24 novembre 2012
Cari ascoltatori abbiamo ripreso a percorrere le Strade dei vini e dei sapori dell’Emilia-Romagna, la bella iniziativa nata nel 1999, a seguito di un progetto speciale degli Assessorati regionali all’Agricoltura e al Turismo e che, a oggi, luglio 2012, conta ben quindici Strade: 2 sul territorio piacentino, 3 in quello parmense, 2 nel reggiano, 2 nel modenese, 2 nel bolognese e poi una strada ciascuna per le rimanenti province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Questi itinerari unici che intrecciano arte, natura e gastronomia, costituiti nei principali territori vitivinicoli e ad alta valenza gastronomica della regione, sono perfettamente descritti e trattati nel sito www.strade.emilia-romagna.it.
In questa nuova ricognizione, siamo partiti dalla provincia più settentrionale della nostra regione, da Piacenza per poi scendere, mese dopo mese fino il mare Adriatico. Qualche mese fa siamo entrati nella provincia di Parma percorrendone la Strada del Culatello di Zibello, poi siamo saliti in collina ad incontrare la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e ancora più su in Appennino a scoprire la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro. Poi ci siamo spostati nella provincia di Reggio Emilia per parlarvi della Strada dei Vini e dei Sapori Colline di Scandiano e Canossa e della Strada dei vini e dei sapori delle Corti Reggiane. Siamo entrati nella provincia modenese, una provincia ricca di tradizioni enogastronomiche e abbiamo attraversato prima, la Strada “Città Castelli Ciliegi” e poi la Strada dei vini e dei sapori della pianura modenese. Siamo risaliti in territorio bolognese ad incontrare il territorio della Strada dei Vini e Sapori dell’Appennino Bolognese, ci siamo spinti verso est a incrociare le Strada dei vini e dei sapori dei colli d’Imola, scesi di nuovo a valle verso la Strada dei vini e dei sapori della provincia di Ferrara e ora di nuovo risaliamo la collina per percorrere la Strada del Sangiovese e dei sapori delle Colline di Faenza.
L’itinerario prende le mosse da Faenza, città che merita una visita più che approfondita. Famosa in tutto il mondo per le sue ceramiche, mostra notevoli testimonianze di una storia millenaria: nel centro storico la Cattedrale, con dipinti e bassorilievi di pregio, i palazzi e la suggestiva piazza del Popolo. Poi le chiese di S. Maria dell’Angelo, con il notevole altare maggiore, e di S. Maria Vecchia, con il bellissimo campanile. Numerosi i musei, fra cui spiccano il Museo internazionale delle Ceramiche, compendio della tradizione artistica faentina; il Museo del Neoclassicismo, negli storici ambienti di palazzo Milzetti e la Pinacoteca comunale, con pregevoli dipinti e la scultura lignea di S. Girolamo opera di Donatello. Faenza è anche un importante polo agroalimentare soprattutto nel settore ortofrutticolo e in quello della distillazione: ottime qui la frutta, le grappe e le acquaviti d’uva.
Da Faenza la Strada punta verso le colline vitate della Doc locale, lungo la valle del Lamone, per passare poi in quella del Senio. Attraversando le località di Pergola e Tebano, si raggiunge Castel Bolognese, di nuovo sulla via Emilia, allo sbocco del Senio in pianura. Antico borgo fortificato bolognese, subì la distruzione quasi totale nella Seconda guerra mondiale in quanto caposaldo tedesco. Oggi è un rilevante centro vitivinicolo con produzioni di Sangiovese e Cagnina, ancora impreziosito da alcuni significativi monumenti, come la chiesa di S. Francesco, dai pregevoli interni e la parrocchiale di S. Petronio, con interessanti affreschi.
Da vedere anche il Museo civico, che ospita collezioni archeologiche, storiche ed artistiche di diverse epoche, e l’antico canale dei Mulini con il mulino Scodellino, che conserva ancora al suo interno antichi macchinari molitori. Dal parco delle Rimembranze s’imbocca la statale 306 che risale la valle e conduce a Riolo Terme, località di villeggiatura, centro frutticolo e vinicolo, nonché zona di produzione dello scalogno di Romagna. Il capoluogo conserva l’antico nucleo medievale con la splendida Rocca di foggia rinascimentale e, nella parte più moderna, la chiesa parrocchiale contenente pitture di pregio. Nei pressi del corso del Senio si trova l’elegante complesso termale in stile liberty. Nel territorio di Riolo Terme si trova anche una delle porzioni più suggestive del vasto complesso carsico della Vena del gesso, una lunga cresta rocciosa di selenite (varietà brillante di gesso messiniano) tipica di questa zona della Romagna, destinata a diventare Parco regionale.
