24 gennaio 2012
A Gerusalemme, all’inizio del Bosco dei Giusti, c’è un grande carrubo dedicato a un albergatore di Bellaria, Ezio Giorgetti, il primo in Italia ad aver ricevuto questo onore. Più avanti nel parco, si incontra l’albero in memoria del maresciallo dei carabinieri Osman Carugno.
Giorgetti e Carugno sono dunque i protagonisti di questa nostra puntata: protagonisti luminosi, potenti fari nella notte buia della guerra, cui devono la vita 38 ebrei, quasi tutti evasi dal campo di internamento di Asolo subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e arrivati a Bellaria, poco a nord di Rimini, il giorno 13.
Le vicende di quei terribili giorni, che ebbero come scenario una Romagna dove la Resistenza armata coinvolgeva un numero crescente di forze di varia estrazione, dai comunisti ai cattolici ai liberali, che si contrapponevano ai nazifascisti, sono raccontate da Emilio Drudi in un libro fresco di stampa, “Un cammino lungo un anno. Gli ebrei salvati dal primo italiano ‘Giusto tra le Nazioni’”, pubblicato con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna e con la partecipazione della Provincia di Rimini.
I 38 ebrei fuggiti da Asolo provenivano dalla Jugoslavia, non parlavano quasi l’italiano e non potevano nemmeno mascherarsi da italiani. Non avrebbero avuto scampo se Giorgetti e Carugno non li avessero nascosti, dapprima a Bellaria e poi a Pugliano nel Montefeltro, mettendo in pericolo la propria vita, poiché la morte era l’esito certo per chi cercava di aiutare gli ebrei a sottrarsi ai lager.
In questa vicenda che si dipana fra la costa riminese e l’Appennino, pur così drammatica, ci sono anche elementi di leggerezza tratteggiati con maestria da Drudi, che è stato caporedattore del “Messaggero” di Roma ma è originario di Bellaria, dove è tornato da cronista per le ricerche necessarie alla realizzazione del libro. L’autore ci parla, ad esempio, della lettera con cui la contessa Clara di Asolo, personaggio felliniano, raccomandava all’albergatore Giorgetti gli ebrei in fuga, o del giovane ebreo che, non potendone più di restare nascosto giorno e notte, un pomeriggio se ne va a ballare al Circolo Bagnanti di Bellaria, per fortuna senza essere notato, ma mettendo a rischio la propria vita e quella dell’intero gruppo.
La Shoah, il male assoluto, non avrebbe potuto esistere senza i malvagi ma, ancor di più, senza la passiva condiscendenza delle persone “normali”, alle quali appartenevano anche Giorgetti e Carugno che, però, scelsero di non restare indifferenti, per non diventare complici dell’infamia. Giorgetti non era nemmeno antifascista e Carugno era un semplice servitore dello Stato: entrambi rischiarono la fucilazione per mettere in salvo persone che neppure conoscevano.
Ezio Giorgetti è il primo italiano ad essere stato insignito del titolo di “Giusto tra le Nazioni” da parte dello Yad Vashem, il 16 giugno 1964, per la rete di complicità costruita con il maresciallo Carugno giorno per giorno, al fine di nascondere i 38 ebrei per 377 lunghi giorni, fino all’arrivo a Pugliano della prima pattuglia di soldati inglesi e partigiani italiani, il 24 settembre 1944.
L’arrivo dei liberatori in paese fu una grande festa. I contadini e gli ebrei si rubavano i soldati facendo a gara nell’abbracciarli, offrendo vino, latte, uova e polli.
Un lieto fine come questo, nello sfacelo della guerra, vale una vita intera, soprattutto di coloro che l’hanno sognato e cercato a sprezzo della propria vita.
La storia di Ezio Giorgetti su Vista da vicino, la Regione dalla Tv al Web
Un cammino lungo un anno nella rubrica Racconti d’autore
prima puntata
seconda puntata