14 settembre 2012
Valerio Zurlini, il grande regista emiliano de “La ragazza con la valigia” e del “Deserto dei tartari”, Leone d’Oro a Venezia nel 1962 con “Cronaca familiare”, tratto dal romanzo di Vasco Pratolini, rivive nel documentario “Gli anni delle immagini perdute” di Adolfo Conti.
Il film documentario, presentato nella sezione Venezia Classici della 69ma Mostra, è prodotto da Doc Art in collaborazione con Rai Cinema, Rai Teche, Titanus, Istituto Luce-Cinecittà e Regione Emilia-Romagna.
Scomparso nell’ottobre 1982, Zurlini sapeva di essere malato e aveva dedicato gli ultimi mesi di vita alla scrittura del proprio testamento spirituale, un bilancio esistenziale in cui il regista denuncia le “immagini perdute”, i tanti film che scrisse e preparò senza riuscire a portarli a compimento.
Grande regista, autore di film culto come “La prima notte di quiete”, Zurlini era un uomo di vasti e profondi interessi e di grande cultura, un protagonista appartato e aristocratico che piuttosto di fare un film commerciale sceglie di non fare nulla.
Poco prima di morire quindi e poche settimane dopo aver partecipato come giurato alla 50a Mostra del Cinema di Venezia, Zurlini consegna alla Libreria Antiquaria Prandi di Reggio Emilia, le pagine di un volume che verrà pubblicato nel 1983 in un numero limitato di copie. S’intitola “Gli anni delle immagini perdute” e raccoglie le pagine di un diario scritte dal novembre 1981 al maggio 1982 e, soprattutto, tre sceneggiature di film mai realizzati.
Il documentario di Conti trae ispirazione da quelle pagine e ne ripercorre la struttura, torna nei luoghi in cui Zurlini amava ritirarsi, una Venezia segreta filmata sotto la neve, Riccione d’inverno, il Duomo di Parma e raccoglie le testimonianze di amici e collaboratori, Jacques Perrain Weiss, il suo assistente alla regia, Claudia Cardinale, Giorgio Albertazzi, per citarne solo alcuni.
Ma sopratutto ripropone il repertorio di interviste e conversazioni del regista, nel tentativo di capire le cause di questo forzato “silenzio” produttivo, che nella storia del cinema italiano ha accomunato le vicende di molti grandi registi, De Santis, Fellini Antonioni, negli ultimi anni delle loro esistenze.
Nel documentario come nel libro, il nodo focale sono proprio le ‘immagini perdute’ del titolo, ovvero i film che l’autore non riuscì mai a realizzare, e in particolare “La zattera della Medusa”, ispirato a incontri che Zurlini fece in giovinezza, “Verso Damasco”, tratto da “L’inchiesta”, un racconto di Flaiano e Suso Cecchi d’Amico su un magistrato romano inviato in Galilea a qualche anno di distanza dalla crocifissione di Cristo per indagare sulle ragioni della sua scomparsa e “Sole Nero”.
Abbiamo incontrato a Venezia Adolfo Conti che ci ha raccontato la genesi di questo suo lavoro.
Intervista Adolfo Conti