3 novembre 2009
Nell’era di Twitter e Facebook, del linguaggio sincopato degli sms, si può ancora scrivere d’amore? Scrivere in bella calligrafia non messaggi virtuali – sarebbe una contraddizione in termini – ma lettere di carta, lettere d’amore come nel film di Peter Greenaway I racconti del cuscino? Ricordate, nel film, la bella giapponese Nagiko che, in memoria dell’augurio vergato sul suo viso dal padre, diventò calligrafa lei stessa per scrivere sul corpo dell’amante le parole di un romanzo? Nella cultura giapponese l’ideogramma è parola e arte visiva, e anche la calligrafia islamica è strettamente collegata all’arte.
Da noi, a Bologna, la bella scrittura è il mezzo con cui si guadagna da vivere Barbara Calzolari, che dal 14 ottobre è ospite del Museo della Calligrafia di Mosca per la mostra mondiale di calligrafia. Richiesta in tutto il mondo, Barbara ha studiato in Ohio, è esperta dell’ottocentesco Spencerian script e traffica con inchiostri, colori e pennini per vergare sui fogli parole d’amore che i clienti custodiranno poi nelle loro case. Ha lavorato per FMR e per la Galleria d’arte moderna di Bologna; nel settore moda ha scritto inviti per Valentino e Dolce Gabbana, ha riscritto la prima enciclica di Benedetto XVI stampata da FMR, è stata invitata come calligrafa al G8 de L’Aquila
Intervista a Barbara Calzolari
Chiediamo a Barbara Calzolari di raccontarci com’è nata la sua passione per la calligrafia. E quali sono state le parole più belle che ha scritto?
Bella scrittura vergata sui fogli con manualità ottocentesca da una parte e, dall’altra, i tag dei writers tracciati velocemente sui muri della città. C’è un rapporto tra queste due forme di scrittura?
Ha mai pensato di poter scrivere sui corpi, come la Nagiko de “I racconti del cuscino” di Peter Greenaway? O come fanno la body art e la tattoo art?
Qual è il suo sogno nel cassetto, a questo punto della sua attività?