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28 Luglio 2012 | Archivio / Le vie dei sapori

Alla scoperta della Strada dei vini e dei sapori della pianura modenese

Lungo gli itinerari dei vini e dei sapori dell’Emilia Romagna

A cura di Marina Leonardi. Lettura di Mascia Foschi

28 luglio 2012

Cari ascoltatori abbiamo ripreso a percorrere le Strade dei vini e dei sapori dell’Emilia-Romagna, la bella iniziativa nata nel 1999, a seguito di un progetto speciale degli Assessorati regionali all’Agricoltura e al Turismo e che, a oggi, luglio 2012, conta ben quindici Strade: 2 sul territorio piacentino, 3 in quello parmense, 2 nel reggiano, 2 nel modenese, 2 nel bolognese e poi una strada ciascuna per le rimanenti province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Questi itinerari unici che intrecciano arte, natura e gastronomia, costituiti nei principali territori vitivinicoli e ad alta valenza gastronomica della regione, sono perfettamente descritti e trattati nel sito www.strade.emilia-romagna.it.

In questa nuova ricognizione, siamo partiti dalla provincia più settentrionale della nostra regione, da Piacenza per poi scendere, mese dopo mese fino il mare Adriatico. Qualche mese fa siamo entrati nella provincia di Parma percorrendone la Strada del Culatello di Zibello, poi siamo saliti in collina ad incontrare la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e ancora più su in Appennino a scoprire la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro. Poi ci siamo spostati nella provincia di Reggio Emilia per parlarvi della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa e della Strada dei vini e dei sapori delle Corti Reggiane. Il mese scorso siamo entrati nella provincia modenese, una provincia ricca di tradizioni enogastronomiche  e abbiamo attraversato la Strada “Città Castelli Ciliegi”.

Ora è la volta di percorrere la Strada dei vini e dei sapori della pianura modenese, una zona che comprende cittadine e paesi colpiti duramente dal terremoto, un tragico evento che ha modificato il profilo architettonico di queste terre ma non è riuscito ad intaccare il grande cuore delle sue genti, la bellezza del paesaggio e le profonde tradizioni enogastronomiche

Il primo itinerario parte da Carpi, sede principesca del Rinascimento sotto la signoria dei Pio di Savoia. Sul lato orientale di piazza Martiri si erge il complesso del palazzo dei Pio, composto da diversi edifici databili fra l’epoca medievale e il XVII secolo. All’inizio del Cinquecento esso fu ristrutturato secondo modelli rinascimentali, trasformandolo in una vera e propria corte. Oggi il palazzo è di proprietà comunale e ospita musei, collezioni d’arte, biblioteca e archivi storici. Negli edifici che lo attorniano è visibile il susseguirsi degli stili di differenti fasi storiche. Dalla cinquecentesca collegiata dell’Assunta con facciata barocca, alla chiesa di S. Maria in Castello che rivela tracce longobarde, dalla chiesa di S. Nicolò della fine del ‘400, al Teatro ricostruito nell’Ottocento, fino alla Sinagoga.

A Carpi troviamo anche la testimonianza vivente del Campo di concentramento di Fossoli, meta permanente di visitatori. Carpi è “Città del vino” e qui si può degustare il Lambrusco Salamino di Santa Croce dal tipico color rosso rubino, con un assaggio di Parmigiano Reggiano e altre tipicità come il riso di Carpi e la mostarda dolce.

Da qui l’itinerario si sposta a sud, verso la vicina Soliera, il cui borgo medievale è sede della duecentesca Rocca Campori. Percorrendo ad est le campagne di Soliera, si attraversa il fiume Secchia e si arriva a Sorbara, patria dell’omonimo Lambrusco, passando nel bacino dell’altro fiume modenese, il Panaro. Da visitare la darsena di Bomporto sul canale Naviglio e le “porte vinciane” del ponte, pronte a chiudersi in caso di piena. Da qui si prosegue in direzione nord verso Camposanto. Viaggiando sull’argine sinistro del Panaro, si possono ammirare una serie di ville storiche affacciate sul fiume. Questa è la campagna modenese rinomata per la produzione del Lambrusco di Sorbara, adatto per accompagnare zampone e cotechino.

