Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, il protagonista che vi raccontiamo oggi ha portato sul palcoscenico tante persone che non avrebbero mai pensato, a loro volta, di essere protagoniste di una storia.
Nato a Firenze, Antonio Tassinari era arrivato a Ferrara nel 1981, poco più che ventenne, dopo aver partecipato, già negli anni Settanta, in Toscana, a due esperienze collettive fondate sull’attività teatrale. Nella città estense si era fermato per seguire un seminario diretto da Cora Herrendorf e Horacio Czertok, i fondatori del Teatro Nucleo, una compagnia che aveva dovuto lasciare l’Argentina dopo il colpo di stato dei militari e la violenta repressione degli oppositori, una repressione fatta di torture, sparizioni e omicidi.
L’impegno del Teatro Nucleo è rivolto in modo particolare ai luoghi della vita comunitaria in cui si concentra la sofferenza, dagli ospedali psichiatrici alle carceri, dai centri di recupero per le tossicodipendenze ai quartieri disagiati, e in questa vocazione Tassinari si ritrova in pieno. Con il Teatro Nucleo affina le sue qualità di attore e di regista, impossessandosi delle tecniche utili a portare il teatro fuori dai luoghi tradizionalmente deputati allo spettacolo.
Nello stesso torno di tempo, a Pontelagoscuro, un borgo alle porte di Ferrara, sulla riva destra del Po, un grande edificio costruito nel secondo dopoguerra come magazzino, e poi adibito a cinema, il glorioso “CinePo” (già “Astra”), giace nel silenzio in cui è rimasto dopo la crisi delle sale cinematografiche degli anni Ottanta. Rilevato dal Comune, viene affidato in gestione al Teatro Nucleo, che ne fa la sua nuova sede e la intitola a un grande scrittore argentino, Julio Cortázar.
Prima dell’inaugurazione, nel 2005, gli artisti Omar Gasparini e Ana Serralta dipingono sulle parti esterne due grandi murales: uno racconta la storia della compagnia teatrale, l’altro, realizzato insieme alla comunità pontesana, rievoca i luoghi del paese prima e dopo i bombardamenti alleati che lo rasero al suolo nel 1944.
Ed è proprio da questa operazione di scavo nella memoria del paese – uno scavo a cielo aperto, nato dall’incontro di persone diverse, dall’intreccio delle loro vicende e delle loro voci – è da qui che nasce l’idea di realizzare, in questo luogo, un esperimento di teatro comunitario. Il progetto, coordinato da Antonio Tassinari e Cora Herrendorf, parte nel 2006, voluto e sostenuto dal Teatro Nucleo, dal Comitato “Vivere Insieme” di Pontelagoscuro, dal Centro servizi per il volontariato e dal Comune di Ferrara.
Da quel giorno, una volta alla settimana, studenti, commercianti, maestre, operai, pensionati, bambini e impiegati, mettendo da parte i confini generazionali e sociali, si riuniscono in teatro per raccontare le proprie storie e per farne materia di una rappresentazione a cui tutti partecipano. E di spettacoli ne vengono messi in scena tanti: “Il Paese che non c’è”, “Gran Cinema Astra”, “La Patria Nuova”, “Signora Memoria”…
Un’avventura che continua tuttora, anche dopo la scomparsa di Antonio, nel giugno del 2014. Sembra di sentirlo ancora, con il suo entusiasmo e la sua forza creativa, mentre ricorda a tutti i partecipanti che, al di là di una recitazione perfetta, di un testo politicamente corretto, di una tesi di fondo moralmente irreprensibile, ciò che conta, alla fine, è che fare teatro porti a cambiare qualcosa nel modo di stare insieme, di fare gruppo, di essere una comunità.
[per riascoltare la voce di Antonio Tassinari vi rimandiamo all’intervista rilasciata a RadioEmiliaRomagna nel febbraio del 2013, in occasione dello spettacolo “Memorie migranti”: www.radioemiliaromagna.it/programmi/sguardo-altrove-storie-emigrazione/teatro_comunitario_plata.aspx]