Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, il protagonista di oggi non è un uomo in carne e ossa. La sostanza di cui è fatto ha la stessa volatilità dei sogni, della fantasia, dei racconti di avventura. Ma le sue radici sono immerse nel Mediterraneo e il suo creatore terreno è stato partorito a poca distanza dal mare che bagna la nostra regione.
“Pessoa, il poeta portoghese, sosteneva che ognuno di noi ha due vite, quella che ci sembra essere la vita reale e un’altra che appartiene ai nostri sogni, la vita che noi vogliamo veramente vivere e che, forse, è quella in definitiva più autentica. Anch’io sono convinto che la vita vera sia un sogno, anche se nessuno può certo contestare il fatto che io sia nato in Italia, a Rimini, il 15 giugno 1927”. Così raccontava Hugo Pratt, il celebre autore di fumetti, nato per caso in Romagna, poi cresciuto a Venezia, da cui partì giovanissimo per i suoi viaggi intorno al mondo.
Il suo personaggio più famoso si chiama Corto Maltese ed è lui il protagonista di cui raccontiamo la storia. L’occasione è la mostra che sta per aprire i battenti al Museo della storia di Bologna (4 novembre 2016 – 19 marzo 2017): un appuntamento che prelude al cinquantesimo anniversario della prima apparizione di Corto. Era il luglio del 1967. Mentre in Vietnam l’esercito americano sta moltiplicando le operazioni anticomuniste e in Europa cominciano a fermentare le rivolte studentesche, una rivista di fumetti edita a Genova, “Sgt. Kirk”, sembra andare controtempo e controcorrente. Pubblica la prima puntata di una storia di avventure ambientata negli anni Dieci, tra le isole dell’Oceano Pacifico. Si intitola Una ballata del mare salato. Testi e disegni sono di Hugo Pratt. E tra i personaggi c’è un fascinoso “gentiluomo di ventura”, destinato a far storia a sè.
Sua madre è una bellissima gitana di Siviglia, suo padre un marinaio giramondo della Cornovaglia. Nasce a Malta il 10 luglio del 1887, e di qui proviene metà del suo nome. L’altra metà si deve al gergo dei nomadi andalusi, che chiamano “corto” chiunque si dimostri particolarmente “svelto”, sia di mano che di testa. A proposito di mani: quando un’amica della madre si accorge che sul palmo del ragazzino manca la linea della fortuna, lui non si scompone e, tornato nella sua stanza, se la traccia a sangue vivo con una lama di rasoio. Capito che tipo?
L’infanzia trascorre tra Gibilterra e Cordoba. Tornato a Malta, studia nella scuola ebraica di La Valletta, dove il rabbino Ezra Toledano, tra una lettura della Torah e l’altra, gli trasmette la passione per le storie misteriose. Appena sedicenne, Corto si imbarca sul “Vanità Dorata”, il veliero a tre alberi su cui inizia il suo periplo del mondo. Fa scalo in Egitto, dove visita le piramidi di Giza. Poi tocca i porti di Aden, Karachi, Bombay, Rangoon, Singapore, Shanghai e Tien’Tsin.
Quando compare nella Ballata del mare salato, Corto è già adulto. Lo vediamo spuntare tra le onde, crocifisso con le corde sui legni di una zattera che traballa. Forse vittima di ammutinamento. Forse punito per ammutinamento (e questo è più probabile). Per le fattezze, i lineamenti del viso e il vestiario, Pratt si ispira al mitico Burt Lancaster di His Majesty O’Keefe, un film americano del ’54 che in Italia fu ribattezzato Il trono nero. Per il carattere del suo personaggio, invece, il narratore veneziano crea qualcosa di completamente inedito rispetto ai modelli in voga nei fumetti di quegli anni.
Corto Maltese sfugge alle etichette. Non è un eroe, non ha superpoteri, non è di destra, ma neanche di sinistra. Non è neanche integerrimo. Fa affari illegali, se la intende con gente poco raccomandabile, di lui si dice che “non ha patria ed è un uomo libero che sa molte cose… Ma non vuole prendersi responsabilità”. L’unico potere di cui dispone è l’ironia. Come si deduce anche dal suo abbigliamento, che mescola in maniera disinvolta l’uniforme marinaresca e i simboli dell’anarchia.
Romantico dentro, pragmatico fuori. I censori, i redentori, i devoti della carriera, gli assetati di profitto e i ragionieri dell’ambizione non lo possono sopportare, e lui li ricambia detestandoli. Lanciarsi in avventure pericolose, incontrare donne affascinanti, incrociare personaggi leggendari, è tutto ciò che conta. Ma in fondo anche questi non sono che pretesti per mettersi in viaggio e sfuggire alla noia. A guidare il marinaio, come il suo creatore, è la stessa curiosità per la pelle multicolore del mondo, per le storie e i simboli creati dagli uomini per rischiarare il nero della notte.
Dal ’67 a oggi il successo editoriale di Corto Maltese non si è mai arrestato. Riviste, volumi e poster hanno moltiplicato la sua presenza, trasformando in mito il personaggio, anche dopo la fine della sua storia. Le ultime notizie su di lui, infatti, risalgono alla guerra di Spagna, tra il 1936 e il 1939. Nessuno sa se sia morto o soltanto sparito dalla circolazione. Non lo sapeva nemmeno il suo autore, secondo cui, in ogni caso, un tipo del genere non sarebbe sopravvissuto a lungo in un mondo in cui tutto è elettronico, industrializzato, soggetto a consumo. Meglio andarsene alla chetichella, come fa il pirata Long John Silver nell’Isola del tesoro.
“Anche tu, un giorno, troverai la tua isola del tesoro” aveva detto il padre al piccolo Hugo, mettendogli tra le mani il capolavoro di Stevenson. E Pratt l’aveva trovata, quella sua isola, trascorrendo la vita in un mondo di fantasia. Il mondo di Corto Maltese. Un mondo che qualcuno, negli anni dell’impegno ideologico a tutti i costi, aveva condannato, reputandolo futile, puerile, lontano dai problemi quotidiani. Giudizi che l’arte di solito si attira, e che il fumettista veneziano liquidava così: “Quando oggi ripenso a coloro che mi accusavano di essere inutile, e a quello che invece giudicavano utile, non solo provo piacere a essere inutile, ma ne sento addirittura il desiderio”.