Stefano Pasquini e Paola Berselli, attori e contadini, vivono alle Ariette, un podere nel cuore della Valsamoggia, sulle colline a sud-ovest di Bologna, dove hanno creato un vero e proprio “teatro in mezzo ai campi”. I loro spettacoli nascono spesso dal diario in cui raccontano il mondo attraverso le azioni e i sentimenti della vita quotidiana, e si concludono condividendo con gli spettatori gli alimenti prodotti con il loro grano. Vi proponiamo in anteprima, dalla loro stessa voce, un brano del libro in cui, durante la pandemia, hanno deciso di raccogliere i diari scritti nel corso degli anni.
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Spesso, mentre siamo in giro a fare teatro, penso alla campagna e mentre lavoro in mezzo ai campi penso al teatro. Il teatro è il nostro mestiere, è col teatro che ci guadagniamo da vivere, è il teatro che ci dà da mangiare. Sembra una frase paradossale detta da noi che mangiamo il grano, la frutta e la verdura che coltiviamo, ma è così, perché è col teatro che guadagniamo i soldi. E parlare di soldi non è facile. Cosa sono i soldi? Servono davvero? Servirebbero se ci trovassimo su un’isola deserta? Meglio non dimenticare che per dire “i soldi” spesso si dice “il grano”.
Le Ariette, 24 agosto
Oggi abbiamo raccolto i pomodori. Domani facciamo la conserva. Si dice così, in Emilia: “fare la conserva”. Quest’anno sono bellissimi, rossi e carnosi. Era tanti anni che non venivano così. È stato caldo, ma ha anche piovuto e Pasqui ha fatto i trattamenti con il rame nel momento giusto. È un piacere raccoglierli, sono così grandi che bastano cinque minuti per riempire un secchio. In mezz’ora riempiamo cinque cassette, più di un quintale.
Raccogliamo insieme sulla stessa fila, uno da una parte e uno dall’altra e intanto parliamo di tutto quello che ci viene in mente. È una giornata calma, c’è silenzio.
I pomodori, i nostri pomodori, sono bellissimi!
25 agosto
Abbiamo imparato dalla Terri, la mia mamma, a fare la conserva. Per tanti anni l’abbiamo fatta insieme a lei e Tomaso, mio babbo. Loro adesso non ci sono più, ma noi continuiamo a coltivare i pomodori, a raccoglierli e a fare la conserva. Ogni volta con Pasqui ci guardiamo, pensiamo a loro e diciamo: “Quest’anno la Terri sarebbe orgogliosa di noi!”.
Fare la conserva era una delle cose che le piaceva di più, che la faceva felice.
Mi rendo conto, questa frase è fuori dal mondo: come si fa oggi a essere felici per della conserva di pomodoro?
Non so, forse è questa l’eternità: un gesto ripetuto da persone diverse, in tempi diversi, fare quello che faceva tua madre, fare quello che faceva tua nonna. Forse l’eternità è essere contenti di niente, è perdersi nella gioia dell’attimo presente, è stare con Pasqui a fare la conserva, vicino al pentolone e al fuoco di legna, sudati, nel caldo dell’estate, qui alle Ariette.
26 agosto
Sono le dieci di sera, siamo appena tornati da Ravenna dopo le prove dello spettacolo “Pane e petrolio”. Dopo il caldo afoso dell’autostrada, 29 gradi, qui sembra un paradiso, 22 gradi.
Il cielo è pieno di stelle, non ci sono luci artificiali, tranne la lampadina della nostra cucina e la piccola luce davanti alla porta di casa. Gli animali ci aspettano.
Un gattino nato da qualche settimana piange, si è perduto ed è finito nella stalla delle pony. Lo prendo e lo riporto al sicuro sul fienile. Tea, la nostra cagnolina, si avvicina, è sempre fortemente attratta da tutti i cuccioli. La nostra gallina preferita, quella che fa l’attrice in “Attorno a un tavolo”, sta appollaiata sulla porta della stalla. Il suo pulcino dorme tra le sue piume a due metri di altezza. Come avrà fatto ad andare fin lassù?
