Torniamo ad occuparci di agrobiodiversità, dopo avervi raccontato delle tante varietà di mele antiche e di altri fruttiferi, oggi vi parliamo della vite. Siamo sempre in terra di Romagna, dove da alcuni anni agricoltori appassionati, stanno vinificando alcune uve del nostro passato, dalle caratteristiche molto particolari.
Quasi vent’anni fa, da un gruppo di produttori agricoli, ristoratori, artigiani e commercianti, nasceva, nelle colline di Faenza, l’Associazione Torre di Oriolo, recentemente diventata Onlus. L’obiettivo, oggi come all’ora, è quello di valorizzare il patrimonio storico, naturalistico ed enogastronomico della zona, oltre a restituire l’utilizzo agli abitanti della torre medievale, attualmente di proprietà del Comune di Faenza.
Tra i vitigni simbolo di questa zona è il Centesimino, anche conosciuto come Savignon Rosso. Ci facciamo raccontare la sua storia da uno dei produttori di Oriolo dei Fichi, Claudio Ancarani, e anche uno dei fondatori dell’Associazione. In casa Ancarani si produce vino da tre generazioni. Claudio, ci racconta come è avvenuta la riscoperta del Centesimino.
Intervista Claudio Ancarani
Anche dietro al nome Centesimino c’è anche una storia da raccontare. Il nome deriva dal soprannome di Pietro Pianori, detto appunto “il Centesimino”, che proprio nel centro di Faenza, dentro la corte di un palazzo, trovò una pianta di questa vite scampata alla filossera. Siamo attorno agli anni ’30 e il parassita aveva distrutto la maggior parte delle coltivazioni locali ma, probabilmente grazie alle mura del giardino, questa pianta si era salvata e ne vennero ricavate le marze per costruire un nuovo vigneto. Ma tornando ai giorni nostri al momento di iscrivere nel registro nazionale delle varietà di vite questo vitigno, gli agricoltori della Torre di Oriolo hanno avuto un ruolo particolare . Sentiamo in merito Claudio Ancarani.
Intervista Claudio Ancarani
Nell’azienda Ancarani da alcuni anni però si produce anche un altro vitigno della biodiversità romagnola recentemente riscoperto: il Famoso o Rambella, un vitigno versatile, resistente, piuttosto produttivo che puo’ dare soddisfazioni sia in campagna che in cantina. Sentiamo il perché di questa scelta dallo stesso Ancarani .
Intervista Claudio Ancarani
Oggi nella azienda Ancarani sono prodotte all’anno circa 3.500 bottiglie di Famoso, a cui Ancarani ha dato il nome di fantasia: “ Signore” e un’etichetta accattivante quanto il vino stesso.
Si tratta di un vino bianco e non troppo alcolico, dal profumo particolarmente ricco e fruttato, con note di nespole, pesche e glicine. Un vino giusto per un consumo giovane, sempre più ricercato dal mercato, e come tale proposto nei ristoranti ed enoteche della zona.
Tra i maggiori estimatori di più questo vino troviamo giapponesi e americani in primis, sempre più spesso alla ricerca di nicchie di gusto e di sapori identitari di cui l’Italia è sicuramente ricca. Per il vitigno Famoso si potrebbero quindi augurare scenari internazionali, anche se per il momento il primo motore di diffusione rimane la vendita diretta in azienda e le manifestazioni alla Torre di Oriolo.
Centesimino e Famoso fanno parte di un elenco di vitigni iscritti in un repertorio regionale dell’agrobiodiversità, istituito dalla Regione Emilia-Romagna nel 2008 e di cui ci parla l’enologa Marisa Fontana, uno dei tecnici incaricati dalla Regione per questo progetto.
Intervista Marisa Fontana
Bene ringraziamo i nostri ospiti Claudio Ancarani e Marisa Fontana per essere stati con noi. Un saluto da Cinzia Leoni.