Cari ascoltatori, a più di trent’anni dalla prima mostra in Italia di writers graffiti newyorkesi alla Galleria d’Arte Moderna (era il 1984), Bologna torna a far parlare di sé come la prima città italiana ad accendere i riflettori sull’arte urbana, la street art, e ad aprirle le porte di un museo, il museo della città, invaso con circa 300 pezzi, esempi provenienti da tutte le parti del mondo. Ci sono i grandi nomi internazionali, uno fra tutti il famosissimo Banksy, artista inglese originario di Bristol che continua a invadere le città di tutto il mondo con i suoi stencil che interrogano sui temi dell’attualità, della politica e della società odierna. E poi gli italiani Blu, Cuoghi Corsello, Rusty e Dado che ci ricordano come Bologna è stata dalla metà degli anni Ottanta la capitale del graffitismo urbano e della street art, accogliendo nelle sue strade e nei palazzi, in centro come in periferia, le loro opere che nulla hanno da condividere con un vandalismo grafico spesso dilagante.
50 anni di urban art. È passato infatti circa mezzo secolo da quando i primi writers iniziarono ad agire sui muri di Philadelphia e di New York. Cinquant’anni di vita e una molteplicità di forme, di nomi e di contesti etnici, sociali, politici e culturali. Il tutto reso più semplice dal diffondersi delle bombolette aerosol e dei pennarelli, fino all’uso delle nuovissime tecnologie digitali. L’arte urbana ha ormai una storia con opere degne di essere conservate e restaurate. Parliamo di tutto questo con Christian Omodeo, curatore insieme a Luca Ciancabilla della mostra in corso fino al 26 giugno.
Intervista a Christian Omodeo
In sintesi il percorso espositivo si articola in tre tematiche: la città dipinta, la città scritta e la città trasformata.
La prima ha come protagonisti indiscussi Banksy, Blu, artista di Senigallia considerato tra i migliori street artists del mondo, e il duo brasiliano degli Os Gemeos.
La “città scritta” ci propone autentici “strappi” di muri, confrontando le esperienze nazionali, come quelle dell’artista fiorentino Tommaso Tozzi, uno dei primi italiani a dipingere graffiti sui muri di Firenze, con quelle europee come i graffiti Punk olandesi.
La “città trasformata” è invece un focus sulla New York degli anni Ottanta, una vera e propria mostra dentro la mostra, che presenta la collezione donata nel 1984 dal pittore statunitense Martin Wong al Museo della Città di New York ed è per la prima volta visibile in Italia.
Siete favorevoli o contrari alla musealizzazione dell’arte urbana? È giusto strappare dai muri opere nate per essere effimere e conservarle come reliquie? Per partecipare all’acceso dibattito entrate in mostra…comunque la pensiate qualcosa resterà. Tutte le informazioni sul sito www.mostrastreetart.it.
Un saluto da Carlo Tovoli!