Se ne è andato, il 25 luglio a Milano, uno dei più grandi interpreti della musica verdiana: Carlo Bergonzi. Aveva compiuto 90 anni lo scorso 13 luglio. Pochi mesi fa, il mensile Classic Voice aveva chiesto a cento cantanti lirici di ieri e di oggi di scegliere i più grandi interpreti verdiani di tutti i tempi. Bergonzi aveva trionfato fra i tenori, precedendo Del Monaco, Corelli, Domingo, Pavarotti e Pertile. Una specie di incoronazione decretata dai suoi stessi colleghi, ma prima di tutto a gran voce dai melomani, che spesso lo avevano indicato come Il “tenore verdiano del secolo” , poiché l’unico interprete ad avere all’attivo nella propria discografia tutte e 31 le arie verdiane per tenore. Aveva l’apprezzamento e l’amicizia di un altro grande tenore della nostra terra, Luciano Pavarotti, che lo chiamava affettuosamente “il campione”. Ma legare il suo nome esclusivamente alle interpretazioni verdiane sarebbe veramente riduttivo, visto che si è cimentato egregiamente in tutte le più grandi parti del repertorio tenorile, da Pollione a Edgardo, da Chenier a Maurizio di Sassonia, per non parlare delle opere di Puccini.
Bergonzi ha cominciato gli studi a Parma da baritono, al Conservatorio Arrigo Boito, dove ha seguito i corsi di Ettore Campogalliani con Renata Tebaldi ed Aldo Protti. Dopo la battuta d’arresto a causa della seconda guerra mondiale, dove è stato artigliere , ha ripreso gli studi a Brescia con il baritono Edmondo Grandini
Bergonzi aveva una voce bellissima, chiara, dal volume buono, ma non debordante, oltre alla dizione nitida e un’eccellente preparazione tecnica, forse la più raffinata in ambito tenorile in quell’epoca. Una voce che gli ha permesso di imporsi al pubblico e alla critica.
Il debutto risale al 1947, in un piccolo teatro parrocchiale a Varedo, presso Milano, come Figaro ne Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, a cui seguirà l’esordio, nello stesso ruolo, in un “vero” teatro a Lecce.
Il cambio di impostazione vocale, da baritono a tenore, avviene nel 1949. Lui stesso racconta in un’ intervista che alla fine di una recita a Livorno nel ruolo di Sharpes, intona con il tenore Giuliano Masini il do finale del duetto fra soprano e tenore. Si accorge di non compiere alcuno sforzo e capisce che forse deve cambiare impostazione e ricominciare. Chiede consigli a Gigli e Schipa, sulla respirazione e sull’emissione della voce, saranno quelle le sue lezioni.
Agli esordi viene scritturato dalla Rai per il cinquantesimo anniversario della morte di Verdi, per interpretare in radio Giovanna d’Arco con la Tebaldi, Simon Boccanegra ed I due Foscari diretto da Carlo Maria Giulini, oltre a Pagliacci. E poi i grandi teatri, il debutto alla Scala di Milano nel 1953, allo Stoll Theatre di Londra con La forza del destino e al Teatro Colon di Buenos Aires e nel 1955 debutta negli Stati Uniti, alla Lyric Opera di Chicago con Il tabarro di Puccini, L’amore dei tre re di Montemezzi. Nel 1956 gli si aprono le porte dell’ambito Metropolitan Opera di New York.
Nella sua lunga e feconda carriera Bergonzi ha cantato sotto la direzione di grandi bacchette, von Karajan, Georg Solti, Riccardo Muti, Thomas Schippers, Tullio Serafin, Bruno Walter che ammirava moltissimo, Dimitri Mitropoulos, Nello Santi, James Levine, Gianandrea Gavazzeni, Georges Prêtre, Lorin Maazel, Bruno Bartoletti, Leonard Bernstein, Antonino Votto. Ovviamente, viste le sue capacità e varietà di repertorio ha cantato con i più celebri soprano e mezzosoprano della sua epoca, da Maria Callas a Renata Tebaldi, da Montserrat Caballè a Raina Kabaivanska.
Carlo Bergonzi conclude la sua carriera artistica nel 1995 con una serie di concerti a Vienna, alla Carnegie Hall di New York, alla Scala di Milano ed al Theatre de l’Athénée di Parigi. Si dedica poi all’attività didattica.
Molto legato alla sua terra e alle sue tradizioni musicali assume la presidenza del Concorso Voci Verdiane di Busseto, dimostrando doti di eccezionale didatta già nel momento della preparazione del concerto dei finalisti. Fonda poi l’Accademia verdiana Carlo Bergonzi che diventa una realtà concreta nel 1985 .Tra i numerosi allievi, ne citiamo solo alcuni: – i tenori Vincenzo la Scola, Roberto Aronica, Giorgio Casciarri, Salvatore Licitra, Philip Webb, – i baritoni Alberto Gazale e Giuseppe Altomare; – i bassi Michele Pertusi e Enrico Giuseppe Iori; – i soprani Daniela Lojarro e Antonella Banaudi; – i mezzosoprani Elisabetta Fiorillo e Edyta Kulczach.
Ha ricevuto durante la sua carriera innumerevoli riconoscimenti e prestigiosi premi
Tre anni fa il consiglio comunale di Milano lo aveva insignito dell’Ambrogino d’oro.
Due settimane fa Busseto aveva tributato a Bergonzi un omaggio per il novantesimo compleanno con un concerto dell’Orchestra filarmonica italiana, diretta da Fabrizio Cassi.
Con lui se ne va un pezzo di storia della lirica – come dice Maurizio Roi – sovrintendente della Fondazione Arturo Toscanini , e con la quale ha collaborato in più occasioni. Carlo Bergonzi riposerà nel cimitero di Vidalenzo, nel piccolo comune di Polesine Parmense dove era nato.
http://www.magazzini-sonori.it/esplora/esecutori/carlo_bergonzi.aspx