7 maggio 2013
Dalla copertina del libro Giulietta Masina. Donna e attrice, a cura di Tiziana Contri, edito dal Rotary Club di San Giorgio di Piano, Giulia, fu Fellini a darle il diminutivo, sembra guardare con un sorriso un po’ sognante. Elegante, ma poco diva nel suo abito da sera, i grandi occhi pieni di una malinconica vivacità.
Colpisce in questa immagine, come in molte di quelle che compongono il libro e la raccontano, anche la sua bellezza diversa dai canoni del tempo: donne prorompenti dall’aria seduttiva con le quali era chiamata a confrontarsi.
Il libro si apre con un’intervista da lei rilasciata ad Enzo Biagi per la Rai nel maggio del 1992 della quale potrete ascoltare alcuni stralci dell’intervista nei “Racconti d’autore”, e privilegia attraverso ricordi di familiari e di amici, le sue radici emiliane.
E’ nata, il 22 febbraio del 1921, e ha vissuto i primi anni della sua vita con altre due sorelle e un fratello a San Giorgio di Piano, di cui il volume propone delle belle foto in bianco e nero realizzate da Andrea Samaritani. Queste mettono a confronto il paesaggio attuale di San Giorgio e della campagna circostante con quello degli anni quaranta e cinquanta, in cui si inscrive la presenza di Giulietta. Mamma maestra, papà violinista poi divenuto cassiere alla Montecatini, fu mandata presto a studiare a Roma presso le Orsoline.
Si laureò in lettere classiche e aveva cominciato a lavorare per il gruppo teatrale universitario e per la radio, dove conobbe un giovane, brillante riminese che scriveva testi e vignette per un giornale satirico e si occupava anche di trasmissioni radio, in particolare realizzava gli sketch di Cico e Pallina (interpretata da Giulietta). E’ stata anticonvenzionale, sebbene avesse radici borghesi, e si è calata in figure indimenticabili, ma spesso insolite. Il suo talento naturale, coniugato alla creatività di Fellini, propose un’immagine nuova anche sul piano della recitazione. Il Maestro le regalò personaggi da fiaba o da fumetto, immersi nelle più diverse ed estreme situazioni reali, la scaraventò nel suo universo onirico sulla femminilità. Ne fece un’attrice internazionale dal viso struccato che poteva divenire maschera, capelli corti e tacchi bassi.
Il resto potremmo dire è storia nota, fatta di Oscar, nastri d’argento, Festival. Ma anche di dolori privati, come la perdita in fasce dell’unico figlio. Sono tanti i risvolti e le pieghe di un sodalizio straordinario, lungo, ma complesso come fu quello con Federico Fellini. Ma l’immaginario collettivo e la mitologia che accompagna le persone celebri, pretende di appiattire le sfumature e i nodi delle vicende umane. Giulietta non è solo Fellini, anche se si sono regalati a vicenda storie e personaggi che dipendono dal loro incontro. Lei ebbe sempre l’autonomia e la volontà di esprimersi con altri registi in altri contesti. Portava in sé una capacità d’interpretazione moderna, lontana da molti stereotipi, grazie anche alla sua formazione culturale, ad una personale curiosità. Pensiamo anche al suo impegno come ambasciatrice dell’UNICEF.
Tornando a questo piacevole volume, Giulietta Masina ricorda con grande entusiasmo i suoi ritorni a casa, il rapporto con il paesaggio della bassa e la sua gente, molto forte il legame con i fratelli e i nipoti. E in queste pagine sono soprattutto i brevi ritratti che ne danno parenti e amici- tra questi ce ne sono diversi che non appartengono al mondo del cinema -, a restituire le inflessioni più autentiche della sua ricca personalità.
Il treno da Roma si fermava a Bologna dove era mio padre che mi veniva a prendere…Quando si ripartiva verso Ferrara, io aprivo presto il finestrino per sentire l’odore dei maceri. Erano enormi piscine, nella campagna, dove i contadini mettevano le fascine di canapa a marcire, per farne poi la tela: quell’odore cominciava a prepararmi all’odore più dolce di casa mia. Sono sue parole e riusciamo ad immaginare quel suo sguardo incantato e colmo di candore, lo stesso di alcuni suoi personaggi indimenticabili.