Quante volte entrando in un museo, aldilà del coglierne la bellezza strutturale, ancor prima di apprezzarne le collezioni, ci siamo chiesti, ma questo luogo che funzione assolveva, oppure, chi vi ha vissuto prima di accogliere opere e collezioni o ancora perché è diventato un museo.
La maggior parte dei musei, soprattutto in un paese come il nostro, così ricco di edifici, palazzi, e strutture che vengono denominati “contenitori storici”, ha una valenza precedente ben definita e la loro storia costituisce già di per se un approccio all’arte, alla vicende storiche delle grandi casate, delle aristocrazie che hanno governato e guidato le sorti politiche e culturali dell’Italia pre unitaria e che spesso hanno abitato ed erano i proprietari di questo patrimonio; segni emblematici del paesaggio urbano e rurale.
Come pure, una consistente parte dei beni dello stato pontificio, eminentemente conventi e monasteri, furono adibiti, dopo le espropriazioni di età napoleonica e post unità, ad altra destinazione d’uso. Tipologia altrettanto interessante, per le contaminazioni che propongono, sono quelle architetture legate al mondo rurale o alle industrie poi abbandonate, che spesso sono state recuperate garantendo così la memoria delle trasformazioni economiche e produttive del paese e divenendo interessanti sedi museali.
Proprio con la precisa finalità di guardare ad una serie di luoghi con differente attenzione, scoprendone la storia precedente, l’Istituto per i beni culturali ha ideato per il 7 e l’8 marzo 2015, un fine settimana per entrare in alcuni degli edifici che oggi, ospitano i musei dell’Emilia-Romagna. Un programma di visite, laboratori, incontri e narrazioni; per intrattenere adulti, ragazzi, bambini, famiglie e condurli alla riscoperta di veri e propri tesori d’ arte e storia. Oltre venti istituzioni, da Piacenza a Rimini, hanno aderito all’invito dell’IBC .
Le tipologie, lo dicevamo, sono differenti: dalle rocche e i castelli, sorti numerosi fra Medioevo e Rinascimento come presidi difensivi e dimore nobiliari, adibiti poi ad altri usi come è successo a Pianello Val Tidone, Fontanellato, San Martino in Rio, Formigine, Dozza. Ma atrettanto prestigiosi sono i palazzi cittadini, segni del lusso e del potere esercitato da grandi famiglie signorili come nel caso dei Farnese a Piacenza.
Ci sono poi i complessi monastici dove per secoli hanno vissuto operose comunità religiose che svolgevano importanti attività in campo librario e farmaceutico: è il caso dell’ Abbazia di San Colombano a Bobbio, ora Museo della città, del monastero di San Paolo a Parma sede della Pinacoteca Stuard o del convento di sant’Agostino a Verucchio dove si trova il Museo Civico Archeologico.
Importanti sono gli esempi di architettura rurale e industriale rappresentate, in questo percorso, rispettivamente dalla casa dei fratelli Cervi nel reggiano e dalla fornace Galotti a Bologna, complessi recuperati ed adibiti ad usi culturali e in questo modo sottratti ad un processo di distruzione certa dopo le radicali trasformazioni che nella seconda metà del Novecento hanno investito il lavoro nelle nostre campagne e in certi comparti produttivi.
L’offerta culturale è ricca e diversificata e comprende non solo visite guidate, alcune delle quali corredate da mostre fotografiche e documentarie e conferenze tenute dai conservatori delle collezioni o da esperti del settore, ma anche conversazioni con ex abitanti di case e palazzi storici, nonchè narrazioni interpretate da attori nelle vesti di personaggi storici noti e meno noti, e ancora dimostrazioni, laboratori pratici, interviste alla scoperta, ad esempio, del prezioso lavoro dei monaci amanuensi, dei maestri fornaciai o dei mugnai. Attività oggi spesso sconosciute ma che hanno contribuito a connotare alcune aree del nostro territorio, a conservare il nostro patrimonio culturale e a rendere forte l’economia di intere comunità.
Questo programma, che propone solo una parte di questi luoghi e delle loro storie, potrebbe essere lo spunto per documentarsi, anche per proprio conto sulle storie di tanti altri musei e per stimolare una nuova componente della nostra curiosità!
Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it