Gerardo Gerulewicz Vannini è un giovane compositore venezuelano. Alle sue molteplici influenze musicali non è estranea la terra emiliana da cui proveniva la nonna.
Metà italiano e metà polacco, Gerardo Gerulewicz Vannini è uno dei più affermati compositori venezuelani. Tre identità in una, per il maestro di Caracas, che da parte materna ha preso l’amore per l’opera e Giuseppe Verdi, e dal lato paterno il romanticismo intimistico di Chopin, ma è a tutto tondo un musicista calato nella realtà sudamericana, come dimostrano il Concierto latino eseguito con grande successo di pubblico alla Casa d’Italia a Caracas nel luglio 2006 con l’Orchestra Filarmonica Nazionale, e il poema sinfonico Orinoco, per il quale ha ricevuto dal Municipio di Caracas il premio per la musica.
Il côté italiano del musicista si colloca sull’Appennino modenese. La nonna, Fernanda Ricci, emigrata in Venezuela nel 1948 dopo aver vissuto a Bologna, era di Sestola, oggi nota stazione sciistica ma nel dopoguerra terra avara per molti. La madre, Marisa Vannini, è la presidente dell’Associazione Emiliano Romagnola di Caracas. Insegna all’Università Centrale del Venezuela ed è autrice di libri per bambini e saggi scientifici, dalla storia della medicina all’emigrazione italiana in Venezuela. Completa l’intelligenza di famiglia l’altro figlio Leonardo, pittore, presente con un’opera alla mostra “I sogni degli emigranti” che si è tenuta a Budrio (Bologna) nell’aprile 2005.
I Gerulewicz sono sempre in prima fila nelle attività della comunità emiliano-romagnola di Caracas. Lo scorso carnevale, ad esempio, la presidente Marisa ha organizzato una “merenda musicale in maschera” nel corso della quale Gerardo ha accompagnato al piano il tenore Filippo Cantelmo, anche lui di origine italiana, che ha interpretato arie d’opera e canzoni d’amore italiane.
Da Chopin alla maraquita
Nato a Caracas nel 1966, Gerardo Gerulewicz come molti compositori venezuelani ha completato la propria formazione musicale all’estero. A 25 anni è andato a Mosca dove ha superato l’esame di ammissione come compositore presso il Conservatorio Chaikovsky. In tasca aveva una laurea in ingegneria navale, che pensava gli sarebbe stata più utile, nella vita, della passione per la musica ereditata dal padre pianista. Per fortuna la musica ha preso il sopravvento, anche se ammette che “quello di compositore è un lavoro davvero poco redditizio”. Difficile infatti, in Venezuela – ma è così un po’ ovunque – convincere un’orchestra a suonare le opere di un giovane compositore. Troppi costi e troppi rischi.
Per questo, Gerulewicz si dedica anche all’insegnamento. E’ capo del dipartimento di musica dell’Università di Caracas e ha inoltre una cattedra di composizione alla scuola superiore di musica José Lamas.
Come pianista e compositore, Gerardo si è esibito anche in Germania e in Russia. Il suo repertorio spazia dalla musica sinfonica alla musica da camera, dalle composizioni pianistiche alla forma concerto. Tra i suoi lavori sono da ricordare, oltre ai già citati Concierto latino – con Claudio Carbó al piano – e Orinoco – un’affascinante avventura musicale dentro il paesaggio misterioso del grande fiume -, il Poema de sombra y fuego, dal gusto quasi espressionistico, e gli studi su Chopin, dove il romanticismo notturno del grande compositore polacco sembra accarezzato da leggere nostalgie sudamericane. D’altronde, basta ascoltare il Concierto latino con il suo cha cha cha d’apertura, per cogliere nella musica di Gerulewicz una vena di moderata allegria: la voglia, insomma, di melodia anche all’interno della seriosa musica contemporanea. “La mia è una musica neo-romantica – dice -, ma come compositore ho sperimentato di tutto, anche le avanguardie e la dodecafonia”. Ben venga, allora, il riconoscibile ma sensuale tango che chiude in bellezza il Trio per clarinetto, violino e piano op. 7.
A chi lo volesse conoscere, consigliamo di guardare su YouTube il video che lo riprende mentre esegue a quattro mani con Claudio Carbó una meravigliosa Maraquita.