Nata a Casalecchio di Reno, un paese alle porte di Bologna, il 1° maggio 1927, Laura Trombetti è passata alla storia con lo pseudonimo di Laura Betti. Fu una grande attrice, indimenticabile nei film di Pasolini, di cui fu grande amica, ma anche con altri registi, come vedremo. A Bologna Laura Betti fondò nel 1980 il Fondo Pier Paolo Pasolini e il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca.
Oggi, a ottanta anni dalla nascita (e tre dalla morte, avvenuta nel 2004), queste due istituzioni bolognesi hanno voluto ricordarla con un incontro e alcune proiezioni al Cinema Lumière, compreso un video che raccoglie estratti di apparizioni televisive degli anni ’70, una pungente intervista sul ’68 e una selezione di sequenze di alcuni dei circa ottanta film da lei interpretati.
Laura Betti ha esordito nel mondo dello spettacolo nel 1958 come cantante jazz nel varietà di Walter Chiari “I Saltimbanchi”. L’anno seguente è a Milano per recitare nello spettacolo “Giro a vuoto”, che ottiene un clamoroso successo tanto da entrare nel cartellone della Biennale. All’inizio degli anni Sessanta passa al cinema e nel corso della sua lunga carriera cinematografica lavora con registi del calibro di Roberto Rossellini, Alessandro Blasetti, André Téchiné, Marco Bellocchio e Bernardo Bertolucci.
Nel 1963 incontra Pier Paolo Pasolini e con lui recita in “La ricotta”, cui seguiranno “Che cosa sono le nuvole” (1966), “La terra vista dalla luna” (1967), “Teorema” (1968, con cui vince una Coppa Volpi come migliore attrice a Venezia), e “I racconti di Canterbury” (1972). Autrice di numerosi libri, dal 1980 dirige il “Fondo Pier Paolo Pasolini”. Nel 2001 realizza il film-documentario su Pasolini intitolato “Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta sicuramente del lavoro più completo mai realizzato sulla vita dello scrittore e definito dalla Betti “un delirio sano”.
Il regista Mimmo Carlopresti, l’ultimo a dirigere Laura nel 2002, nel ruolo di una suora in La felicità non costa niente, così la ricorda: «Nonostante nell’ultimo anno avesse notevoli problemi fisici non aveva perso quella sua grande voglia di vivere, di dire la sua in quel modo un pò folle. Si dedicava anima e corpo alla Fondazione Pasolini, girava in tutto il mondo per andare a parlare di Pier Paolo o ad accompagnare i suoi film per i festival». Sul set, assicura Calopresti, «una volta superati i mille problemi per farla arrivare puntuale, per procurare le cose di cui aveva bisogno, entrava nella parte e allora diventava tutto semplice: le piaceva recitare e sapeva di essere molto brava e capace, si vedeva che ne era orgogliosa».
Torniamo al suo rapporto con Pasolini. L’incontro tra i Laura e Pier Paolo avviene nel ‘56 e coincide per Pasolini con la ripresa dell’attività drammaturgica dopo i tentativi giovanili. Il legame con Laura Betti è più di una felice adattabilità ai ruoli spesso difficili che Pasolini le ritaglia; come lui, la Betti si muove su percorsi originali, in contesti diversi e provocatori. Ma è cantare il modo d’espressione più originale per la Betti. La “giaguara”, che in quegli anni si impone sulla scena come “la cantante degli scrittori”, è per Pasolini la chiave per un approccio a un teatro in grado di tenere vivo un fermento che la produzione ufficiale non riesce neanche ad esprimere. Nello spettacolo Giro a vuoto, del 1960, la Betti interpreta canzoni con testi, tra gli altri, di Calvino, Bassani, Soldati, Flaiano, Moravia e dello stesso Pasolini.
La Betti è testimone e partecipe della metamorfosi del linguaggio pasoliniano dalla parola scritta alla ‘parola orale’. “Italie Magique”, il dramma umoristico sulla crisi delle ideologie, verrà scritto per lei e molti sono i progetti, non realizzati, che testimoniano il sodalizio tra i due.
Al teatro seguirà, appunto, il cinema. Ne “I Racconti di Canterbury” la Betti è la donna di Bath che sintetizza con la sua ‘volgarità’ tutto lo sparlare moraleggiante dei personaggi di Chaucer. Ne “La Ricotta” interpreta uno dei due poli entro cui tutto il film si svolge, ma questa volta non è il personaggio proletario, ma l’altrettanto inconsapevole Diva del cinema. Ed è ancora la Betti la buffa Desdemona in “Cosa sono le Nuvole. Frequente è poi l’uso della sua voce, che già aveva attratto Pasolini ai tempi di Giro a vuoto. E’ suo il doppiaggio della Signora Vaccari in “Salò” e di Madame Klotz in “Porcile”.
Questa fittissima collaborazione, che può risolversi anche in dei piccoli “cammei” (la turista in “La terra vista dalla luna”) dimostrano senz’altro un debito reciproco di lucidità e capacità d’espressione. Il sodalizio artistico tra Laura Betti e Pier Paolo Pasolini, che ha raggiunto forse il momento più alto in “Teorema”, film tra i più discussi di Pasolini, è il sodalizio di due anime in rivolta e la memoria che l’attrice ha continuato tenacemente a tener viva con numerose iniziative ci offre un altro spunto per ammirare un’artista che continua a rappresentare quella amara consapevolezza della realtà che la morte di Pasolini ha lasciato troppo spesso in ombra.
A cura di Claudio Bacilieri.
In sottofondo:
Laura Betti Jenny dei pirati di B. Brecht, musiche di K. Weill
Piccola Orchestra Avion Travel Che cosa sono le nuvole (autore del testo Pier Paolo Pasolini)
Antonio Faraò, Daniel Humair, Miroslav Vitous Teorema (Takes on Pasolini).