28 aprile 2012
Cari ascoltatori abbiamo ripreso a percorrere le Strade dei vini e dei sapori dell’Emilia-Romagna, la bella iniziativa nata nel 1999, a seguito di un progetto speciale degli Assessorati regionali all’Agricoltura e al Turismo e che, a oggi, aprile 2012, conta ben quindici Strade: 2 sul territorio piacentino, 3 in quello parmense, 2 nel reggiano, 2 nel modenese, 2 nel bolognese e poi una strada ciascuna per le rimanenti province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Questi itinerari unici che intrecciano arte, natura e gastronomia, costituiti nei principali territori vitivinicoli e ad alta valenza gastronomica della regione, sono perfettamente descritti e trattati nel sito www.strade.emilia-romagna.it.
In questa nuova ricognizione, siamo partiti dalla provincia più settentrionale della nostra regione, da Piacenza per poi scendere, mese dopo mese fino il mare Adriatico. Tre mesi fa siamo entrati nella provincia di Parma percorrendone la Strada del Culatello di Zibello, poi siamo saliti in collina ad incontrare la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parmae ancora più suin Appennino a scoprire la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro.
Ora ci spostiamo nella provincia di Reggio Emilia, scendiamo di nuovo in collina per parlarvi della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa.
L’itinerario della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa parte da Reggio Emilia, città d’arte colma di tesori in parte ignoti al grande pubblico. Qui si mescolano reminiscenze romane e simboli del Medioevo, capolavori del Rinascimento e monumenti fra il barocco e il neoclassico, dando alla città un’immagine di grande equilibrio e atmosfera.
La cucina è di stampo decisamente emiliano e numerosi sono i ristoranti dove apprezzare le specialità del territorio, dall’erbazzone ai cappelletti in brodo fino al coniglio all’Aceto balsamico tradizionale. Reggio Emilia è la città dove nacque il Tricolore , poi assurto a vessillo nazionale, di cui è possibile visitare il Museo.
Dalla città la Strada s’avvia verso occidente, nell’alta pianura che conduce a Cavriago, unico posto in Italia ad avere un busto di Lenin esposto in piazza. Da qui, proseguendo sulla stessa strada, in breve si raggiunge Montecchio Emilia, principale centro storico della media Val d’Enza, ai confini col parmense. È riconoscibile dalla Rocca a pianta quadrangolare, uno dei manieri più interessanti della provincia. Da visitare l’interessante percorso didattico che mostra le strutture originarie del castello. Questo territorio è da secoli culla del Parmigiano Reggiano e, nei dintorni del capoluogo, nella frazione di Aiola, è possibile visitare lo storico casello settecentesco usato per la lavorazione del formaggio, oggi trasformato in museo.
A Montecchio sono di casa anche i vini, con diverse cantine nel raggio di pochi chilometri. Da qui la Strada propone una digressione verso nord, di nuovo sulla Via Emilia, alla scoperta di Calerno, nel territorio di S. Ilario d’Enza, dove sono i fabbricati e l’oratorio della Commenda, antico ospedale per i pellegrini. Ritornati a Montecchio, l’itinerario principale porta verso sud, a ridosso delle prime colline, nel comune di Bibbiano, patria del Parmigiano Reggiano e fiorente centro di produzione casearia. Alcune case-torri caratterizzano l’abitato, riconoscibile per la svettante torre campanaria della parrocchiale di S. Maria Assunta, una delle pievi più antiche del reggiano, più volte ristrutturata. Ancora verso sud il profilo di quattro colli equidistanti si erge improvviso al fondo dell’alta pianura.E’ l’annuncio delle terre matildiche. I quattro colli sono quelli di Quattro Castella che, come si evince dal toponimo, ospitavano altrettanti fortilizi a protezione di Canossa, posta più a sud.
Delle rocche di Vetro, Lucio e Zane non rimangono che pochi ruderi, l’unico rimasto è il castello di Bianello, a pianta poligonale e cinto da mura bastionate. Da vedere, nel capoluogo, alcune ville nobiliari, il monumento a Matilde e la chiesa di S. Antonino. Da qui la Strada offre l’imperdibile opportunità di fare una puntata verso i rilievi appenninici, nel cuore delle terre matildiche. Svoltando a destra si raggiunge S. Polo d’Enza, nodo viario e teatro di numerose dominazioni a causa della sua posizione strategica. Conserva la Rocca e il nucleo storico introdotto dalla medievale torre dell’Orologio. Da San Polo si entra in Val d’Enza lungo la statale 513, e ben presto si raggiunge l’abitato di Ciano d’Enza, sede del comune di Canossa. Anche qui i caselli del Parmigiano Reggiano sono numerosi e l’attività agricola si mescola con la lavorazione della pietra arenaria e dei vimini, oltre ai manufatti dell’artigianato artistico tipico reggiano identificato dal marchio dell’“Ars canusina”.
