27 ottobre 2012
Cari ascoltatori abbiamo ripreso a percorrere le Strade dei vini e dei sapori dell’Emilia-Romagna, la bella iniziativa nata nel 1999, a seguito di un progetto speciale degli Assessorati regionali all’Agricoltura e al Turismo e che, a oggi, luglio 2012, conta ben quindici Strade: 2 sul territorio piacentino, 3 in quello parmense, 2 nel reggiano, 2 nel modenese, 2 nel bolognese e poi una strada ciascuna per le rimanenti province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Questi itinerari unici che intrecciano arte, natura e gastronomia, costituiti nei principali territori vitivinicoli e ad alta valenza gastronomica della regione, sono perfettamente descritti e trattati nel sito www.strade.emilia-romagna.it.
In questa nuova ricognizione, siamo partiti dalla provincia più settentrionale della nostra regione, da Piacenza per poi scendere, mese dopo mese fino il mare Adriatico. Qualche mese fa siamo entrati nella provincia di Parma percorrendone la Strada del Culatello di Zibello, poi siamo saliti in collina ad incontrare la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e ancora più su in Appennino a scoprire la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro. Poi ci siamo spostati nella provincia di Reggio Emilia per parlarvi della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa e della Strada dei vini e dei sapori delle Corti Reggiane. Siamo entrati nella provincia modenese, una provincia ricca di tradizioni enogastronomiche e abbiamo attraversato prima, la Strada “Città Castelli Ciliegi” e poi la Strada dei vini e dei sapori della pianura modenese. Siamo risaliti in territorio bolognese ad incontrare il territorio della Strada dei Vini e Sapori dell’Appennino Bolognese, ci siamo spinti verso est a incrociare le Strada dei vini e dei sapori dei colli d’Imola e ora scendiamo a valle, verso il mare e la provincia ferrarese dove incontreremo ben tre itinerari che fanno tutti capo alla Strada dei vini e dei sapori della provincia di Ferrara.
La via del Grande fiume
Il primo percorso parte dalle terre bonificate dell’Alto Ferrarese, dove sono ancora visibili le strutture difensive del periodo estense. Dalla Rocca possente di Stellata, snodo di traffici fluviali al crocevia fra Emilia, Lombardia e Veneto, si approda – con una doppia possibilità di tragitto – al capoluogo di Bondeno, centro frutticolo collocato fra grandiose opere di bonifica. Da qui l’itinerario si divide in due binari: uno, più a nord, segue la direttrice del “Po grande”, l’altro, più a sud, dopo aver toccato la città di Ferrara, si sviluppa lungo il corso del Po di Volano.
Il primo, passando da Pontelagoscuro per un assaggio di mandorlini del Ponte, si snoda lungo l’argine del Po, fra saliceti generosi di tartufo bianco, per raggiungere i comuni di Ro Ferrarese e Berra, territori segnati da sempre dalle alluvioni, dove si coglie il secolare rapporto di amore-odio tra la gente e il Grande fiume, generoso e tragico al tempo stesso.
Correndo poi sopra l’argine maestro del Po di Goro, la tratta approda a Mesola, caratterizzata dal suo bel Castello. Favoleggiata dai duchi estensi come nuova capitale dopo il passaggio di Ferrara al Papato, oggi è capitale delle coltivazioni di asparago. L’ultimo tratto raggiunge Goro e Gorino, sovrapponendosi alla “via del Delta”.
L’altra variante da Bondeno giunge alla “delizia” estense della Diamantina, imponente complesso di edifici cinquecenteschi, per puntare poi verso Vigarano Mainarda, a sud, toccando Vigarano Pieve, con l’antichissima pieve dei SS. Pietro e Paolo. Da qui verso Mirabello e poi a destra fino alla frazione di Madonna dei Boschi, una delle capitali della mitica salama da sugo.