Da Riolo Terme il percorso procede sulla statale fino all’abitato di Isola, da cui si può fare una puntata agli orridi del Rio Basino, luogo misterioso e affascinante caratterizzato da grotte e anfratti inframmezzati da piccole cascate e pozze d’acqua. Da Borgo Rivola, proseguendo sulla statale, si entra nel paesaggio carsico della Vena, tagliata dal Senio e anche dall’attività estrattiva dell’uomo. Uno scenario lunare apprezzabile pure nella grotta del re Tiberio, sulle pendici del monte Mauro, e attraversabile con la strada che, subito dopo Borgo, sale a sinistra verso il cuore della Vena. Poco dopo questo bivio, sempre mantenendo la statale, s’incontra la bella chiesa romanica di S. Giovanni Battista, detta di Valsenio, un tempo parte del complesso di un’importante abbazia benedettina. Poco distante, la bella villa del Cardello, dimora dello scrittore faentino Alfredo Oriani. Si giunge infine a Casola Valsenio, capitale italiana delle erbe e sede dell’importante Giardino delle erbe officinali, nonché luogo di salvaguardia dei “frutti dimenticati” come le giuggiole, le pere volpine o le mele della rosa. Da vedere la chiesa parrocchiale, con dipinti seisettecenteschi. Sulla statale, poco prima di Casola, una strada a destra conduce ai resti dell’antica rocca di Monte Battaglia, posizione panoramica sullo spartiacque tra le valli del Senio e del Santerno imolese. Questo punto strategico fu conteso anticamente e lo fu anche nella Seconda guerra mondiale, quando costituì un solido baluardo difensivo tedesco sulla linea Gotica: una “piccola Cassino” che vide, nell’autunno 1944, duri combattimenti fra tedeschi, americani e partigiani.
Da Casola l’itinerario punta poi verso levante, lungo la strada di valico che conduce nella valle del torrente Sintria. E’ la cosiddetta “strada della lavanda”, con le fioriture della profumata pianta a fare da siepe al passaggio. Si scende a Zattaglia e si risale sul crinale che porta di nuovo nella valle del Lamone, lungo una strada panoramica di grande effetto – nel contrasto tra vigneti e calanchi – che costeggia il Parco naturale del Carnè, finché non si giunge alla bellissima Brisighella, terra di vini e di un ottimo olio d’oliva extravergine.
Principale centro della valle, moderna e accogliente stazione termale, conserva intatta l’architettura medievale e rinascimentale, che la rendono uno scenario ideale per le famose feste medievali estive. L’abitato è dominato da tre speroni di gesso, uno dei quali è sormontato dalla maestosa Rocca edificata dai veneziani nel Cinquecento. Sugli altri due dominano la torre dell’Orologio e il santuario della Madonna del Monticino. Da non perdere la pittoresca via degli Asini, un antico loggiato sopraelevato sulla piazza comunale, le pregevoli chiese e i musei cittadini. All’uscita di Brisighella, lungo la statale 302 che risale la valle, si trova la notevole e antichissima pieve di S. Giovanni in Ottavo o del Tho, di foggia romanica, con interni pregevoli e un’interessante cripta. Da qui la Strada propone una puntata verso l’alta valle, fra i paesaggi delle medie colline brisighellesi, con diverse realtà agrituristiche in zona.
Da Brisighella il percorso principale si dirige poi verso sud e raggiunge la val Marzeno oltrepassando il crinale di confine con il territorio di Forlì-Cesena, raccordandosi alla Strada dei vini e dei sapori di questa provincia a Modigliana, il cui territorio fa comunque parte della Doc vinicola faentina. Da qui l’itinerario scende rapidamente lungo la valle in direzione nord costeggiando il torrente. Rientrato in territorio ravennate, tocca gli abitati di Scavignano e Marzeno e, poco dopo Rivalta, devia a destra e, attraverso S. Lucia delle Spianate, raggiunge la Torre di Oriolo dei Fichi, massiccia struttura difensiva di fine Quattrocento realizzata a protezione della città di Faenza. Da qui si gode un ottimo panorama sulla città e sulle rigogliose colline circostanti ricoperte di vigneti. Da Oriolo si raggiunge velocemente la via Emilia e, verso occidente, il percorso si chiude a Faenza. Una chiusura utile per chi, alla partenza, non aveva trovato il tempo di acquistare una ceramica d’arte nelle oltre sessanta botteghe di ceramisti presenti in città.
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