendo verso l’Appennino lungo la storica statale Giardini, si entra ben presto nel territorio di Serramazzoni, nelle antiche terre del Frignano. Lungo il percorso, meritano una visita il Museo giardino della Rosa antica a Montagnana (ben 1.000 specie di rose diverse) e, poco oltre, la suggestiva pieve romanica di Rocca S. Maria. Ancora da vedere, sul territorio, il castello di Monfestino e le rocce vulcaniche dei Sassi di Varana.
Da Serramazzoni, proseguendo sulla Giardini verso sud, il passo è breve per giungere a Pavullo, capitale del Frignano, ricca di emergenze, a partire dal neoclassico palazzo Ducale, sede di mostre e circondato da un bel parco dove spicca “il Pinone”, un cedro del Libano alto 30 metri. Da Pavullo, terra di emigrazione, si ridiscende nella bassa valle del Panaro da qui si risale verso le alture al confine col bolognese. Attraversato il fiume si giunge ben presto a Guiglia e al Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina, spettacolari guglie arenacee regno del falco pellegrino, con la vicina e millenaria pieve di Trebbio. Da qui si raggiunge in breve Zocca, altra zona di grande emigrazione di fine ottocento primi novecento, su un altro tratto della Strada, quello più alto, ben oltre i settecento metri, dove la vite cede il posto al castagno e alle foraggere del Parmigiano Reggiano. È una terra di castagne e marroni saporitissimi, ma anche di altre gustose specialità della cucina modenese come i borlenghi e le crescentine gioielli della fede religiosa montanara.
Dopo una visita al piccolo Museo del castagno zocchese, nel tragitto del gusto ci si mantiene ancora alti, piegando verso levante ed entrando nel territorio bolognese di Tolè, frazione del comune di Vergato, famosa per le sue sorgenti naturali, i suoi boschi e le sue patate.
Pochi chilometri sul suggestivo altipiano e poi si scende, di nuovo verso nord, nella valle del Samoggia fino a raggiungere Savigno, la capitale regionale del tartufo bianco.
La qualità del prelibato fungo di questi colli, di cui parleremo più dettagliatamente in un’altra occasione, nulla ha da invidiare a quella di altre più blasonate zone d’Italia. Antiche trattorie e botteghe tipiche lo propongono in tutte le salse, accanto ai salumi, ai formaggi e alle altre ricercatezze gastronomiche della zona. Gli ultimi mulini ad acqua rimasti e antiche chiesette di montagna punteggiano i pendii, ma non da meno è la bassa valle, dove le casetorri fanno da cornice alla strada fluviale che entra nel territorio di Castello di Serravalle.
Qui, i ricordi di epiche battaglie fra Bolognesi e Modenesi e le vestigia dei castelli di sanguinari signorotti si alternano ad armoniosi pendii coltivati a vigneto, da cui si ottengono i vini Doc dei Colli Bolognesi. D’obbligo, da queste parti, un assaggio di gnocco fritto accompagnato con salumi e formaggi. I modenesi sono i maestri indiscussi di questo piatto.
Dal borgo di Serravalle, si scollina di nuovo verso la valle modenese del Panaro, ritrovando l’asse principale della Strada a Savignano, antico borgo medievale affacciato sull’alta pianura. Qui la frutticoltura è un’importante attività agricola nelle zone basse, così come i vigneti lo sono nelle aree collinari.
La moderna Bazzanese, l’antica Via Claudia d’epoca romana, ci riporta definitivamente in territorio bolognese verso il capoluogo di Bazzano, dove spicca la poderosa Rocca bentivolesca ancora ben conservata. Qui la gastronomia, di stampo bolognese, ancora si contamina con quella confinante modenese, con preparazioni particolari come la torta Giuditta. Pochi chilometri e si raggiunge Crespellano, il comune che si spinge più a nord della Strada “Città Castelli Ciliegi”, arrivando a lambire la via Emilia e la bassa pianura. Nella zona si concentrano alcuni caseifici del Parmigiano Reggiano, mescolati alle numerose ville delle famiglie nobiliari bolognesi.
Da Crespellano, puntando ancora verso meridione, si entra nel cuore delle colline vitivinicole bolognesi occidentali: le terre del Pignoletto e del Barbera e di altri sette vini Doc tra bianchi e rossi. Siamo a Monteveglio, sede del Consorzio vinicolo e della celebre Abbazia matildica circondata dall’omonimo parco regionale.
Un ultimo scollinamento ci porta nella valle orientale del torrente Lavino, nel territorio di Monte San Pietro, la cui notevole estensione permette di passare dalle colline ricoperte di vigneti alle zone più alte note per la castanicoltura.
Ottimi i vini di queste terre, frutto di una solida tradizione vitivinicola, così come lo sono quelli di Zola Predosa, alle porte di Bologna. Qui si trova anche una ricca produzione di salumi, con la mortadella Bologna a fare la parte del leone. Pure questo territorio fu prediletto dalla nobiltà del Senato bolognese e ancora oggi ville e palazzi sono lì a testimoniare quel periodo. Da non perdere, il maestoso palazzo Albergati ed il Museo d’arte moderna di Ca’ La Ghironda.
Un salto e le torri della grassa e dotta Bologna sono già a portata di sguardo. Tortellini, tagliatelle, salumi e una gastronomia nota in tutto il mondo sono la garanzia che non poteva esserci traguardo migliore al termine di questa Strada dei vini e dei sapori.
Potete trovare tutte le informazioni sui siti: www.strade.emilia-romagna.it e www.cittacastelliciliegi.it