Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, la protagonista di oggi è una donna che ha saputo fare dell’insegnamento un moltiplicatore di conoscenza e di qualità della vita, in zone lontane dai grandi centri.
Ada Gregori nasce a Santa Vittoria di Gualtieri, nella pianura reggiana, il 23 settembre del 1900, perché è lì che il padre farmacista ha ottenuto una supplenza. Ma la sua famiglia è originaria di un paese della montagna, Casina, dove Ada tornerà ancora bambina per trascorrervi tutta la vita, salvo brevi pause in città per gli studi e il matrimonio.
L’ambiente familiare in cui cresce è di idee laiche e socialiste, e sono probabilmente queste idee a influenzare la sua scelta: vuole compiere gli studi magistrali e dedicarsi all’insegnamento. Un’attività intesa non solo come professione intellettuale ma come missione sociale: una missione contro l’analfabetismo, e a favore dell’educazione popolare.
Diplomatasi a 19 anni all’Istituto magistrale di Reggio Emilia, ottiene il suo primo incarico in una scuola elementare di Correggio, una sede che le sue colleghe considerano particolarmente disagiata: molti dei suoi alunni sono pluriripetenti, la sorpassano in altezza e vivono nei peggiori quartieri del paese. Ma è proprio qui che Ada si appassiona, da subito, alle teorie di Maria Montessori e alla sua idea del bambino come detentore di un tesoro di conoscenze e di curiosità potenziale da incoraggiare e sviluppare, un progetto che cercherà di praticare in tutta la sua esperienza di insegnante.
Nel 1923 sposa Aldo Tagliavini e si trasferisce in città, dove due anni dopo nasce il figlio Giorgio. Nel 1929, quando i coniugi si separano, Ada torna a Casina dai genitori insieme al piccolo e riprende l’insegnamento, che costituirà per il resto della sua vita la sua unica, vera passione.
Durante gli anni del fascismo diviene “maestra rurale” e con questo ruolo si vede assegnare sedi nelle più sperdute borgate della montagna reggiana. A Maro, ai piedi della Pietra di Bismantova, trascorrerà quasi un decennio, dal 1931 al 1940: sarà un’esperienza cruciale, che lei stessa ebbe a definire la sua “università di vita”. Qui infatti, senza strada carrozzabile, isolata dalla neve per molti mesi all’anno, senza luce e acqua corrente, condividerà insieme al suo bambino, in due stanzette sopra la scuola, la vita intera di una comunità di contadini e pastori poverissimi.
Organizza corsi serali di alfabetizzazione per adulti, crea una compagnia teatrale che si esibirà nelle feste del paese, tiene la corrispondenza con i paesani emigrati all’estero, i soldati e le loro famiglie, si fa mediatrice nei piccoli conflitti, svolge le pratiche burocratiche per ottenere sussidi e pensioni per i familiari dei caduti della Grande Guerra. In qualche caso, aiuta persino la levatrice nei parti più difficili.
Interpreta quindi il suo ruolo di maestra come una forma di cittadinanza attiva in una comunità solidale, senza sapere che questa modalità corrispondeva al modello che, in quella stessa epoca, veniva teorizzando la sua coetanea Hannah Arendt.
Negli anni della Seconda guerra mondiale torna con un incarico alla scuola elementare di Casina, un incarico che manterrà fino al pensionamento. Qui, nel suo borgo, riuscirà a realizzare esperienze di grande modernità per i tempi, come l’insegnamento delle lingue straniere e la pratica della scuola fuori dalla scuola: porta infatti i suoi alunni a contatto con il mondo del lavoro, realizza orti e giardini insieme a loro, organizza scambi con altre scuole sul territorio nazionale. Esperienze che oggi definiremmo “pilota”, e che ad Ada Gregori Tagliavini varranno molti riconoscimenti, ma soprattutto la gratitudine duratura del paese, che ha scelto di dedicare al suo nome la sezione ragazzi della biblioteca comunale.
[Per la realizzazione di questa puntata un ringraziamento particolare va ad Annamaria Tagliavini: il testo è tratto ed elaborato dalla scheda da lei scritta per l’“Enciclopedia delle donne”: www.enciclopediadelledonne.it/biografie/ada-gregori-tagliavini/]