Il grande pubblico che ha affollato i padiglioni di Arte Fiera a Bologna ha potuto apprezzare l’omaggio che il mondo dell’arte ha riservato a un grande artista italiano, Alberto Burri, di cui ricorre proprio quest’anno il centenario della nascita. L’impatto visivo era notevole: in mostra per la prima volta un Cellotex del 1981 di grandi dimensioni (due metri per sei) difficilmente trasportabile e proveniente dalla Fondazione Palazzo Albrizzini-Collezione Burri di Città di Castello, luogo di nascita dell’artista.
L’Emilia-Romagna lo celebra anche con un’importante mostra di oltre 170 pezzi al Salone delle Scuderie del palazzo della Pilotta di Parma in corso fino al 29 marzo. Il titolo Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo Burri nasce dal confronto tra la sequenza di Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una Plastica o Cellotex col fuoco con il grande Cellotex, appunto nero, che dà avvio al percorso espositivo. La scelta non è casuale. Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’Università di Parma ha ricevuto infatti in dono, circa 40 anni fa, l’importante Cellotex dell’artista.
Attorno a questa opera, il curatore della mostra Arturo Carlo Quintavalle ha chiesto, negli ultimi due anni, a pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ricerca di Alberto Burri. L’idea è stata anche quella di chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell’arte, del grande artista scomparso. A questo invito hanno risposto generosamente, e con importanti opere, in molti: Nunzio, Mimmo Paladino e Luca Pignatelli, Marcello Jori e Giuseppe Maraniello, Giuseppe Spagnulo e Emilio Isgrò, Davide Benati e Concetto Pozzati, per citarne alcuni. Agli artisti è stato anche chiesto di illustrare le ragioni per cui l’opera donata si collega alla ricerca di Burri.
Si racconta poi il rapporto con Burri di molti artisti dagli anni ’50 in poi. Due i percorsi individuati, quello della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle strutture. Per fare questo si è attinto dalle raccolte dello CSAC puntando, ad esempio, su alcune figure del Gruppo Origine (1950-1951), con opere di Colla, Ballocco, Guerrini, e ancora del Gruppo 1 con Biggi.
Le esperienze dei due centri principali della ricerca di quegli anni, Roma e Milano, sono raccontate per cenni attraverso le opere di Gastone Novelli, Toti Scialoja e Lucio Fontana.
La mostra continua ricostruendo per poli, dalla Lombardia a Napoli, dalla Liguria all’Emilia, le proposte di alcuni dei molti protagonisti della ricerca sulla materia, ed ecco quindi, fra le altre, le opere di Tavernari e Spinosa, di Pierluca e Morlotti, di Mandelli e Bendini, di Arnaldo Pomodoro e Zauli. Era inoltre importante provare a definire, sia pure solo per cenni, il significato dell’opera di Burri fuori dei confini, così ecco la presenza in mostra di un pezzo di Joe Tilson e, a contrappunto, un grande collage di Louise Nevelson legato alla ricerca americana degli anni ’50, a cui si sono aggiunti un gruppo di collage della statunitense Nancy Martin.
Anche la fotografia ha una parte significativa. Prima di tutto con le immagini di Aurelio Amendola che hanno suggerito il titolo della mostra. Di Nino Migliori ecco un gruppo di pirogrammi degli anni ’50; di Mimmo Jodice un importante “muro”; di Giovanni Chiaramonte una ricerca degli anni ’70 su una casa distrutta; di Mario Cresci una sequenza sulle rocciose spiagge di Sicilia.
Assolutamente da non perdere! Un saluto da Parma dal vostro Carlo Tovoli
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18. Ingresso gratuito