In direzione nord-est il percorso raggiunge poi Ferrara, costeggiando la parte meridionale della città fuori le mura sul Po di Volano. Dal capoluogo si prosegue lungo il corso del fiume verso levante, attraverso le campagne frutticole ferraresi, arrivando a toccare, in sequenza, i nuclei storici di Migliarino, Migliaro e Massa Fiscaglia, per giungere, fra campagne, torri fluviali e ville padronali, agli imponenti manufatti di archeologia industriale di Codigoro, fra cui l’importante impianto idrovoro cardine della Grande bonifica ferrarese. Da qui la Strada lascia il fiume per fare una puntata a sud, nel comune di Lagosanto, anch’esso fortemente influenzato dalle opere di bonifica, per poi attraversarlo di nuovo percorrendo un breve tratto della statale Romea fino alla bellissima Abbazia di Pomposa.
La tratta giunge infine a Volano, dopo aver fiancheggiato, a destra, il fiume e, a sinistra, l’Oasi naturalistica di Canneviè e Porticino.
La via delle Corti Estensi
Anche questo itinerario parte da Stellata, tocca Bondeno e poi si dirige verso sud, lambendo la provincia modenese fino a raggiungere Cento, a ridosso di quella bolognese. La cittadina è patria del pittore Guercino – i cui dipinti sono esposti nell’importante Pinacoteca civica purtroppo danneggiata dal sisma che ha colpito l’Emilia nel maggio di quest’anno. La Strada ritorna poi verso nord, toccando Buonacompra, dov’è d’obbligo un assaggio di salama da sugo, e raggiunge S. Agostino, altro comune pesantemente provato dal terremoto, rinomato per la buona raccolta di funghi e tartufi nel vicino bosco della Panfilia. Da qui verso nord-est fino a raggiungere Mirabello e, sfiorando Madonna dei Boschi, si ritorna a sud a toccare Poggio Renatico, in un territorio ancora punteggiato di antiche torri di guardia.
A questo punto il percorso si dirige nelle campagne a oriente, raggiungendo San Bartolomeo in Bosco, sede del Centro di documentazione del Mondo agricolo ferrarese, e poi, dopo aver toccato l’abitato di Marrara, fiancheggia verso nord il corso del Po morto di Primaro, fino a raggiungere la splendida Ferrara, città che si fregia del titolo di “patrimonio dell’umanità” conferitole dall’Unesco. Sorta su un ramo del Po, fu definita la prima città moderna d’Europa.
Ancora oggi, cinta dalle mura ben visibili dal percorso, presenta una struttura urbanistica molto ordinata: da una parte il nucleo più antico, con la splendida Cattedrale e il reticolo delle strade medievali, dall’altra l'”addizione Erculea”, con vie rettilinee e notevoli dimore rinascimentali, fra cui il palazzo dei Diamanti, che ospita importanti collezioni. Fulcro della città è il Castello estense, antica fortezza medievale, poi trasformata in residenza ducale. Notevoli, palazzo Schifanoia, una delle più alte testimonianze dell’arte rinascimentale e palazzo Ludovico Il Moro, sede del Museo Archeologico nazionale. A Ferrara la gastronomia è quanto mai ricca e gustosa: pasticcio di maccheroni, salama da sugo, pampepato e ciupeta si abbinano spesso ai piatti della tradizione ebraica cittadina.
L’itinerario esce poi dalla città e punta verso levante. Toccata Quartesana, in direzione sud, dopo una tappa al Museo del modellismo storico e nell’importante area archeologica di Voghenza, si raggiunge Voghiera, la patria ferrarese dell’aglio, dove ci sono da vedere i resti della “delizia” estense del palazzo di Belriguardo. Proseguendo ancora verso sud, la Strada tocca gli abitati di Quartiere e Consandolo, prima di raggiungere, di nuovo a settentrione, Portomaggiore, centro nevralgico dell’antica rete idroviaria della zona e oggi rinomato centro della salama da sugo. Da qui, ancora verso nord, si giunge al castello di Verginese, antica residenza signorile anch’essa nel novero dei patrimoni dell’Unesco.
Si toccano poi la pieve romanica di S. Vito e, oltre il Po di Volano, il centro di Tresigallo, dall’aspetto urbano particolare e “razionalista”, voluto durante il Ventennio da Edmondo Rossoni, ministro fascista dell’agricoltura. Da Tresigallo s’imbocca il rettilineo che raggiunge Jolanda di Savoia, anticamente “Le Venezie”, poi ribattezzata in onore della figlia del re Vittorio Emanuele III. Diretti verso oriente attraverso le risaie della Grande bonifica ferrarese, toccate Torbiera e Italba, un breve tratto di Romea permette di arrivare a Mesola, perno dei tre percorsi ferraresi.
