30 giugno 2009
E’ davvero strano che in tempi come questi, sia dedicato un centro culturale a un operaio e sindacalista delle Officine Reggiane, a una persona come Giuseppe Soncini, che ha fatto della solidarietà, dell’attenzione per il prossimo, il motivo della sua vita. Accade a Reggio Emilia, dove la Filef e l’Istituto Fernando Santi, associazioni che si occupano di emigrazione, gli hanno anche dedicato una mostra fotografica, dal titolo “L’anima di un luogo. Appunti sulle maree e la vita di una città nel nord del Mozambico”.
La mostra mette in evidenza un aspetto importante dell’attività di Soncini, la lotta al colonialismo, che l’ha portato a condividere la vita degli ultimi della terra, gli africani. In particolare a Pemba, nel nord del Mozambico, dove “la forte escursione delle maree scandisce l’esistenza quotidiana della popolazione lungo la costa dell’Oceano”. “Qui – scrive Soncini – ho passato approssimativamente duecento domeniche durante le quali ho tentato di rappresentare cos’è la gioia della vita legata al mare e quanto sia grande la capacità della gente in Africa di divertirsi con quasi nulla”.
Nato a Reggio Emilia nel 1926, Giuseppe Soncini si iscrisse al PCI nel 1944 e ricoprì la carica di responsabile del Comitato di Fabbrica delle Officine Meccaniche Reggiane negli anni ’50, ai tempi dell’occupazione operaia contro la smobilitazione voluta dai governi di allora, subendo per questo più volte l’arresto. Fu presidente dell’Associazione Regionale Ospedaliera dell’Emilia-Romagna e vicepresidente della Federazione Italiana Associazioni Regionali degli Ospedali, e dal 1961 al 1975 presidente dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, che fece diventare un centro internazionale di assistenza ai popoli dell’Africa in lotta per la libertà e l’indipendenza dal colonialismo. Dal 1975, in veste di assessore al Comune di Reggio Emilia, avviò la politica dei gemellaggi, portando avanti in particolare un grande movimento di solidarietà con il Mozambico. Morì nel 1991.
Dante Bigliardi, presidente della Filef di Reggio Emilia, così ricorda Soncini.
“Era il 1951 e da poco ero tornato dalla Sicilia per un breve periodo di convalescenza. Il 18 aprile era fissata la giornata della solidarietà con i braccianti sul cavo del fiume tra Boretto e Poviglio. Quella mattina svegliandomi sentii un gran rumore: nella strada davanti alla casa dei Bigliardi e dell’osteria c’erano le colonne degli operai delle Officine Reggiane – circa un migliaio di persone – che andavano verso Boretto all’incontro con i braccianti che lavoravano al Cavo Fiume. La colonna guidata da Soncini fu fermata dalle forze dell’ordine e nel parapiglia Soncini fu ferito e dovette ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale di Poviglio. I segni di quelle ferite l’avrebbero accompagnato per sempre.
Giuseppe Soncini è stato uomo di tantissime battaglie. Giovanissimo entrò come operaio alle Officine Reggiane, poi la carriera sindacale e quindi l’impegno politico. Lo ricordo in Sicilia ad allestire il primo Festival Meridionale de L’Unità negli spazi della Fiera del Mediterraneo, poi a festeggiare con Togliatti la vittoria contro la cosiddetta “legge truffa”.
Quando divenne assessore del comune di Reggio Emilia, nella giunta Benassi, fu tra i primi a porre l’attenzione sui problemi dei reggiani emigrati all’estero, che chiedevano di essere aiutati a rientrare in patria. Allacciò rapporti con Gina Pifferi della Fratellanza Reggiana di Parigi e con gli emigrati in Germania, soprattutto nel Baden-Wurtenberg, intessendo un ricco calendario di incontri e scambi culturali. Ma il fatto di cui andava più fiero era il lavoro per i popoli dell’Africa”.