I nostri gatti sono sempre affamati. Sono quindici. Tutto quello che rimane va ai gatti. Loro mangiano tutto, compreso il pane. In questi anni mi sono resa conto che il pane piace moltissimo agli animali. Tutti lo mangiano e ne vanno pazzi, pecore, capre, pony, gatti, cani, galline… Tutti gli amici che hanno pane secco ce lo danno, e spesso Pasqui lo mangia insieme agli animali.
Vado sul fienile e vedo le Ariette dall’alto: i noci, la casa, il pollaio, il bosco di fronte… è tutto bellissimo. Qui non puoi avere paura della notte, del bosco, degli animali. In mezzo alla natura non provo paura. Sento che devo fare attenzione a quello che ho intorno, ma non ho paura.
Un giorno incontrerò il lupo.
28 agosto
Ho davanti mentre scrivo due fiori di cosmea che Pasqui mi ha portato stamattina, uno bianco e uno rosa chiaro. Ogni mattina me ne porta a casa due o tre. Dopo avere pulito la stalla delle cavalline porta la carriola di letame nella concimaia, la scarica, fa ancora qualche metro fino all’orto, sceglie i due fiori, li stacca e me li porta.
Le due cosmee sono il nostro amore, unico, misterioso, incomprensibile a volte anche a noi stessi, indistruttibile ed eterno.
Oggi abbiamo le prove di “Pane e petrolio” a Ravenna, alle ore quattordici e trenta. Così all’improvviso decidiamo di fare un colpo di vita, di prendere la mattinata per noi e andare al mare.
Arriviamo a Porto Corsini verso mezzogiorno. Andiamo in spiaggia.
All’inizio siamo un po’ impacciati, così bianchi, Pasqui con il cappello da contadino, e io, un po’ magra, con un costume rosso improbabile… Ma poi andiamo a fare il bagno ed è bellissimo. L’acqua è calda, Pasqui mi insegna a mettere la testa sott’acqua. Io sono nata in campagna e da vera contadina non so nuotare. Nessuno mi ha mai insegnato, nessuno mi ha mai portato al mare da piccola. Ma adesso voglio imparare. Pasqui ama nuotare e io voglio nuotare con lui.
L’acqua è il segreto, l’origine della vita. Quando recidi un fiore e lo porti in casa lo devi mettere in un vaso con dell’acqua, subito. Se non metti l’acqua il fiore appassisce e muore.
Siamo fatti di acqua anche noi, come il mare, le piante, i fiori, le galline, i cavalli e i cani. Tutti fratelli su questo pianeta che è il nostro paradiso e la nostra prigione. E noi, come tutti i prigionieri, chiediamo soltanto pane e acqua.
1 settembre 2019
È una domenica bellissima, ieri abbiamo raccolto un altro quintale di pomodori e oggi rifacciamo la conserva.
Sono così belle le mattine tranquille, quando il pensiero non corre troppo avanti a quello che c’è da fare durante la giornata.
Ora sto sistemando la camera da letto e chiamo Pasqui dalla finestra. Lui è in cortile, sta attizzando il fuoco sotto il pentolone dove facciamo bollire i pomodori. Si gira, mi guarda. Sorridiamo, diciamo qualcosa. Penso che abbiamo sessant’anni, ma non mi sembra vero, mi sembra che ne abbiamo ancora trenta, che siamo appena arrivati alle Ariette, che la Terri e Tomaso, i miei genitori, sono qui con noi, che tutto è nuovo, ancora da scoprire, da vivere, da imparare.
Forse è questa la magia segreta dell’estate, l’inganno di questa stagione: nella sua luce tutto sembra eterno, infinito, tutto è al presente, senza la speranza di un domani, senza la nostalgia di ieri. L’estate trasforma tutto, tutta la vita, nel qui e ora dell’attimo presente.
