Un artista “totale”, poliedrico, anticipatore dei designer di oggi. Cari ascoltatori oggi ritorniamo alla Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo, nei pressi di Parma, per scoprire con più di 100 opere la magia di Fortunato Depero. Il suo è un universo gioioso, “coloratissimo e luminosissimo”. Futurista sui generis, nel 1915 firma con il maestro Giacomo Balla il manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”. “Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione”.
Con questo scritto il futurismo cambia rotta ed entra direttamente nella vita quotidiana delle persone con un’estetica a dir poco innovativa. E lo fa applicandosi alla pubblicità, all’arredamento, agli allestimenti teatrali, alla moda, all’architettura. Depero in particolare realizza le sue famosissime tarsie in panno, i collage, i mobili, i progetti pubblicitari che ritroviamo esposti in questa mostra, curata da Nicoletta Boschiero e Stefano Roffi, articolata in cinque sezioni che ripercorrono la vita dell’artista, dall’adesione al futurismo alla morte, a Rovereto, nel 1960. Proprio a Rovereto, nel 1919, finita la guerra, Depero realizza il suo grande sogno, quello di aprire insieme alla moglie, Rosetta Amadori, la “Casa d’arte futurista”, specializzata nel settore della grafica pubblicitaria, dell’arredo e delle arti applicate, in particolare negli arazzi. Non è un caso che nel 1923 Depero prende parte alla prima Biennale d’arti decorative di Monza e nel 1928, visti i successi ottenuti, si trasferisce con Rosetta a New York per aprire la “Depero’s Futurist House”, una sorta di filiale americana della casa d’arte di Rovereto che Depero guiderà fino al 1930.
Tante le collaborazioni importanti: per il teatro, ad esempio, già dal 1916 quando l’impresario dei celebri “balletti russi” Sergei Diaghilev commissiona a Depero scene e costumi per “Il canto dell’usignolo” su musiche di Stravinsky, che in realtà non superarono la fase progettuale; e poi i “Balli Plastici”, con in scena automi dai movimenti meccanici, e marionette tra infanzia, sogno e magia. Depero è anche stilista. Suoi i celebri panciotti futuristi, ideati tra il 1923 e il 1924, e ostentati dallo stesso Marinetti e altri militanti del movimento in alcune celebri fotografie. E poi la pubblicità. Depero nel 1931 scrive un “Manifesto dell’arte pubblicitaria” e qui ricordiamo la storica collaborazione con la ditta “Campari” per la quale disegnò decine e decine di campagne pubblicitarie e l’inconfondibile bottiglietta conica del Campari Soda. Realizza anche le copertine di riviste come Vanity Fair, Vogue e New Yorker.
Depero dedica gli ultimi anni alla realizzazione a Rovereto di quello che può essere definito il primo museo futurista. Sarà inaugurato nel 1959, pochi mesi prima della sua morte. Dopo un lungo intervento di restauro la Casa Depero ha riaperto al pubblico nel 2009 ed è parte del Mart- Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. E proprio grazie alla collaborazione tra il Mart e la Fondazione Magnani-Rocca abbiamo la possibilità di innamorarci di Depero e del suo mondo nella nostra regione, fino al 2 luglio. Tutte le informazioni sul sito www.magnanirocca.it
Un saluto da Carlo Tovoli!