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17 Luglio 2015 | Mostre

A Bologna Li Songsong, uno sguardo sulla Cina

Al Mambo la prima personale italiana di uno dei più apprezzati artisti cinesi

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori oggi siamo al Mambo di Bologna dove, per la prima volta in Italia, possiamo ammirare l’opera di uno dei maggiori artisti della nuova scena cinese, Li Songsong. È nato a Pechino nel 1973, dove si è diplomato all’Accademia Centrale di Belle Arti e continua a vivere e a lavorare. Nell’ultimo decennio è stato protagonista di numerose mostre collettive in patria e all’estero. Al Mambo i grandi spazi a piano terra della Sala delle Ciminiere ospitano 27 opere dell’artista, prevalentemente di grandi dimensioni, realizzate a partire dal 2004.
Per le sue composizioni pittoriche Li Songsong  parte da fotografie e riproduzioni tratte da fonti accessibili a tutti quali giornali, riviste, archivi, libri, web, che immortalano momenti importanti così come piccoli eventi della storia contemporanea (prevalentemente cinese), per lo più rimossi nella moderna condizione del suo paese. Ma l’accento non è posto tanto sull’episodio storico, già conosciuto da tutti, quanto sulle modalità con le quali si sceglie di raccontarlo sulla scia dei continui mutamenti sociali.

Li Songsong interviene sulle immagini attraverso diverse tecniche pittoriche, conservandone solo gli elementi essenziali tramite una scomposizione e ricomposizione in porzioni quadrate e rettangolari, investite da grandi quantità di colore, come in  un mosaico. Lavora quindi sulle singole parti del quadro, che vengono ultimate una per volta, per poi andare a comporre l’immagine. Un esempio è “Big girls”, opera del 2013. Li Songsong parte da un’immagine balneare della nuora e della figlia di Mao, attorniate da uomini, le guardie del corpo, e, in primo piano, le gambe di un uomo seduto, lo stesso Mao. L’artista la scompone in rettangoli, grandi e piccoli, evidenziando con pennellate più accese il piede di Mao, in quella che potrebbe essere una scena di apparente e banale quotidianità.  Anche “Watching a Play”, opera del 2004, riprende un’immagine che è molto semplice da trovare sul web, quella della celebre partita a cui assistette il presidente americano Nixon e da cui i giornali trassero ispirazione per quella che fu definita la “diplomazia del ping-pong”: l’immagine è scomposta, i tratti, benché riconoscibili, sono essenziali. Sembra l’evocazione di un passato che è stato rimosso ma non è possibile cancellare. Così come in un’altra opera lo sguardo di una donna al tramonto è in realtà quello di una vedova della protesta di Tienammen.
Non mancano i riti del comunismo cinese con opere che rileggono immagini dell’educazione dei giovani o riunioni e cene ufficiali del partito (e significativo è il titolo di un opera del 2004 “Cold banquet”, dove figure incolori, appena abbozzate, banchettano  sotto la stella, qui nera, della Cina).  Ci sono anche tre ritratti del 2010 realizzati su doppio vetro di Lenin, Marx e del Che, quest’ultimo  ispirato alla celebre immagine sul tavolo dell’obitorio.

Chiude il percorso l’opera “Historical Materialism” del 2014, che dà anche il titolo a questa esposizione aperta fino al 30 agosto. Sembrano cadaveri quelli dipinti, in realtà questi corpi distesi con accanto un cartellino sono immagini di comparse del film “Spartacus”, un omaggio  a Stanley Kubrick e allo schiavo ribelle che osò sfidare Roma. E la sfida con la memoria continua,  anche a “colpi d’arte”. Tutte le informazioni sul sito www.mambo-bologna.org.

Un saluto dal vostro Carlo Tovoli.

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