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5 Luglio 2007 | Archivio / Protagonisti

N°59-I PROTAGONISTI DI IERI E DI OGGI

Magnus, il pirata dell’immaginario.

Cari ascoltatori, oggi vi parliamo di uno dei protagonisti della storia del fumetto in Italia, il bolognese Roberto Raviola, in arte Magnus.


Per presentare questo autore a chi non ha avuto la fortuna di crescere con le sue strisce (chi scrive ricorda le letture collettive con gli amici, ogni settimana, del fumetto forse più celebre di Magnus, Alan Ford, e le risate interminabili che la lettura suscitava), basta questa sua frase: “Sono un pirata che ha scoperto un’isola piena di tesori: l’immaginario collettivo. Vi approdo con la mia barca, saccheggio, porto via, faccio dei collages di fantasie e di costumi e li vendo al miglior offerente.”
Queste parole hanno dato il titolo alla mostra e al convegno che la città di Bologna ha voluto finalmente dedicare al grande Magnus, a undici anni dalla sua scomparsa. Una mostra talmente ricca, questa che si conclude il 13 maggio alla Pinacoteca Nazionale delle Belle Arti, da voler quasi risarcire la memoria di un artista che in vita non ha mai ricevuto quei meriti e quegli onori che altri suoi colleghi di caratura nemmeno paragonabile, hanno invece raccolto.


L’esposizione è composta da più di 300 opere, che nelle otto sezioni in cui sono suddivise ripercorrono cronologicamente il lavoro di Magnus, dalla prima produzione con Kriminal, Satanik, Alan Ford e Maxmagnus, alle opere della maturità come Lo sconosciuto, I Briganti, 110 pillole, Milady e il Texone, albo speciale di Tex Willer, considerato il suo testamento artistico.


Ma vediamo ora quale è stata la sua vita.


Roberto Raviola nasce a Bologna nel 1939. Nel 1961 si laurea all’Accademia di Belle Arti. Già dai primi lavori di studente, il suo tratto passa per essere fumettistico. Del resto Roberto cresce leggendo Il Vittorioso. Sono i tempi in cui si firma Bob la Volpe, per divenire poi Magnus, dallo pseudonimo Magnus Pictor dei tempi universitari. Il Dottor Kastener (1961) riassume le peculiarità stilistiche di questo primo periodo.
Dopo la laurea fa l’insegnante, lo scenografo teatrale, l’illustratore per l’infanzia, il grafico pubblicitario. Ma il suo desiderio è quello di dedicarsi completamente al fumetto; si presenta così all’Editoriale Corno di Milano. Nel 1964 inizia il sodalizio con Luciano Secchi, alias Max Bunker; da questa collaborazione nascono le pubblicazioni di Kriminal e di Satanik.
La mole di lavoro aumenta e, perché il ripasso con la china sia più veloce, Magnus semplifica le scene trascurando praticamente gli sfondi e rappresentando i volti in primo piano, investendoli di bianchi e di neri nettissimi.
A causa degli attacchi provenienti dagli enti morali, cerca di smorzare un po’ i toni. E’ allora che nascono Dennis Cobb e Gesebel (1966). Nel 1967 Magnus e Bunker iniziano a lavorare a un nuovo personaggio, Alan Ford, che compare per la prima volta nel 1969. Nonostante il poco tempo a disposizione riesce a dar corpo anche a Maxmagnus, dal marzo 1968 al giugno 1970. Ma torniamo al mitico Alan Ford, il suo fumetto più famoso, che ha regalato a una generazione di ragazzi una galleria di personaggi indimenticabili: Geremia e le sue malattie, la Cariatide, Grunf e le sue magliette (“Chi vale vola, chi vola vale, chi non vola è un vile!”), il Numero Uno col suo libretto nero, il Conte Oliver, Bob Rock e il suo naso, Superciuck che ruba ai poveri per dare ai ricchi, Arsenico Lupon, tanto galante quanto ladron.
In alcuni episodi di Alan Ford, il Numero Uno dichiara di essere vissuto addirittura ai tempi dell’Iliade e dell’Odissea e di esserne stato il vero autore, in qualità di assistente di Omero. I due poemi sarebbero stati scritti, dietro lauto compenso, per fare propaganda a questo o a quell’eroe, mentre le “vere” cronache degli avvenimenti narrate da Magnus e Bunker mostrano tutti i protagonisti, da Paride a Ulisse, come una massa di meschini imbroglioni senza scrupoli, interessati solo al proprio tornaconto. E’ qui che comincia l’incontro di Magnus con la mitologia, un interesse costante nel suo lavoro.


Quello di Alan Ford era il famoso gruppo T.N.T., il più improbabile assembramento di agenti segreti, che per trent’anni, dal 1969 al 1999, ha avuto un ruolo di primo piano nel mondo del fumetto italiano. La storia scritta da Max Bunker, prendendo spunto dalla realtà e sublimandola in forma di satira, ha permesso di rivivere passo dopo passo tutti i mutamenti politici, storici e culturali che ci separano dal lontano 1969, probabilmente più di ogni altra pubblicazione a fumetti.


