16 giugno 2014
A un bolognese il termine “Bastardini” evoca uno dei palazzi più imponenti del centro cittadino, ovvero l’ex ospedale degli Innocenti (o Esposti), di proprietà della Provincia dagli anni Quaranta del Novecento, che ha ospitato tra gli ultimi il Dams, il Teatro La Soffitta, e oggi in parte è divenuto uno spazio espositivo. Proprio dai “Bastardini” e dalla Chiesa dell’ospedale di Santa Maria delle Laudi, vicino alla basilica di San Francesco e anch’esso dedito all’accoglienza dei pellegrini e dei mendicanti, proviene la gran parte delle trentadue opere – quadri, sculture e oggetti di devozione religiosa – allestite a palazzo Pepoli Campogrande in occasione della mostra “L’eredità dei Bastardini: dall’assistenza all’arte” che resterà aperta fino al 2 marzo.
Si tratta di un percorso che i curatori dell’evento, Gian Piero Cammarota, Marinella Pigozzi e Serena Maini, hanno realizzato analizzando il ricco patrimonio d’arte della Provincia per raccontare un importante capitolo della storia cittadina, quello che si apre intorno alla metà del XIII secolo quando sorgono le prime istituzioni volte ad accogliere i fanciulli abbandonati in tenerà età, i pellegrini e i mendicanti.
Sono opere che vanno dal Trecento al Novecento, in alcuni casi per la prima volta esposte al pubblico, e pezzi commoventi, come il “medagliere”, che raccoglie gli oggetti lasciati fra le fasce dei neonati abbandonati: monete e medaglie spezzate a metà, giustacuori, immagini sacre, rosari. Accompagnati in alcuni casi da una carta con il nome del fanciullo e la data di nascita, un semplice foglio inserito forse dalla mamma quale utile indizio per ritrovare in futuro il bambino, affidato spesso per disperazione alle cure dell’Ospedale.
Tra le opere in mostra ricordiamo la “Madonnacol Bambino” di Lippo di Dalmasio (1377-1410); la “Madonnacon Bambino con San Sisto, San Procolo, Sant’Eustachio, Santa Maria Maddalena” attribuito a Battista Dossi (1520-50); il “San Benedetto” di Bartolomeo Cesi (1590); il “Compianto sul Cristo morto” attribuito a Giovanni Battista Cremonini (1585-1610); la “Semiramide” di pittori emiliani (XVII secolo), e la “Resurrezionedi Cristo” di Gaetano Gandolfi (1792). I ritratti di Marco Minghetti di Giuseppe Ugolini (1888); di Andrea Costa di Oddone Scabia (1917); di Giuseppe Bacchellidi Mario Bacchelli (1930 circa) ci ricordano che nella collezione della Provincia di Bologna si intrecciano non solo i destini degli enti assistenziali, ma anche della famiglia senatoria dei Malvezzi de’ Medici e di uomini politici che hanno ricoperto importanti cariche cittadine e nazionali.
Per quanto riguarda la statuaria sono esposti un “Sant’Antonio” attribuito ad Angelo Piò; un “Ecce Homo” di manifattura bolognese della prima metà del 1500 e un “Compianto su Cristo morto” della prima metà del 1700. Completano la mostra un crocifisso processionale, un tronetto per esposizione eucaristica, un reliquiario a tabella e due rilievi dello stemma dell’Ospedale degli Esposti. La mostra è promossa dalla Provincia di Bologna in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni storici, artistici, etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini e con il sostegno di BolognaFiere. L’inaugurazione è sabato 18 gennaio, alle ore 17.
Orari:
19 gennaio – 2 marzo 2014
Palazzo Pepoli Campogrande, via Castiglione 7. Bologna
martedì – mercoledì: 14.00 – 19.00
giovedì- venerdì – sabato – domenica: 9.00 – 19.00
Ingresso gratuito
Parliamo della mostra con una delle curatrici, Serena Maini
Intervista Serena Maini