Continuando a costeggiare il Panaro, si raggiunge Finale Emilia, centro estense fin dal XIII secolo. Il piatto simbolo della città è la Torta degli ebrei, detta anche “sfogliata di Finale” a testimoniare la vivace comunità ebraica che un tempo qui viveva e lavorava. Di nuovo verso occidente, passando per Massa Finalese, si giunge a un’altra importante e storica cittadina della Bassa modenese S. Felice sul Panaro.


La Via delle Valli e delle Oasi

Da Carpi ci si sposta a nord-est nell’oasi Le Meleghine di Finale Emilia, la zona umida del modenese. Percorrendo poi l’antica “via dei pellegrini” verso occidente, si giunge all’oasi dei Dossi e delle Acque, dove fra specchi d’acqua, aree boschive e serre di cocomeri e meloni, risaltano i celebri Barchessoni di Mirandola, utilizzati nell’ 800 per lo stallaggio dei cavalli e dei muli dell’Esercito. Il paesaggio delle valli prosegue fino alla stazione di Mirandola e, verso nord, alla frazione di Quarantoli.  Mirandola è la città natale di Giovanni Pico, da questa parti, narra la leggenda, fu inventato lo Zampone di Modena.

Proseguendo lungo l’itinerario, sempre in direzione di ponente, si raggiunge Concordia, adagiata sotto l’argine destro del Secchia, dove funzionavano i famosi mulini ad acqua, ancorati a palafitte ancora visibili percorrendo l’argine del fiume. L’oasi Valdisole di Concordia è uno splendido esempio di area protetta ricavata da una vasta zona umida sorta a seguito dell’estrazione dell’argilla da costruzione, in cui l’intervento comunale ha adeguato i vari bacini idrici e il territorio circostante secondo un progetto finalizzato alla fruizione didattica e naturalistica. In questo ambiente ideale stanziano o transitano diverse specie di animali, in particolare uccelli. Dopo aver oltrepassato lo storico ponte sul Secchia, si arriva a Novi di Modena.  Dopo aver visitato le zone umide di Budrighello, Fossoli, Budrione, Migliarina e l’oasi Corsari, dove fiorisce la coltivazione di riso, si torna a Carpi, seguendo le indicazioni turistiche del Comune.

La Via del Secchia nella Piana del Lambrusco

Il terzo itinerario, muovendo sempre da Carpi, ci porta verso sud a Campogalliano e alla sua Riserva naturale Cassa di Espansione del Secchia, visitabile a piedi, in bici e anche in canoa. Da visitare, anche il Museo della Bilancia di Campogalliano, d’importanza nazionale ed internazionale. Da qui il percorso ritorna verso settentrione, attraversando una campagna costellata da antiche residenze nobiliari e da caratteristiche corti rurali con torri colombaie.
Si giunge dapprima al cinquecentesco passo dell’Uccellino e poi, costeggiando il fiume Secchia prima a sinistra fino al ponte sulla Sorbarese, e poi a destra, si entra nel territorio di S. Prospero. Le numerose piste ciclabili presenti conducono il visitatore fra vigneti, cantine, acetaie tradizionali.

 La pletora di ville padronali e corti rurali che conducono dolcemente verso la zona d’origine del lambrusco di Sorbara, prosegue nel territorio di Medolla e in quello di Cavezzo, in una zona chiamata “motta” per il terreno rialzato e citata dal celebre letterato Alessandro Tassoni, nativo di Medolla e autore della “Secchia rapita”. A Cavezzo, sulla scia della tradizione ottocentesca basata su una rete di punti di osservazione dei fenomeni meteorologici, si colloca l’Osservatorio astronomico aperto a studiosi e appassionati di tutta Italia. Il paesaggio alla sinistra del Secchia è tra i più rappresentativi della centuriazione romana, e scendendo gli argini del fiume si possono scoprire i parchi delle ville, le corti rurali, i vigneti del lambrusco, le acetaie dell’Aceto balsamico tradizionale di Modena, i frutteti in cui si coltiva la tipica pera regionale, i caseifici in cui si producono e si stagionano forme stravecchie di Parmigiano Reggiano, le aziende agricole che coltivano con metodo biologico e i punti di ristorazione in cui il visitatore potrà gustare i piatti della cucina tradizionale.

Info: www.strade.emilia-romagna.it e www.terrepiane.net

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