25 gennaio 2011
Il 7 novembre scorso a Zonderwater, in Sud Africa, si è svolta la cerimonia di commemorazione dei 252 italiani morti qui in prigionia negli anni della seconda guerra mondiale. Nel sacrario di Zonderwater si celebra ogni anno anche l’amicizia fra i due paesi, nata proprio tra i reticolati di quello che fu uno dei più grandi campi di detenzione al mondo, arrivato a ospitare fino a centomila prigionieri. Circa ottocento degli internati italiani decisero, infatti, di restare in Sud Africa anche dopo la fine della guerra, dando il via all’emigrazione italiana in questo paese, poi irrobustita dall’arrivo di altre migliaia di connazionali (gli storici parlano di ventimila unità) nei primi anni Cinquanta.
A questa amicizia hanno reso testimonianza italiani e sudafricani, uniti fra le croci di Zonderwater nel sentito omaggio a coloro che non fecero ritorno alle loro case ma pagarono fino in fondo la tragica follia della guerra.
Aerei sudafricani hanno sorvolato il sacrario durante la cerimonia, un elicottero ha lanciato dal cielo petali di fiori sulle tombe, il coro ha cantato gli inni nazionali dei due paesi e i rappresentanti delle due nazioni hanno deposto corone di fiori ai piedi dell’altare e delle tre grandi croci che fanno da sfondo alle piccole croci bianche allineate in tante file uguali nel grande cimitero. A rappresentare l’Italia c’erano l’ambasciatore Elio Menzione, il console generale a Johannesburg Enrico De Agostini e l’addetto militare, colonnello Roberto Danieli. Per il governo sudafricano era presente il vice ministro della Difesa Thabang Makwetla, mentre le forze armate sudafricane erano rappresentate dal capo di stato maggiore dell’Aviazione generale Carlo Gagiano, di origine italiana.
Il presidente dell’Associazione Zonderwater Block, Emilio Coccia, ha accompagnato il vice ministro Makwetla e le altre autorità nella visita al museo che arricchisce il sacrario di preziose testimonianze degli anni di prigionia a Zonderwater. Coccia è anche il presidente dell’associazione Parma Nostra che raduna gli emiliano-romagnoli residenti in Sud Africa. Se oggi l’eredità di Zonderwater non è andata perduta, ma di essa beneficiano tutti gli italiani che vivono in Sud Africa, si deve all’impegno di Emilio Coccia, imprenditore e appassionato di storia, che scavando negli archivi militari con l’aiuto del governo locale e pazienza certosina ha compilato quasi centomila schede, vale a dire l’unica e completa documentazione esistente sulla vicenda.
Anche per il vice ministro Thabang Makwetla “Zonderwater è un appello a mantenere l’unità e la concordia all’interno della nostra collettività”, così come – ha detto rivolto agli italiani – è “un appello a mantenere ben vivo il ricordo delle vostre radici, a curare e a rafforzare i vincoli che vi legano alla vostra patria di origine, senza per questo venir meno al vostro dovere di lealtà verso un paese che generosamente vi ha accolti”. Il rappresentante del governo sudafricano ha concluso invitando gli italo-sudafricani “a fare il possibile per parlare italiano con i figli e nipoti: “è questo l’omaggio più bello che potrete fare ai nostri fratelli sepolti a Zonderwater”.