Da Mesola il percorso ritorna poi verso occidente, percorrendo l’argine del Po fino ad Ariano Ferrarese. Da qui abbandona il Grande Fiume per inoltrarsi ancora fra le terre strappate dall’uomo all’acqua e raggiunge, toccando Coccanile, la cittadina di Copparo, antico centro medievale e poi residenza ducale, dove si trova anche il Museo delle tradizioni “La Tratta”.
Verso sud si tocca Formignana e, poi, oltrepassato il Volano, Masi Torello, prima di concludere degnamente questo lungo itinerario fra storia e sapori estensi di nuovo a Ferrara.
La via del Delta
L’itinerario va alla scoperta delle mille attrazioni del Parco regionale del Delta del Po, un tuffo nella suggestione delle valli, fra natura, sapori e antiche tradizioni. Dal punto di partenza di Gorino – magari dopo aver fatto una puntata in barca al faro di Goro, all’estrema punta orientale della laguna – il percorso dirige verso ovest, fiancheggiando la spettacolare Sacca fino a raggiungere Goro, noto centro peschereccio dell’alto Adriatico. Da qui si prosegue attraversando la Riserva naturale del Gran Bosco della Mesola e poi, dopo aver lambito l’abitato di Bosco Mesola, ci si dirige a nord verso S. Giustina, passando dalla cinquecentesca chiavica di Torre Abate, fino a raggiungere Mesola, dove si punta a sud in fregio alla Pineta delle Motte del Fondo.
Abbandonata la statale si costeggia la Pineta della Ribaldesa, si lambisce nuovamente Bosco Mesola e si raggiunge Volano tenendo il “boscone” sulla sinistra. Da qui si prosegue ancora verso sud lungo la strada panoramica Acciaioli che corre fra Valle Bertuzzi e il lago delle Nazioni, poi verso San Giuseppe e Porto Garibaldi, fra i vitigni delle sabbie, coi lidi di Comacchio sulla sinistra.
Dopo aver piegato a destra, si raggiunge la bellissima Comacchio. La “piccola Venezia”, nota per la pesca e la produzione del sale, ha origine antichissime e oggi le sue strade fra i canali presentano interessanti monumenti, dalle chiese alle torri fino ai numerosi ponti, fra cui spicca il Trepponti, simbolo della cittadina. Qui, in uno degli ambienti vallivi più belli d’Italia, sono molte le cose da vedere nei dintorni del capoluogo, dalle vecchie Saline alla necropoli etrusca di Spina, fino alla stazione Foce, punto di partenza per escursioni in barca all’interno delle valli alla scoperta degli antichi casoni da pesca.
La stazione ospita anche il Museo delle Valli con il “lavoriero” per la pesca dell’anguilla, di cui Comacchio è patria indiscussa. Qui l’anguilla la si può assaggiare in tutte le salse, compresa la versione marinata. Da Comacchio la Strada punta poi verso sud, entrando nel bacino bonificato del Mezzano, correndo lungo il suggestivo argine Agosta che costeggia interamente le Valli di Comacchio, una delle zone più belle di tutto il Parco del Delta.
Lasciate le valli sulla sinistra, il percorso tocca Anita (nome che ricorda la morte della compagna di Garibaldi avvenuta qui) e poi – verso l’entroterra correndo sul confine ravennate in altre zone vinicole – Longastrino, San Biagio e infine Argenta, sede di un’altra interessante stazione del Parco, l’ Oasi di Campotto. Ai margini dell’Oasi, l’antichissima e preziosa pieve di S. Giorgio.
Da Argenta, dopo un assaggio di torta di tagliatelle, si prosegue verso nord-est rientrando nella valle bonificata del Mezzano e si raggiunge Ostellato, anch’essa nota per le sue attrazioni naturalistiche, rappresentate dalle omonime Vallette, residuo della bonifica e oggi oasi di protezione faunistica, situate a ridosso della provinciale che, costeggiando verso levante il canale navigabile, chiude l’itinerario ritornando a Comacchio.
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