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29 Novembre 2011 | Archivio / Protagonisti

Giuseppe Verdi

Il Risorgimento nell’epistolario del grande musicista

A cura di Claudio Bacilieri e Paola Fedriga. Lettura di Fulvio Redeghieri

29 novembre 2011

Cari ascoltatori, oggi vi leggiamo alcune lettere del Verdi patriota, sempre nell’ambito delle puntate dedicate ai protagonisti del Risorgimento emiliano-romagnoli. L’epistolario del grande musicista ci illumina sulla sua adesione totale agli ideali del movimento risorgimentale italiano.

Lettera di Giuseppe Verdi  a Francesco Maria Piave del 21 aprile 1848  sulle Cinque giornate di Milano

“Figurati se io voleva restare a Parigi, sentendo una rivoluzione a Milano. Sono di là partito immediatamente sentita la notizia, ma io non ho potuto vedere che queste stupende barricate.  Onore a questi prodi! Onore a tutta l’Italia che in questo momento è veramente grande! L’ora è suonata, siine pur persuaso, della sua liberazione. E’ il popolo che lo vuole: e quando il popolo vuole non avvi potere assoluto che lo possa resistere.
Potranno fare, potranno brigare finché vorranno quelli che  vogliono essere a viva forza necessari ma non riusciranno a defraudare i diritti del popolo. Sì si ancora pochi anni forse pochi mesi e l’Italia sarà libera, una, repubblicana. Cosa dovrebbe essere?
Tu mi parli di musica!! Cosa ti passa in capo?…Tu credi che io voglia ora occuparmi di note, di suoni? … Non c’è né ci deve essere che una musica grata alli orecchi delli Italiani del 1848. La musica del cannone!…Bravo mio Piave, bravi tutti veneziani bandite ogni idea municipale doniamoci tutti una mano fraterna e l’Italia diventerà ancora la prima nazione del mondo”.

Lettera di Giuseppe Verdi a Vincenzo Luccardi dopo la caduta della Repubblica Romana

“Parigi, 14 luglio 1849. Caro Luccardi, da tre giorni attendo impazientemente tue lettere. Tu puoi ben immaginare che la catastrofe di Roma m’ha messo in gravi pensieri, e tu hai avuto torto non scrivermi subito. Non parliamo di Roma!!..a che gioverebbe! La forza ancora regge il mondo! La giustizia?… a che serve contro le baionette!! Noi non possiamo che piangere le nostre disgrazie, e maledire gli autori di tante sventure. Parlami dunque di te; dimmi delle tue vicende. Cosa fai ora? Dimmi infine tutto quello che i nostri novelli padroni ti permettono di dire. Dimmi anche de’ miei amici. Scrivimi subito subito, non tardare un minuto, perché io ho l’inferno in corpo.”

Lettera di Giuseppe Verdi  alla contessa Clara Maffei, scritta il giorno prima della battaglia di  Solferino  e San Martino.

“Busseto, 23 giugno 1859. Cara Clarina, son dieci o dodici giorni che voleva scrivervi, ma dopoché quelli Illustrissimi (ndr: gli Austriaci) hanno fatto saltare i forti di Piacenza  sono successe e succedono, anche in questo guscio, tante cose, tanti allarmi, tante notizie e vere e false, che non si ha mai un’ora di calma. – Finalmente se ne sono andati! O almeno si sono allontanati, e voglia la nostra buona stella allontanarli di più in più, finché cacciati oltr’Alpi vadino a godersi i loro clima, il loro cielo che auguro bello limpido splendente anche più del nostro. – Quanti prodigi in pochi giorni! Non par vero. E chi avrebbe creduto tanta generosità nei nostri alleati? Per me confesso, e dico: mea grandissima culpa, che io non credeva alla venuta dei Francesi in Italia, e che in ogni caso non avrebbero  sparso, senza idea di conquista, il loro sangue per noi. Sul primo punto mi sono ingannato; spero e desidero ingannarmi sul secondo, chè Napoleone non smentirà il proclama di Milano. Allora lo adorerò come ho adorato  Vasington e più ancora, e, benedicendo la grande nazione, sopporterò volentieri tutta la loro blague, l’insolente politesse e lo sprezzo che hanno per tutto ciò che non è francese(…)”

Lettera di Giuseppe Verdi al Podestà di Busseto

“S.Agata, 5 settembre 1859 – Ill.mo Sig. Podestà, l’onore che i miei Concittadini vollero conferirmi nominandomi loro Rappresentante all’Assemblea delle Provincie Parmensi mi lusinga, e mi rende gratissimo. Se i miei scarsi talenti, i miei studi, l’arte che professo mi rendono poco atto a questa sorta d’Uffizi, valga almeno il grande amore che ho portato e porto a questa nostra nobile ed infelice Italia. Inutile dire che io proclamerò in nome dei miei Concittadini e mio: La caduta della Dinastia Borbonica, L’annessione al Piemonte, La Dittatura dell’Illustre italiano Luigi Carlo Farini. Nell’annessione al Piemonte stà la futura grandezza e rigenerazione della Patria Comune. Chi sente scorrere nelle proprie vene sangue italiano deve volerla fortemente, costantemente (…)”.  

 Lettera di Giuseppe Verdi ad Angelo Mariani su Garibaldi

“S.Agata, 27 maggio 1860 – Caro Mariani, (…) evviva dunque Garibaldi. Per Dio è un uomo veramente da inginnochiarsi davanti! Fin che resti a Genova dammi frequenti notizie delle cose di Sicilia che m’interessano assai. E perché questo scrivere non ti sia di molto peso alla sera prima di coricarti scrivi su un pezzettino di carta le notizie che saprai, getta la lettera in buca ed amen (…)”.

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