Sciolto il gruppo T.N.T., Magnus passa alla collaborazione con la Casa editrice di Renzo Barbieri, per la quale rivoluzionerà il fumetto erotico. Nel 1974 escono Mezzanotte di morte, Dieci cavalieri e un mago, Vendetta macumba, Il teschio vivente. La lettura del trecentesco romanzo cinese Storie in riva all’acqua ispira I Briganti (1979 e poi 87-89). Con Poche ore all’alba…, del 1975, Magnus inaugura il primo dei sei capitoli del ciclo di Unknow.
Nel 1977 inizia ad uscire La Compagnia della Forca, ambientata nel tardo medioevo e sorta di anello di congiunzione ideale con il sostrato derivante dalla lettura dell’I Ching presente ne Lo Sconosciuto e ne I Briganti. Lo Sconosciuto ricompare nel 1981 per tornare poi a rivivere in vicende più corpose nel 1982.
Negli anni Ottanta è la volta delle eroine Milady 3000 e, agli antipodi, Frieda Boher di Necron.  anni Milady, un’agente del controspionaggio spaziale, abile e ribelle, rigida e lussuriosa, è un personaggio in cui Magnus ha saputo sperimentare virtuosismi e raffinatezze grafiche, dando vita ad un fantasy dal sapore esotico e aristocratico.
Le letture orientali continuano ad influenzare le sue storie. Nel 1984 escono Il sogno dello scroscio di pioggia e i Ritratti di sei donne contenuti ne I Fiori di Prugno in un Vaso d’Oro, i cui personaggi saranno poi i protagonisti de Le 110 pillole (1985).
L’ennesimo romanzo cinese ispira anche Le femmine incantate (1987-88/1990-91). Nel 1989, Magnus intraprende il lungo viaggio del Texone: 224 tavole in sette anni di lavoro.
Nell’agosto 1991 si ritira a Castel del Rio, sull’Appennino bolognese, dove trascorrerà i suoi ultimi anni. Nel 1996 rimette mano a Lo Sconosciuto, ma in quello stesso anno il maestro bolognese del fumetto muore.


Mai prima d’allora un fumetto aveva osato raccontare in modo così crudo e preciso il terrorismo e la cronaca nera che insanguinavano gli anni ’70, e all’epoca solo un editore specializzato in fumetti per adulti (ovvero pornografici e horror) poteva osare pubblicarlo.
Da Marrakech a Roma, da Mont Saint Michel a Haiti, per finire provvisoriamente a Beirut con due proiettili in corpo, lo Sconosciuto passa da un losco affare all’altro, come se il suo passato di legionario non volesse più abbandonarlo, come se nelle vesti di mercenario non fosse già stato abbastanza coinvolto nella sua parte di guerre ingiuste. Nell’episodio romano, la cura con cui sono rappresentati i palazzi vaticani e i monumenti della città, anticipa la meticolosità delle opere future. Ad Haiti invece si assiste alla ricostruzione di un rito vudù, con tanto di gallina decapitata. Ancora più precisi in questo senso sono gli elementi della Macumba brasiliana e dei riti amazzonici nel racconto “libero” Vendetta Macumba, realizzato nel ’79 su testi di Ennio Missaglia, anche se il modo in cui vi viene qualificato Exù come “spirito maligno” è un po’ superficiale, visto che è l’entità che fa da tramite tra uomini e dèi nella tradizione afro-brasiliana.
E’ proprio Lo Sconosciuto a rivelare Magnus come autore completo. Mai prima d’allora un fumetto aveva osato raccontare in modo così crudo e preciso il terrorismo e la cronaca nera che insanguinavano gli anni ’70, e all’epoca solo un editore specializzato in fumetti per adulti (ovvero pornografici e horror) poteva osare pubblicarlo.
Da Marrakech a Roma, da Mont Saint Michel a Haiti, per finire provvisoriamente a Beirut con due proiettili in corpo, lo Sconosciuto passa da un losco affare all’altro, come se il suo passato di legionario non volesse più abbandonarlo, come se nelle vesti di mercenario non fosse già stato abbastanza coinvolto nella sua parte di guerre ingiuste. Nell’episodio romano, la cura con cui sono rappresentati i palazzi vaticani e i monumenti della città, anticipa la meticolosità delle opere future. Ad Haiti invece si assiste alla ricostruzione di un rito vudù, con tanto di gallina decapitata. Ancora più precisi in questo senso sono gli elementi della macumba brasiliana e dei riti amazzonici nel racconto “libero” Vendetta Macumba, realizzato nel ’79 su testi di Ennio Missaglia.


Tornando a Lo Sconosciuto, non mancano le citazioni di versetti del Corano da parte dei terroristi arabi, con tanto di testo in lingua originale, e qualche anno dopo, nella storia Full Moon in Dendera, assistiamo anche a un’azione d’assalto accompagnata dalle parole di un antico testo egizio, in omaggio ai luoghi in cui si svolge la storia. Si tratta di un brano noto come “Dialogo di un disperato con la sua anima”, che risale al primo periodo intermedio (tra il 2200 e il 2050 a.C.), un’epoca tra due regni caratterizzata da una situazione politica e sociale caotica, in cui il potere era in mano ai capi delle diverse province. E’ efficacissimo il modo in cui Magnus sovrappone allo scontro tra truppe speciali e terroristi, le frasi di quell’antico “disperato” che si lamenta della violenza e degli abusi del suo tempo. Il pericolo della morte è simultaneamente evocato nel passato e vissuto nel presente, anche se il protagonista riesce ancora una volta a “rinviare per sé l’Occidente”, cioè l’Aldilà (gli Egizi lo chiamavano così perché è “il luogo in cui muore il Sole”). Nel finale viene citato invece uno dei cosiddetti Canti dell’Arpista, che appartengono all’inizio del successivo Regno Nuovo, e che invitano a ritrovare la pace e la serenità senza rimpiangere il passato, perché tutto finisce e ogni ricchezza è futile e passeggera.


Ecco, questo è forse il messaggio con cui Roberto Raviola in arte Magnus ha voluto accomiatarsi da noi.


A cura di Claudio Bacilieri

Brano corrente

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