Cari amici e care amiche di RadioEmiliaRomagna, il protagonista di oggi è un uomo che è venuto da lontano per tramandare fino a noi un patrimonio che altrimenti avremmo perso.
Tra il luglio del 1954 e il gennaio del 1955, lo studioso americano Alan Lomax ha percorso l’Italia armato di magnetofono, per realizzare una capillare campagna di registrazione delle nostre musiche popolari. Figlio di John Avery Lomax, uno dei pionieri della ricerca folklorica americana, a quell’epoca Alan aveva già realizzato una monumentale attività di indagine negli Stati Uniti, anche in qualità di dipendente dell’American Folklife Center, l’archivio sonoro della Library of Congress di Washington. Le registrazioni effettuate allora dai due Lomax tra i musicisti afroamericani ci mettono in grado, oggi, di capire le origini del blues.
Nel 1950, durante la cosiddetta “caccia alle streghe”, indagato dall’FBI come sospetto sovversivo, Alan Lomax decide di trasferirsi in Inghilterra, dove collabora con la BBC per una serie di trasmissioni radiofoniche, pur mantenendo un filo diretto con gli USA: la Columbia World Library, infatti, gli ha affidato una collana discografica sulla musica etnica nel mondo.
Dopo una campagna di ricerca in Spagna, nel 1953 rivolge la sua attenzione all’Italia, un altro paese di cui ritiene necessario documentare il patrimonio musicale. Stipulato un accordo con il Centro nazionale di studi sulla musica popolare, l’unico archivio di questo tipo esistente nel nostro paese, nel luglio del ’54 lo studioso parte per un viaggio di ben 25.000 miglia, che dal Piemonte lo porterà fino alla Sicilia e alla Sardegna. Il bottino finale conterà circa tremila documenti sonori, corredati da numerosi diari fotografici, oggi divenuti preziosi.
A bordo di un furgone VolksWagen, in compagnia di Diego Carpitella, Lomax attraversa l’Emilia-Romagna nel mese di novembre. Prima di lui, il territorio regionale era stato interessato soltanto da una ricerca di Ernesto de Martino, che, pochi anni prima, nel Ravennate, aveva registrato testimonianze e canti. Lo studioso americano privilegia l’Appennino, dal Parmense al Forlivese, ma realizza le sue registrazioni – in tutto quasi cento – anche nelle pianure di Modena e Ferrara. I materiali che raccoglie con il suo registratore costituiscono un importante sondaggio del patrimonio orale emiliano e romagnolo. Sono canti, canti a ballo e danze, ma anche ninne nanne, filastrocche e riti legati al calendario: Capodanno, Vècia e Pasquella, Maggio lirico e drammatico.
In Romagna, per esempio, le ricerche mettono in luce un notevole numero di musiche di danze tradizionali. Nei territori di Civitella e di Bagno, infatti, Lomax registra un Ballo di invito, un Trescone, un Ballo della mela, un Ballo dei gobbi, una Pavanella, una Russiana e una Monferrina. Sono interessanti anche le tre versioni della Pasquella raccolte a Bagno e a Ranchio: si tratta di un antico rito itinerante di questua, legato alla notte dell’Epifania.
In territorio ferrarese, insieme ad alcune ninne nanne di splendida esecuzione, Lomax documenta un canto sociopolitico legato alle lotte bracciantili dei primi anni del dopoguerra, che poi confluirà in vari dischi: si intitola O cancellier e viene eseguito a Mezzogoro da un coro di voci miste.
Tra le indagini svolte in montagna, oltre a quelle che toccano l’Appennino bolognese, quello reggiano e quello parmense, si segnalano quelle che riguardano l’Alto Frignano, nel Modenese. Qui l’interesse dello studioso americano fu così attirato da indurlo a fissare la sua unica base operativa a Riolunato. Il piccolo paese, in quegli anni, offriva la possibilità di assistere a tutte le forme rituali e musicali del Maggio: quello lirico, quello epico, quello sacro (detto “delle anime purganti”) e quello profano (o “delle Ragazze”).
Strano a dirsi ma il corpus delle diverse registrazioni effettuate da Lomax sopra e sotto la Via Emilia risulta tuttora, per circa due terzi, inedito. Per ascoltarne almeno una parte si può consultare un CD che, fin dal titolo, rende l’idea del tesoro che contiene: Italian Treasury: Emilia-Romagna.
[per le informazioni si ringrazia l’etnografo Gian Paolo Borghi]