27 ottobre 2009
Questa è la storia di Italina Raffaeli e Mario Angelini, tutti e due originari della provincia di Forlì. Italina era di Meldola e Mario di Forlimpopoli. Come tanti emigrati, i miei nonni hanno lasciato la loro terra e i loro affetti dopo la prima guerra mondiale quando la situazione in Italia era davvero difficile.
Mio nonno aveva tra l’altro partecipato già alla guerra italo-turca nel 1911 e successivamente anche alle battaglie della Grande Guerra del 1915-18. I due sposati da poco e con scarse prospettive per il futuro decisero così di emigrare in America con la figlia Idiana di quattro anni. Si imbarcarono nel 1925 a Genova sulla nave Principe Udine. Si stabilirono così a San Francisco, nella provincia di Córdoba, in Argentina.
Mio nonno Mario trovò lavoro come operaio in una fabbrica di scarpe e si mise presto in proprio come calzolaio. Precedentemente aveva anche lavorato come operaio nella più grande fabbrica di pasta alimentare del Sudamerica dove erano impiegate 400 persone. Il proprietario era un bolognese, Ricardo Tampieri. I miei nonni mi raccontavano che per le feste di Natale, la fabbrica riempiva grandi scatole con tutte le varietà di pasta, che venivano poi inviate in Italia, su speciale richiesta degli italiani residenti qui per gli amici e i parenti che si trovavano in difficoltà in Italia. Mia nonna invece aveva avviato un’attività come sarta assieme a suo fratello che era arrivato in Argentina un anno prima.
Nel 1930 nacque la loro seconda figlia, mia mamma Esther. Quando lei compì tre anni, i miei nonni, spinti dalla nostalgia dell’Italia, decisero di ritornare. Ma un anno più tardi, siccome in Italia la situazione continuava ad essere difficile, salparono nuovamente per l’Argentina, questa volta definitivamente. Decisero che quella sarebbe stata la loro terra, un paese pacifico, che col tempo, dopo anni di duro lavoro di entrambi, gli avrebbe dato la possibilità di costruirsi un futuro prospero. Alla fine della seconda guerra mondiale i miei nonni accolsero nella propria casa anche altri parenti che venivano dall’Italia in cerca di una speranza.
I miei nonni sono stati molto riconoscenti verso la terra che li ha accolti, ma nel loro cuore è sempre stata forte la nostalgia per tutto quello che hanno lasciato al di là dell’oceano, un sentimento che li ha accompagnati fino alla fine della loro vita.
Questo loro legame forte verso l’Italia e soprattutto la Romagna è una cosa che ho sempre percepito, e che è cresciuta nel tempo anche dentro di me. Attraverso l’associazione degli emiliano-romagnoli di Còrdoba, sono riuscita a realizzare il desiderio di riavvicinarmi all’Italia, con la possibilità di venire anche in Emilia-Romagna, fare dei corsi di perfezionamento grazie alla Regione, trovare le mie radici e riscoprire questo “sentire” che mi hanno trasmesso i miei nonni romagnoli.
Gabriela Casco Angelini
Córdoba – Argentina