26 novembre 2013
Cari ascoltatori, è in corso in questi giorni una mostra a Imola presso il Centro Polivalente della Cassa di Risparmio, che ci fa scoprire un pittore e decoratore protagonista della pittura locale del Settecento, Alessandro Dalla Nave, Imolensis – Pittore di molto merito. Questo il titolo della mostra, uno stimolo – crediamo – anche per visitare i palazzi storici di Imola che nelle pareti e nei soffitti sono stati decorati da questo artista e dai suoi collaboratori, tra i quali il figurista Angelo Gottarelli,nato a Castel Bolognese nel 1740 e morto a Imola nel 1813, di cui ricorre il bicentenario della morte.
Ma torniamo al nostro Alessandro Dalla Nave, la cui vita, terminata alla veneranda età di 88 o 89 anni, quasi un record per l’epoca, è uno spaccato del Settecento nella nostra regione, e per questo ve la raccontiamo.
Com’era innanzitutto questo pittore? L’unico ritratto di Alessandro Della Nave che ci è pervenuto, mostra l’immagine di un uomo dal fisico mingherlino adatto ad arrampicare sui ponteggi, dal volto affilato, lo sguardo pungente sotto la frangetta alla moda Primo Impero, stretto in un curioso pastrano dal collo di pelliccia. Il pittore non ebbe mai la tentazione di ritrarsi in uno dei suoi dipinti e ugualmente fece il fido sodale e abile ritrattista Angelo Gottarelli.
Non conosciamo la data di nascita di Dalla Nave ma possiamo circoscriverla in un giro d’anni che va dal 1732 al 1736 grazie a tre puntelli cronologici: un documento d’archivio del 1760 lo cita come ventiquattrenne mentre alcune iscrizioni, riportate su alcuni fogli di disegni, ne testimoniano la longeva creatività dichiarandone l’esecuzione rispettivamente nel “1819 d’anni 87”, nel “1821 d’anni 88” e ancora nel “1819 anni 86”. Anche il luogo di nascita ha goduto di qualche dubbio d’identificazione; se è ormai certa la provenienza del pittore da Budrio, in passato venne citata Medicina come cittadina natale.
Un’informazione sui primi anni di vita di Dalla Nave ci dice che fu battezzato a Bologna, nella metropolitana di San Pietro. Nel 1797 chiese la residenza definitiva a Imola e nell’occasione dichiarò di abitarvi da 43 anni, vale a dire dal 1754. Dalla disamina del Registro degli Stati d’Anime della parrocchia di San Giacomo, sappiamo che nel 1760 il pittore risiedeva in via Gambellara, l’attuale via Cavour. Con lui erano la moglie Geltrude Carlotti e il figlio Luigi. La morte di Geltrude, nel 1764, a soli 31 anni, lo lasciò con due figli piccoli, Luigi e Maria Maddalena; la sua vedovanza fu di breve durata poiché si risposò nel giro di poco con Maria Stanzani. I Liber mortuorum di San Giacomo sgranano in stretto giro d’anni le date di morte dei figli avuti dalla seconda moglie; morti avvenute a pochi giorni dalla nascita: 1767, Geltrude di 40 giorni, 1768 Vincenzo di 26 giorni, 1769 un’altra Geltrude di 15 giorni.
Lasciata la parrocchia di San Giacomo (dal 1770 dai libri parrocchiali scompaiono notizie) vi ricompare a fine Settecento in casa Cenni posta in via del Carmine a pochi passi da Santa Caterina. Un documento del 1780 ci fornisce un’indicazione indiretta sulla sua fortuna come pittore: Alessandro Dalla Nave acquista una casa dalla compagnia dei Settantadue Nobili, posta in vicolo delle Carceri Vescovili. Dopo quasi trent’anni di permanenza in città, molti dei quali condivisi sul lavoro con l’architetto Cosimo Morelli, Dalla Nave può dirsi pittore affermato e l’acquisto di una casa sancisce il suo status non solo economico ma come cittadino imolese.
L’11 aprile 1790 per il nostro pittore avviene la consacrazione professionale da parte dell’istituzione che in Bologna e nella Legazione Pontificia, certificava competenza ed appartenenza al mondo artistico: da Vincenzo Mazzi e Petronio Fancelli, che in quel momento ricopriva la carica di Principe, viene proposta la candidatura di Dalla Nave come accademico d’onore presso l’Accademia Clementina, in qualità di “pittore quadrista”. Sedici voti favorevoli contro soli tre contrari, gli aprono le porte di palazzo Poggi, allora sede dell’Accademia.
Il 1801 però è connotato ancora da un fatto luttuoso, la morte della seconda moglie, Maria Stanzani, avvenuta a circa 70 anni dopo lunga malattia. Dopo la morte della moglie, Dalla Nave, non più giovanissimo, si stabilisce in casa del conte Zampieri, nel palazzo della nobile famiglia, in via Emilia 11, per poi lasciare definitivamente la parrocchia di San Giacomo nel 1816 e probabilmente stabilirsi, fino alla morte, in quella di San Domenico, al numero 47 della via Emilia.
Nel 1803 intraprende un passo verso una nuova dimensione professionale, quella dell’insegnamento, che forse aveva sempre praticato in maniera informale ma che da quel momento viene pubblicamente sancita nelle forme consuete dell’Accademia di Belle Arti. Un fitto carteggio tra il pittore e l’Amministrazione Comunale, va a delineare non solo la forma ma anche la sostanza di una pubblica scuola. I locali per crearla gli vengono messi a disposizione presso l’ex collegio gesuita di Sant’Agata e comprendono, oltre gli spazi necessari per l’attività scolastica, anche le stanze da utilizzarsi come abitazione privata.
Un’ultima traccia documentaria ci rivela il giorno e l’anno della sua morte, ed è il testamento nel quale è riportata la notizia del decesso avvenuto nella notte tra 8 e 9 novembre 1821. Così si chiude la vita terrena di Alessandro Dalla Nave, pittore di molto merito, accademico clementino e cittadino imolese.