Ciano è il punto di partenza del Sentiero Matilde , che si spinge nell’Appennino reggiano fino alla Garfagnana. Dalla bella chiesa parrocchiale di S. Martino una strada tortuosa porta al possente castello di Rossena, situato su una rupe vulcanica, il meglio conservato dei castelli matildici. Dal cammino di ronda si gode un panorama unico sulla Val d’Enza, con la sagoma del castello di Canossa stagliata a levante. Di fronte, isolata, la torre d’avvistamento di Rossenella, altro importante elemento nel sistema difensivo canossiano. Non distante, il notevole affioramento ofiolitico della Riserva naturale della Rupe di Campotrera . Si prosegue per pochi chilometri e, finalmente, la famosa rupe di Canossa, coi resti del castello di Matilde e l’annesso piccolo museo all’interno della cinta. Qui, il 28 gennaio 1077, avvenne il famoso incontro del perdono fra l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII e ancora oggi, in tutto il mondo, l’espressione “andare a Canossa” è sinonimo di umiliazione e pentimento. Oggi restano pochi ruderi di un grandioso passato, ma il carico di suggestione è decisamente alto.
Dopo questa immersione nel Medioevo, ritornando a Quattro Castella la Strada riprende il tragitto principale nell’alta pianura verso est, correndo ai piedi delle colline, fra piccoli abitati e sontuose ville. Prima della frazione di Roncolo si estende il Parco provinciale di Roncolo . Successivamente, a Puianello, l’itinerario intercetta la statale 63 del passo del Cerreto.
Da questa, verso sud, si può raggiungere in breve il comune di Vezzano sul Crostolo, presidio difensivo medievale e luogo di antichi giacimenti di gesso. Nel centro storico, alcune case-torre e la pregevole chiesa di S. Martino. A sud del capoluogo si trova il Parco provinciale di Vezzano.
Sempre sulla statale, ma verso Reggio, s’incontra Rivalta, con tre ville ducali, memorie settecentesche di un ambizioso disegno che la voleva come “piccola Versailles degli Estensi”, oggi acquistata dal Comune e presto oggetto di restauro. Da Puianello l’asse principale della Strada porta, sempre verso est, ad Albinea con le sue belle ville e l’imponente Castello. Sul territorio, connotato da colline splendide e panoramiche, il castello di Montericco e i resti di quello di Borzano con la vicina tana della Mussina , importante cavità naturale.
Da Albinea si ritorna a meridione, lungo la strada che conduce alle pendici del monte Duro, nel territorio detto il “Querciolese”, zona di fenomeni naturali e di produzione di Aceto balsamico tradizionale. Salendo s’incontra prima il Cavazzone, un grande fabbricato colonico ottocentesco con residenza padronale, poi Cà Bertacchi, con gli scavi archeologici dell’età del Bronzo, e infine Regnano, con le “sorgenti salse”, interessanti vulcanetti eruttivi.
Da qui, piegando verso est, si raggiunge Viano, zona di ritrovamenti archeologici con il castello trecentesco e il caratteristico borgo di San Polo. Da qui è possibile spingersi verso l’Appennino, lungo la valle del torrente Tresinaro, e raggiungere Carpineti, col vicino castello matildico delle Carpinete, dotato di percorso museale e suggestiva veduta panoramica. Ora la Strada scende di nuovo verso la pianura e raggiunge la cittadina di Scandiano, definita dal Carducci “terra di sapienti e di poeti”. Infatti qui sono nati Matteo Maria Boiardo – il poeta dell’“Orlando innamorato” – e lo scienziato naturalista Lazzaro Spallanzani.
La Rocca dei Boiardo è di grande rilievo e meritano una visita le chiese cittadine e la casa dello Spallanzani. Scandiano è anche “Città del vino”: qui si producono ottimi vini bianchi e si svolge un’importante fiera agricola annuale nel mese di marzo. Da qui, percorrendo verso est una piacevole strada di collina, si può fare una puntata a Casalgrande Alto per vedere il bel castello turrito e, poco distante, il notevole complesso di villa Spalletti, antico possesso ducale immerso in un parco di 30 ettari.
Da Scandiano ci si avvia infine verso la pianura, nell’ultimo tratto della Strada, puntando a nord verso Arceto, dove si può vedere la chiesa e la rocca, e poi verso Bagno, sulla Via Emilia. Da qui, proseguendo verso i confini modenesi, il viaggio si conclude a Rubiera, con la Corte Ospitale, uno dei più importanti ospitali per i pellegrini e i viandanti del Medioevo.
Recentemente restaurata dal Comune e oggi adibita ad attività culturali, è un’ottima tappa d’arrivo anche per i viaggiatori del terzo millennio, a caccia di tradizioni e di sapori.
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