Io e Pasqui vivi, al di là del tempo, innamorati.
14 settembre
Il tempo sta cambiando, le giornate si accorciano, l’erba non cresce più.
Oggi c’è un grande silenzio, pioviggina.
Andiamo nei campi per raccogliere gli ultimi frutti di questa stagione.
Il grano del trentennale, quel campetto di duecento metri quadrati che abbiamo seminato e deciso di raccogliere e battere a mano, adesso è nel fienile, compresso in dodici ballini.
Circa due metri cubi di paglia e spighe che occupano una superficie di due metri quadrati.
Senza una macchina non siamo ancora stati capaci di rubare i chicchi alle spighe e così i chicchi sono ancora là, dentro i ballini, che aspettano.
Eppure sarebbe così semplice, basterebbe prendere un ballino, tagliare le corde, aprirlo, sedersi e cominciare a staccare ogni spiga dallo stelo di paglia, e poi sfregarla tra le mani messe in forma di preghiera, sfregarla tra le mani giunte con un piccolo movimento rotatorio. Allora i chicchi escono dalla spiga.
Dopo basta aprire le mani a conca, come per andare a bere alla fontana, avvicinare la bocca alle mani e soffiare, delicatamente. La pula si separa dal grano, vola via e nelle mani restano dieci-dodici chicchi. Sono belli, sembrano una cosa viva, sono una cosa viva.
15 settembre
Stasera sarà luna piena. La luna continua ad accompagnarmi. Stanotte è ritornata, mi sorride e mi guarda. Prima o poi sarò con lei, l’avevo promesso.
Non devo mai perderla, è poco il tempo che ho a disposizione per vederla. Sono così pochi gli anni della nostra vita.
Avrò la forza di vivere un’altra estate? Avrò la forza di seminare ancora il grano? di raccoglierlo e trasformarlo in farina?
Forse un giorno faremo uno spettacolo in mezzo a un campo di grano, una spiga per ognuno, un mazzo di spighe per ognuno, un chilo di grano per ognuno, un chilo di farina per ognuno.
E poi ci sdraieremo tutti ad ascoltare la terra, ripercorrendo la nostra piccola vita, i nostri sogni, i nostri desideri e la gioia sarà tanta che ci addormenteremo.
Sorgerà la luna, sì perché ci sarà la luna, e arriveranno gli animali a proteggerci, a leccare la nostra pelle, a farci caldo.
Il sole poi sorgerà e ci troverà nuovi, diversi, pronti per un altro giorno, eterno, come sono tutti i giorni della nostra vita.
9 ottobre
Siamo a Matera già da tre giorni. Il diario è finito.
È una mattina di sole, fa pensare ancora all’estate. Decidiamo di portare Maurizio [Maurizio Ferraresi], il nostro insostituibile compagno di avventure, a vedere il campo. Lui non l’ha mai visto.
Arrivati al chilometro 2 della Strada provinciale 271 di Cassano, accostiamo il furgone e scendiamo.
Il campo è lavorato, quasi pronto per un’altra semina, la terra è bella, scura.
Una distesa di terra, ma in un angolo si staglia una sagoma verde, un mazzo di spighe già alte, verdi, turgide, come se fosse l’inizio di giugno, come se fosse tornata l’estate, come se un anno fosse passato.
[fine]
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La prima parte dei “Diari della vita di prima” è pubblicata nella puntata dell’11 febbraio 2021. Per saperne di più sul Teatro delle Ariette, si può ascoltare l’intervista di Piera Raimondi Cominesi a Paola Berselli e Stefano Pasquini
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Musiche
Ella Fitzgerald & Louis Armstrong – “Summertime”
Eddie Vedder – “Tuolumne”
Eddie Vedder – “Hard Sun”
18 Febbraio 2021
| Racconti d'autore
Diari della vita di prima
Testo inedito di Paola Berselli e Stefano Pasquini (Teatro delle Ariette) / seconda puntata
Vittorio Ferorelli e Rita Giannini