13 ottobre 2011
Bologna sì, Bologna no. Un agile e gustoso libretto ci spiega cosa fare e cosa non fare, dove andare e dove non andare, cosa vedere e cosa non vedere a Bologna. Gli autori sono due: uno dice no e l’altro dice sì. Chi ascoltare?
GLI SCRITTORI ROC
La tradizione musicale bolognese ha avuto un impatto notevole sulla produzione letteraria degli scrittori petroniani, che il più delle volte sono raffinati esperti di musica se non addirittura musicisti che militano o hanno militato in bend.
Il numero uno è Enrico Brizzi, quello che tutti conoscono per Jack Frusciante è uscito dal gruppo, capolavoro tardoadolescenziale che dovrebbero far leggere nelle scuole, testo fondamentale per chi vuole respirare un po’ di sana Bologna primi anni Novanta. Ma non ha mica scritto solo quello. In più di quindici anni di attività letteraria lo scrittore ha prodotto tanti libri e, cosa che non è da tutti, si è saputo rinnovare. Brizzi è una roc star, i suoi riding sono dei veri e propri concerti durante i quali si fa accompagnare da musicisti noti in città, ultimo di questi Yu Guerra. Altro rocher non di primo pelo è Gianluca Morozzi, penna instancabile di matrice springstiniana con una produzione “cinese” di libri, nel senso che ne scrive tanti e sono uno più bello dell’altro. Sul fronte roc non può mancare il fuoriclasse fuorisede Emidio Clementi (ormai bolognese a tutti gli effetti), bassista e cantante dei cupi Massimo Volume, indimenticabile be nd a cui la Bologna di un certo immaginario collettivo deve tantissimo. Lo stesso vale per l’affascinante scrittrice Grazia Verasani. Le donne descritte nei suoi libri vagano con una paglia per una Bologna nuar dal cielo bianco disegnato magistralmente dalle matite di Andrea Pazienza, ma qui c’è un tocco femminile di classe che scava ancora più a fondo nelle anime dark dei protagonisti. E poi è anche una bravissima cantante, una voce emozionante, altro che quel cialtrone di Danilo Masotti, cantante dei New Hyronja e ora scrittore di best seller quali Il Codice Bologna e Umarells, pietre miliari della bolognesità contemporanea.
GLI SCRITTORI NOIR
Non se ne può più. Assolutamente.
Uno guarda la televisione e c’è la faccia di Carlo Lucarelli. Uno legge il giornale e c’è la faccia di Carlo Lucarelli. Uno va in libreria e c’è la faccia di Carlo Lucarelli. Uno accende la radio e c’è la voce di Carlo Lucarelli. Uno cazzeggia su internet e si ritrova la faccia di Carlo Lucarelli. Ci manca solo di aprire il frigo e ritrovarselo anche lì, il buon Carlo.
Grazie, Carlo. Sei un grande. Hai fatto tredici. Da un pezzo.
Ma bòna lé!
Sì, perché è diventato peggio del prezzemolo, come si suole dire. Lui come il resto della folta truppa noir bolognese. Che insiste con ‘sta storia del genere giallo-nero tra le mura della città. O all’interno dei confini emiliano-romagnoli. Giacché il buon Carlo è poi di Parma. E vive nel bolognese.
Ma non c’è solo lui. C’è anche Marcello Fois. Diffusamente spacciato per bolognese doc. Benché sia di Nuoro. Che non significa niente. Ma va detto. Poi c’è Loriano Macchiavelli. Tale tra quel di Vergato e San Lazzaro di Savena. E Valerio Varesi, che è di Torino, così come di Parma e di Bologna. E Sandro Toni. E la sua Cineteca. E Alfredo Colitto. Bolognese d’adozione. E Matteo Bortolotti. Quasi esoterico. E tanti altri. Alcuni conosciuti. Pochi famosi. Molti ignoti.
Un fenomeno, quello del noir e del capomastro Lucarelli, che sa di Piero Angela. Ovunque uno guardi, eccoli lì. Il genere e il suo amministratore delegato. Sempre sull’attenti. A parlare, scrivere, presentare, intrattenere, annoiare. Sì, dai. Bravi e intelligenti e agguerriti e dalle penne valorose. Nessun dubbio a riguardo. Ma, in fondo in fondo, non se ne può proprio più. Che siano forse un po’ troppo bravieri? Troppo intellettuofili? Troppo inquadrati? Troppo preparati? Insomma, troppo, in generale? Forse è così. Quando è troppo, è troppo. Forse ‘sto noir ha veramente cotto il razzo.